Intervento dell’architetto Alberico Belgiojoso sul Corriere della Sera del 12 luglio 2020 – Lettera aperta al sindaco di Milano Giuseppe Sala – Assoedilizia informa
“LA STORIA, LO SPORT, LA MUSICA. SAN SIRO E’ UNA GLORIA URBANA”
La questione di San Siro è molto seria e importante.
Caro sindaco, un consiglio da architetto: non si faccia ingannare dalle considerazioni degli operatori immobiliari. L’attività immobiliare è un «motore» nella vita della città, ma spesso segue logiche che vanno tenute sotto controllo. L’abbiamo anche spiegato in uno dei dibattiti organizzato con la mia associazione Architetti per Milano, con il Collegio ingegneri e architetti, e l’associazione Interessi metropolitani, all’Assoedilizia. Indispensabile, ma da «guidare».
Milano è una città molto particolare e di grande valore, città d’arte, e risultato di trasformazioni che hanno una «leggibilità» migliore che in altri centri italiani. Nel ragionare sulla città non si lavora solo sugli edifici singoli, ma si leggono i «caratteri urbani» e i significati di intere zone, che nel loro insieme creano la sua individualità, e il suo interesse. Una visione non solo architettonica, ma «urbana», con le componenti di utilizzazione, di significati per i cittadini, di effetti psicologici e di ambiente.
La zona di San Siro è per Milano una vera «gloria urbana», piena di storia, piena di sport, piena di equitazione e di calcio, di concerti, di attività ludiche, piena anche di verde. E non è vero che lo stadio di San Siro sia inadeguato; è uno dei migliori al mondo, con un ottimo rapporto e visibilità tra campo di gioco e spettatori, e pieno di storia. Pare che i requisiti richiesti siano esagerati per ottenere la demolizione. Ed è proprio penosa la proposta di conservarne un «moncone». È anche abbastanza rocambolesco il modo previsto per sistemare gli elementi demoliti.
Comunque sono zone che attraggono gli operatori per trarre vantaggio dalla qualità, e inserire edilizia di alto reddito; ma così facendo la qualità e l’individualità vengono compromesse. Ma perché inserire nuovi insediamenti? Perché «cementificare» (perché di questo indubbiamente si tratta)? Non caschiamoci.
L’area è fra le più belle di Milano e l’inserimento di quelle grandi volumetrie la rovinerebbe, e così anche l’intero sistema urbano. Caro sindaco, se la sente? Attenzione a fermare il pericolo di degradare quella città che Le abbiamo affidato! Non si limiti a chiedere alle Soprintendenze se c’è un vincolo. Loro per queste questioni devono fare riferimento al vincolo cosiddetto «monumentale», che con questo recente riferimento ai settant’anni di vita (che si è già rivelato un danno per la difesa del patrimonio del Novecento a Milano), fanno fatica a tener conto di tutti i valori urbani e culturali in gioco, che anche loro conoscono benissimo e che sono fondamentali per il valore di una città, e sono stati anche citati nelle loro riunioni, ma vengono volutamente «trascurati»; ma ciò è perché è stata posta male la questione.
Sindaco, dia ascolto a quanto dicono altre Istituzioni che non sono legate a questa logica obbligata ad un unico punto di vista. E constati anche Lei direttamente. Un sindaco non ha bisogno delle Soprintendenze per capire come difendere la qualità della sua città. Alberico Belgiojoso Architetto.