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Israele-Gaza, trattative per una tregua. “Hamas ha perso il controllo del nord”.

Netanyahu: "Nessun cessate il fuoco senza rilascio ostaggi". Sul tavolo l'ipotesi di uno scambio dei rapiti con alcuni detenuti palestinesi.

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Trattative sempre più serrate per una tregua umanitaria a Gaza. A portare avanti in prima fila la mediazione sarebbe l’Egitto puntando su uno scambio che prevede il rilascio di ostaggi israeliani in cambio di detenuti palestinesi. Secondo quanto riporta una fotne al corrente dei colloqui, citata dalla Bbc, sul tavolo ci sarebbe il rilascio di 12 ostaggi nelle mani di Hamas, la metà dei quali americani, in cambio di una pausa umanitaria di tre giorni. La pausa, evidenzia la fonte, consentirebbe a Hamas di rilasciare gli ostaggi e all’Egitto di fornire aiuti umanitari sia al sud che al nord di Gaza. Il nodo riguarda la durata della pausa e la situazione nel nord, dove si registrano intensi combattimenti.

Netanyahu: “Nessun cessate il fuoco senza rilascio ostaggi”

Non ci sarà alcun cessate il fuoco senza il rilascio dei nostri ostaggi” lo ha dichiarato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, secondo quanto riportano i media locali.

Hamas ha perso il controllo del nord di Gaza

Intanto Hamas ha perso il controllo del nord di Gaza mentre migliaia di abitanti dell’enclave si sono spostati verso sud, ha annunciato il portavoce dell’esercito israeliano, il contrammiraglio Daniel Hagari, in una dichiarazione televisiva. “Abbiamo visto 50mila abitanti di Gaza spostarsi dal nord della Striscia di Gaza al sud. Si stanno muovendo perché capiscono che Hamas ha perso il controllo nel nord – ha affermato – Hamas ha perso il controllo e continua a perdere il controllo nel nord”.

Terroristi Hamas interrogati: “Leader si nascondono in ospedale al-Shifa”

“La maggior parte degli alti dirigenti politici e militari di Hamas si nasconde negli ospedali, soprattutto nell’ospedale Al-Shifa”. E’ quanto avrebbe rivelato uno dei terroristi catturati dalle forze israeliane nel corso degli interrogatori, alcuni estratti dei quali sono stati pubblicati dalle Idf e dallo Shin Bet. Da questi emergerebbe che Hamas utilizza ambulanze, ospedali, moschee e scuole per attività terroristiche.

Inoltre, è stata pubblicata una registrazione di un residente di Gaza con un operativo di Hamas nella Striscia, in cui afferma di poter partire “con qualsiasi ambulanza io voglia” da Gaza. Uno dei terroristi interrogati avrebbe dichiarato che il braccio militare di Hamas ha le proprie ambulanze e che il loro aspetto è “simile alle ambulanze civili per evitare di destare sospetti o di essere presi di mira da Israele”. Secondo un altro terrorista, durante gli scontri le ambulanze vengono utilizzate per evacuare combattenti e terroristi.

Hamas: “Vogliamo stato di guerra permanente con Israele”

Hamas vuole ”uno stato di guerra permanente con Israele su tutti i confini” e spera che ”l’intero mondo arabo sia al nostro fianco”. Lo ha detto Taher El-Nounou, consigliere per i media di Hamas, al New York Times. Anche Khalil al-Hayya, esponente della dirigenza di Hamas, si è detto sulla stessa linea affermando che è necessario ‘‘cambiare l’intera equazione e non solo avere uno scontro” con Israele. Dopo il massacro del 7 ottobre, ha detto al New York Times da Doha, Hamas è ”riuscito a rimettere sul tavolo la questione palestinese e ora nessuno è più tranquillo nella regione”. Parlando della rappresaglia israeliana sulla Striscia di Gaza, al-Hayya ha detto che ”si sapeva che la reazione a questo grande atto sarebbe stata grande”. Ma, ha aggiunto, ‘‘dovevamo far vedere alla gente che la causa palestinese non sarebbe morta”.

Nella tarda serata di mercoledì Hamas ha perso il controllo del nord di Gaza, mentre migliaia di abitanti dell’enclave si sono spostati verso sud. “Abbiamo visto 50mila abitanti di Gaza spostarsi dal nord della Striscia di Gaza al sud. Si stanno muovendo perché capiscono che Hamas ha perso il controllo nel nord” ha affermato il portavoce dell’esercito israeliano, il contrammiraglio Daniel Hagari.

L’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati palestinesi, è stata accusata, inoltre, da Hamas di ”collusione” con Israele nel ”trasferimento forzato” della popolazione della Striscia di Gaza dal nord al sud dell’enclave palestinese. Salama Maruf, capo dell’ufficio stampa di Hamas, ha sostenuto che ”l’Unrwa e i suoi funzionari sono responsabili di questa catastrofe umanitaria, in particolare i residenti dell’area di Gaza City e a nord di essa” che si stanno spostando lungo le rotte organizzate dall’Idf per fuggire a sud. Sale a 99, intanto, il numero dei dipendenti dell’Agenzie delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, uccisi a Gaza, dall’inizio del conflitto a oggi.

L’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso aveva l’obiettivo di ostacolare la normalizzazione delle relazioni tra Israele e i Paesi del Medio Oriente. Lo ha ammesso con la Dpa Osama Hamdan, membro del Politburo di Hamas, parlando da Beirut. “L’operazione di resistenza ha sventato il tentativo di Israele di penetrare nella regione e di violare i diritti dei palestinesi sotto la copertura della normalizzazione”, ha detto Hamdan. Alla domanda se Hamas rifarebbe la stessa operazione contro gli israeliani, ha risposto: “Siamo un movimento di resistenza e finché ci sarà l’occupazione continueremo la nostra lotta”. E ha ricordato che “il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu “sta lavorando per porre fine alla causa palestinese”. Il rappresentante di Hamas ha ribadito che il 7 ottobre l’intenzione fosse quella di prendere in ostaggio solo i soldati israeliani, mentre i civili vengono presi in ostaggio da “altri”.

Casa Bianca: “Hamas ha intenzioni genocide contro Israele”

“Non dovremmo dimenticare quello che è successo un mese fa, 1.400 persone massacrate nelle loro case e durante un festival musicale” ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti John Kirby, accusando Hamas di “intenzioni genocide” contro Israele, respingendo le critiche alla campagna militare dell’Idf a Gaza e all’alto numero di vittime civili palestinesi . “Hamas in realtà ha intenzioni genocide contro il popolo di Israele. Vorrebbero vederlo cancellato dalla mappa”, ha aggiunto Kirby.

Tajani domani a Parigi per conferenza umanitaria su Gaza

Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani sarà domani a Parigi per partecipare alla Conferenza umanitaria internazionale per la popolazione di Gaza, indetta dal presidente francese Emmanuel Macron per coordinare il sostegno della Comunità Internazionale ai civili palestinesi. “L’Italia ha condannato con la massima fermezza la violenza terroristica, perpetrata da Hamas contro i civili israeliani”, ha dichiarato Tajani, aggiungendo che “dobbiamo ora pensare a fare il massimo per evitare una crisi umanitaria a Gaza e l’Italia è pronta a fare la sua parte, come dimostrato dall’invio di due voli umanitari destinati a fornire un aiuto immediato ai civili nella Striscia”. In proposito, si ricorda anche, come annunciato dal ministro della Difesa Crosetto, che la nave della Marina militare italiana Vulcano, attrezzata con ospedale e sale operatorie, è in partenza per il Medio Oriente per accogliere feriti di Gaza.

Oltre a quella del capo dello Stato francese e di autorità di vari Paesi, è confermata la partecipazione della presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, del presidente del Consiglio europeo Charles Michel, del premier dell’Autorità Palestinese Mohammad Shteyyeh, del Commissario Generale di Unrwa Philippe Lazzarini, del capo degli aiuti di emergenza Onu Martin Griffiths e del Presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa Spoljaric Egger.

Ucciso capo fabbricazioni armi Hamas

Le forze israeliane (Idf) hanno annunciato l’uccisione di Mohsen Abu Zina, considerato il responsabile di Hamas per la fabbricazione di armi. Lo riferisce il sito israeliano di notizie Ynet. “Nel quadro del suo ruolo – secondo i militari israeliani – Mohsen Abu Zina è stato uno dei principali sviluppatori di armi di Hamas ed era esperto nello sviluppo di armi strategiche e razzi usati dai terroristi di Hamas”.

Il ruolo dell’Arabia Saudita

Arabia saudita e Israele hanno ancora la possibilità di un riavvicinamento, anche dopo l’inizio della guerra a Gaza, ha affermato il ministro per gli Investimenti saudita, Khalid-al-Falih, precisando che il tema “rimane sul tavolo”. “I colloqui attualmente sospesi sono subordinati a una soluzione pacifica della questione palestinese“, ha aggiunto. “La battuta d’arresto del mese scorso ha chiarito il motivo per cui l’Arabia saudita era così irremovibile nel chiedere che la soluzione del conflitto palestinese fosse parte di una normalizzazione più ampia”, ha spiegato.

Fonte: ADNKRONOS.COM

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