AGI – La lunga attesa di Istanbul si è risolta in un nulla di fatto. Delusione e fiducia tra i sostenitori del presidente uscente Recep Tayyip Erdogan, mentre l’opposizione tira un sospiro di sollievo per il pericolo scampato, serra i ranghi e spera in un ribaltone nel fondamentale ballottaggio del 28 maggio. Con lo spoglio al 10% dei voti Erdogan era in netto vantaggio, un margine effimero dovuto al fatto che i primi dati ad arrivare sono quelli dei piccoli centri dell’Anatolia dove il presidente è più forte.
Un vantaggio eroso gradualmente e inesorabilmente dallo spoglio dei voti nelle grandi città. Poco importa per il popolo di Erdogan che inizia a radunarsi fuori dalla casa di Istanbul del presidente immediatamente dopo la chiusura dei seggi, all’ombra della grande moschea di Camlica, uno dei simboli del ventennio trascorso.
E poco importa anche che il presidente non arriverà, quando il clima di attesa inizia a salire la tv di stato Trt annuncia che Erdogan è volato ad Ankara e seguirà lo spoglio dalla capitale. Una notizia che non sembra interessare alla folla, che cresce con il passare dei minuti e l’arrivo dei primi risultati, mentre il personale della villa di Erdogan compare sulla tromba delle scale all’ingresso e inizia a sventolare bandiere della Turchia.
Si intensifica intanto il traffico e aumentano i caroselli di automobili che passano con la canzone di Erdogan a tutto volume, macchine sportive con a bordo giovani ben pettinati e macchine modeste in cui si intravedono famiglie intere con tanto di bambini al seguito. Poco importa, da ogni finestrino aperto sventolano bandiere e spuntano mani che fanno il gesto della ‘rabia’, quattro dita a indicare “un solo stato, una sola nazione, una sola patria, una sola bandiera”. Un mantra per il popolo di Erdogan in questi anni.
“Vincerà di certo, non esiste la Turchia senza Erdogan!” urlano alcuni giovani che sventolano bandiere dell’Akp. Una certezza che non è scalfita neanche dalla (a quell’ora) possibilità di un secondo turno. “Primo o secondo turno, non è importante, vincerà”, sono certi, fan che sventolano bandiere dell’Akp e della Turchia, il cui numero aumenta con il passare dei minuti.
“Kilicdaroglu? Lo mandano gli americani. Erdogan ha reso questo Paese importante non possiamo essere governati da una marionetta degli americani”, dice ad alta voce un uomo di mezz’età che si è recato fuori dalla casa del presidente con moglie e due figlie.
Diametralmente opposto il clima che si respira nel quartier generale dell’opposizione, nella sede centrale del partito Chp. Sul maxischermo si alternano tre canali indipendenti cui il partito di Kilicdaroglu fa riferimento. I dati non sono incoraggianti, ma un applauso accompagna l’inizio della conferenza stampa dei sindaci di Istanbul e Ankara, candidati alla vicepresidenza.
“Non credete ai risultati divulgati da Anadolu (agenzia di stato ndr) i dati in nostro possesso sono ben diversi”, arringa il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu tra gli applausi e i cori di una platea che sembra essersi rianimata. Nonostante le parole forti non ci sono accuse di brogli, ma denunce di contestazioni in alcuni seggi. Inizia una lenta battaglia di dati, con i risultati dell’opposizione che fanno riferimento all’agenzia Anka, mentre i dati ufficiali fanno capo all’agenzia di stato Anadolu.
Dati assai difformi all’inizio, Anka mostra entrambi candidati sotto il 50% con Kilicdaroglu in vantaggio con Erdogan mentre Anadolu mostra Erdogan sopra la soglia della maggioranza assoluta. Dati difformi, ma il cui andamento è opposto. Per Anka Erdogan continua a salire, mentre nei dati di Anadolu la percentuale del presidente continua a scendere e alla fine, in piena notte, i dati finiscono con il sovrapporsi.
La sconfitta al primo turno si allontana, gli attivisti di Chp tirano un sospiro di sollievo, la speranza è ancora viva, anche se Erdogan è in vantaggio.”Ora dobbiamo pensare positivo, volevamo vincere ma dobbiamo rispettare il verdetto delle urne. Bisognerà lavorare duro in queste settimane per ribaltare il risultato. Kilicdaroglu vincerà”, dice un sostenitore dello sfidante. “Non era il risultato che ci aspettavamo, ci giocheremo tutto al secondo turno.
Dopo 21 anni era il momento di cambiare e invece…sarà dura, ma la speranza c’è”, spiega una attivista del partito. Con umori opposti, ma entrambe con fiducia, le due Turchie che si sfidano in queste elezioni si apprestano a 2 settimane di battaglia politica. Erdogan ha pero’ piazzata la prima vittoria con la maggioranza in parlamento e la forbice che lo divide da Kilicdaroglu difficilmente sarà colmata.