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La Repubblica di Venezia: una lezione di democrazia in uno stato retto da aristocratici

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Il Presidente Clerici

Archivio di Stato Venezia – Visita dell’ Istituto Europa Asia – Aprile 2016

Istituto Europa Asia IEA EUROPASIA Europe Asia Institute

“La Repubblica di Venezia: una lezione di democrazia in uno stato retto da aristocratici”

Guidata dal presidente Achille Colombo Clerici, è stata ricevuta dal direttore Raffaele Santoro

DELEGAZIONE DELL’ ISTITUTO EUROPA ASIA IN VISITA ALL’ ARCHIVIO DI STATO DI VENEZIA

Una delegazione dell’Istituto Europa Asia, guidata dal presidente Achille Colombo Clerici, ha visitato l’Archivio di Stato di Venezia, ricevuta dal direttore Raffaele Santoro.

Il vicedirettore Michela Dal Borgo ha accompagnato gli ospiti nella visita, commentando con molta competenza e passione.

L’ Archivio di Stato venne istituito nel 1815 con il nome di Archivio generale veneto nella sede dei Frari, un antico convento dei Francescani che si presenta con una struttura edilizia realizzata attorno a due chiostri cinquecenteschi di vastissima dimensione; in uno dei quali si trova un pozzo d’acqua dolce anticamente accessibile al popolo veneziano che vi veniva ad attingere l’acqua, considerata allora un bene pubblico. La gente vi stazionava. Il chiostro ovviamente non cessava di restare un luogo sacro ed una lapide datata 4 marzo 1607 ammonisce sul divieto di giochi e di linguaggi osceni e blasfemi, comminando la pena della prigione ed anche una sanzione pecuniaria di trecento lire.

Tra il 1817 e il 1822 furono trasferite nel nuovo Istituto le carte prodotte nell’arco di un millennio dagli uffici della Serenissima, fin dalle origini conservate a Palazzo Ducale, nelle Procuratie marciane o nei palazzi di Rialto, che in età napoleonica erano state trasportate in tre sedi distinte: – gli archivi politici, che costituivano il nucleo principale, nella scuola grande di S. Teodoro,
– i giudiziari nel convento di S. Giovanni Laterano;
– i demaniali o fiscali (finanziari) in un palazzo a San Provolo.

Ad essi si aggiunsero, negli anni successivi, anche gli archivi prodotti nel periodo napoleonico e dai governi austriaci.
Dopo il 1866, vi affluiscono gli archivi prodotti dagli uffici dello Stato italiano che risiedono a Venezia.
Il patrimonio, che si snoda per circa 80 km di scaffalatura, è costituito da oltre 800 fondi, all’interno dei quali si trovano talvolta centinaia di altri archivi, come avviene nel caso delle corporazioni di mestiere, delle confraternite e dei notai.

Il numero dei fondi è destinato pertanto ad aumentare, mano a mano che procede la schedatura di queste fonti all’interno del sistema informativo.

L’articolazione dei fondi riflette ancora, in gran parte, il modo in cui le carte erano organizzate in seno agli uffici che le producevano.

A questa struttura si è poi sovrapposta l’attività di ordinamento, inventariazione e conservazione svolta all’interno dell’Archivio di Stato nel corso di quasi due secoli.

Di grandissimo valore e’ la lezione di democrazia che si ricava dalla “lettura”, attraverso i documenti raccolti nell’Archivio, della storia della Repubblica di Venezia, questo stato retto da aristocratici.

Un esempio illuminante e’ rappresentato dal controllo, al fine di impedire arricchimenti illeciti, della consistenza dei patrimoni delle famiglie dogali dopo la scadenza del mandato amministrativo al doge.

Negli Atti del Maggior Consiglio Venezia del ‘500,
le delibere recavano l’indicazione dei votanti de parte (a favore), de non (contrari) e non sinceri (astenuti).

Prova di democrazia sono le norme per la formazione dei Collegi giudicanti nei Tribunali della Repubblica, il Consiglio dei Dieci, gli Inquisitori.

Di particolare interesse le norme liberali contenute nelle “Mariegole” che, dal Trecento in poi, raccoglievano le regole delle corporazioni e delle confraternite.

E documenti autografi di Galileo Galilei, che presenta il cannocchiale ai ricchi mercanti veneziani, di Elisabetta Prima d’Inghilterra, in italiano ( ELIZABETHA DEI G R A ANGLIAE, Amorevolissima ) Palazzo di Grinuicy, 21 marzo 1585.

Il Presidente Clerici
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