Ai lavoratori quindi viene data la possibilità di andare in pensione prima, indebitandosi su quella futura, cioè rinunciando ad una fetta di quello che percepiranno dopo. Le tabelle rese pubbliche qualche giorno fa da Nannicini, sono state chiare anche sull’entità del taglio a cui andranno incontro i pensionati. Grazie ad un credito di imposta del 50%, o meglio alla possibilità di scaricare dal reddito un ventesimo di quanto speso per interessi e spese, l’entità della penalizzazione subita viene riportata sotto il 5% per anno di anticipo. Il lavoratore dovrà presentare domanda all’INPS per ottenere la certificazione del diritto ad avere l’APE. L’Istituto comunicherà al lavoratore l’importo massimo e minimo di APE richiedibile che in attesa dei decreti, si può ipotizzare tra il 50 ed il 95%.
L’interessato poi dovrà passare alla richiesta di APE vera e propria nonché alla domanda di pensione di vecchiaia futura, che va fatta contestualmente all’APE. Nella richiesta di APE il soggetto richiedente dovrà indicare anche le banche e le assicurazioni scelte per dare vita al finanziamento, da scegliere tra quelle che stipuleranno convenzione con l’INPS, sul cui sito ufficiale dovrebbe essere predisposto l’elenco. Sarà l’INPS a rispondere a tutte le richieste di documentazione di banche ed assicurazioni. A contratto concluso il lavoratore inizierà a percepire l’APE per 12 mesi (senza tredicesima) e quanto incassato non farà reddito. Inoltre non sembrano esistere problemi di incompatibilità con ammortizzatori sociali e attività di lavoro. #pensione anticipata