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La battaglia di Mirko, lo startupper 22enne che combatte il bullismo nelle scuole. «Così voglio scuotere le coscienze».

A 14 anni Mirko Cazzato ha fondato un movimento contro i bulli che è diventato un’associazione no profit attiva nelle scuole. «Abbiamo capito che stavamo facendo qualcosa di unico: questo ci ha dato la forza di non mollare».

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A 14 anni ha fondato con 18 compagni di classe un movimento contro il bullismo, fatto dai ragazzi per i ragazzi. Lo ha chiamato “Mabasta“, un acronimo che significa Movimento Anti Bullismo Animato da Studenti Adolescenti. Con l’obiettivo di scuotere le coscienze e mettere fine a quella che lui considera una piaga sociale. Ora Mirko Cazzato, 22 anni, ex studente salentino, ha trasformato quel progetto in un’associazione no profit che entra nelle scuole, cerca fondi e riceve riconoscimenti per il suo impatto sociale. «Le azioni peer-to-peer, tra pari, creano risultati concreti». E oggi con l’avvio del nuovo anno scolastico, i giovanissimi animatori sono pronti a portare nelle classi in tutta Italia il loro modello per prevenire e contrastare ‘dal basso’ il bullismo. 

Come è nata l’idea

L’idea nasce otto anni fa, in classe. «Una mattina di gennaio, il nostro professore di informatica si è presentato in classe visibilmente arrabbiato. Eppure era uno di quei professori che non si arrabbiava mai. Aveva sentito la notizia che una ragazza di 12 anni di Pordenone si era buttata dalla finestra, tentando il suicidio, per atti di bullismo». 

Il professore è Daniele Manni, considerato tra i 10 maggiori leader visionari che stanno trasformando l’istruzione. La scuola è l’istituto tecnico Galilei Costa Scarambone di Lecce, premiato anche quest’ anno tra le scuole eccellenti del sud Italia. «Il modo in cui il professore ci raccontò quella storia ci ha colpito profondamente. Abbiamo iniziato a riflettere: com’è possibile che esistano dei ragazzi che riescono a fare male ai propri coetanei?».

Così Mirko e i suoi compagni decidono di agire. Creano dapprima una pagina Facebook per  denunciare atti di bullismo. L’iniziativa attira l’attenzione mediatica: un giornalista locale dà voce al progetto e presto MaBasta approda sui media nazionali. «A quel punto ci siamo resi conto che stavamo facendo qualcosa di unico e questo ci ha dato la forza per non mollare e svilupparci ancora di più. Due anni dopo la nascita, nel 2018, abbiamo iniziato a visitare le scuole per avere un confronto con gli altri studenti. Volevamo sapere dai ragazzi cosa pensavano del bullismo e come si manifestava. E dopo aver avuto un po’ di feedback abbiamo ideato il Modello MaBasta: 6 azioni semplici che ogni classe, ma anche ogni ragazza e ragazzo in Italia, può mettere in pratica per prevenire e contrastare il bullismo».

Tra le azioni: eleggere un docente per monitorare e contrastare il fenomeno in classe, compilare un questionario anonimo per valutare la presenza di bullismo, scegliere due studenti, il bullizzotto e la bullizzotta, incaricati di osservare e segnalarne gli episodi. E ancora: creare una Bully Box, una cassetta per la segnalazione e la sua versione digitale per il cyberbullismo. «Poi dato che noi ragazzi  abbiamo sempre bisogno di obiettivi, il sesto punto è quello di puntare a creare una classe debullizzata, priva di bullismo, basata sul rispetto e la solidarietà».

Il team di Mabasta

Oggi, oltre a Mirko, ci sono tre ragazzi operativi 24h su 24, più un team di 40 volontari, dai 14 ai 17 anni, che vanno nelle classi a due a due. I finanziamenti arrivano da premi e da bandi pubblici e privati. «A giugno abbiamo vinto un bando con Italia Mutua che si chiama Premio Mutualità: 100.000 euro che saranno usati per creare tre sedi». 

Mirko proprio quest’anno è stato inserito tra i 100 under 30 di Forbes, nel 2023 è stato selezionato tra i 10 ragazzi più impattanti al mondo secondo il Global Student Prize e tra le 100 eccellenze italiane il premio della Camera dei deputati. «Non avrei mai immaginato di portare avanti un progetto del genere. Volevo entrare nell’esercito perché desideravo aiutare le persone in difficoltà. Poi è nato MaBasta e piano piano ho cominciato a comprendere che potesse fare al caso mio. Nel 2020, due giorni dopo essermi diplomato, sono andato dal mio professore e gli ho detto: io da oggi resto qua e mi dedico completamente al progetto».

Bullismo, cosa fare per contrastarlo?

Alla domanda se Mirko è mai stato vittima di bullismo risponde: «No, ma i miei diari delle scuole medie sono pieni di note disciplinari.  Odiavo i soprusi e quando vedevo qualcuno picchiare qualcun altro, fare gesti impropri o far buttare nel cestino un astuccio, io non capivo più niente, sentivo che quello che vedevo non era giusto e l’unico modo che avevo per dire a quel ragazzo: “non mi piace il tuo comportamento” era quello di spingerlo o strattonarlo. Poi andavo a confessarmi dal docente che mi metteva una nota, perché a una violenza non puoi rispondere con altra violenza».

Nelle scuole di oggi, il bullismo è molto diffuso. Secondo alcune statistiche sono presenti circa 32.600 casi di grave bullismo in Italia. Leggendo i dati dell’Osservatorio indifesa realizzato da Terre des Hommes insieme a OneDay e alla community di ScuolaZoo: il 65% dei giovani  dichiara di essere stato vittima di violenza e tra questi il 63% ha subito atti di bullismo e il 19% di cyberbullismo. «Il bullismo è potente. È una cosa molto più grave di uno spintone fuori scuola. È una piaga sociale. Molti ragazzi oggi muoiono per colpa del bullismo e io mi batto per eliminare questa piaga e per far capire ai ragazzi quanto sia importante aiutare chi è in difficoltà, perché molto spesso significa salvargli la vita».

In questi anni MaBasta ha incontrato 100mila ragazzi. «Solo nell’ultimo anno scolastico abbiamo visitato 170 scuole, 1310 classi e oltre 40.000 studenti. Oggi abbiamo necessità per creare nuovi team. Uno dei requisiti per entrare nel team è cercare di andare bene a scuola quindi dare il massimo nello studio». Un messaggio ai più giovani? «Non chiudete gli occhi davanti a questi episodi, non giratevi dall’altra parte. Fate gruppo perché in gruppo è molto più facile agire. Con quel gruppo con cui uscite di sera a divertirvi, aiutate chi è in difficoltà. Il bullo non deve essere una persona assecondata, ma aiutata e fermata». 

Fonte: startupitalia.eu

Eleonora Chioda

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