Le proteste iniziate in Bielorussia quest’estate sono diventate un caso studio per il Cremlino, che oggi si appresta ad affrontare il secondo fine settimana di manifestazioni, sostenute e incitate dall’oppositore di Putin Alexej Navalnyj, arrestato dopo il suo ritorno in patria il 17 gennaio. La lezione imparata è che l’eccesso di violenza contro i manifestanti può diventare controproducente e innescare una reazione a catena, coinvolgendo sempre più persone indignate dalle violenze. Bisogna intimidire, ma con metodi più delicati rispetto a quelli utilizzati dalle forze dell’ordine di Aleksandr Lukashenko. Le scuse dell’agente dell’Omon e il perdono, se pur estorto per trasmetterlo in tv, della donna che aveva colpito in pancia durante le manifestazioni in Russia del 23 gennaio, sono un segnale di questa consapevolezza. La portata e la durata delle proteste determinerà la sorte dell’oppositore,