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LA VITA DALLA MORTE. I TRAPIANTI.

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Con il nome di trapianto d’organo si intende una categoria di interventi chirurgici aventi lo scopo do sostituire un organo o un tessuto con un altro che può provenire dallo stesso organismo ricevente, oppure essere donato da un soggetto in vita o deceduto.

Si tratta di un argomento complesso che cercherò di spiegare nella maniera più semplice ed esaustiva possibile, pur conscio dell’impossibilità di riportare tutte le informazioni disponibili.

Per rendere il tutto più comprensibile bisogna chiarire e spiegare il significato di alcuni termini legati alla trapiantologia.

  • Omotrapianto, si tratta di procedura che utilizza tessuti prelevati dallo stesso individuo
  • Allotrapianto, riguarda due soggetti diversi, ma appartenenti alla stessa specie; a differenza dell’omotrapianto, in questi casi si espone il ricevente ad un rischio di rigetto, causato dall’attività del sistema immunitario che non riconosce come propri i tessuti trapiantati. In quest’ambito distinguiamo ulteriormente.

-Trapianto ortotopico, ad esempio nel trapianto di fegato l’organo malato viene rimosso e l’organo del domatore viene posizionato nella sede originale

-Trapianto eterotopico, l’organo del donatore viene trapiantato in una posiziona differente da quella anatomica, come avviene ad esempio nel trapianto renale

  • Xenotrapianto, tra individui di specie diverse

Fatta questa premessa, nel testo che segue e nei prossimi articoli riguardanti questo argomento, si farà riferimento agli allotrapianti, quelli che per antonomasia sono conosciuti al grande pubblico.

La procedura di un allotrapianto prevede due fasi: il prelievo della parte da un soggetto (donatore) e il trapianto dell’organo su di un soggetto detto ricevente; non sempre la procedura prevede la rimozione dell’organo malato (nel trapianto di rene ad esempio, come già citato prima, il nuovo organo viene posizionato in una regione differente, lasciando in sede i reni nativi).

Trattandosi di una procedura a rischio, non solo dal punto di vista chirurgico, ma anche per quanto riguarda il pericolo di rigetto, prima di eseguire un trapianto, al momento della disponibilità di un organo donato, deve essere accertata la compatibilità; essa viene determinata attraverso il gruppo sanguigno e la tipizzazione tissutale.

Esiste un Centro Trapianti nazionale che coordina i centri regionali: nel momento in cui vi è la segnalazione di un possibile donatore si studia il suo profilo di compatibilità e si incrociano i dati con le liste di attesa in modo da determinare chi sarà il soggetto ricevente sulla base, appunto, della compatibilità e della posizione nella lista, che è determinata da vari fattori, come ad esempio la gravità della malattia.

Il soggetto donatore può essere vivente (per quanto riguarda i reni o porzioni di fegato) oppure deceduto al quale sia stata accertata la morte cerebrale: per essere trapiantabili, infatti, organi e tessuti devono essere prelevati a “cuore battente”; negli ultimi anni comunque si stanno studiando nuove metodiche per il prelievo e la conservazione di organi anche in soggetti in arresto cardiaco.

Gli organi nel corso del prelievo vengono trattati con sostanze fredde conservanti che vengono inserite nel sistema circolatorio in modo da sostituire il sangue e, successivamente, devono essere conservati al freddo e trapiantati il prima possibile. La durata di un organo è variabile: il cuore 4-6 ore, un fegato, invece, può arrivare anche a 12 ore, mentre il rene, molto più resistente, anche a 24; si tratta tuttavia di tempistiche limite: la procedura va completata nel minore tempo possibile.

A questo punto si può procedere alla seconda fase che prevede l’asportazione dell’organo malato e la sua sostituzione con quello del ricevente, nel corso della quale verranno ripristinate tutte le connessioni anatomiche.

A seguito di un trapianto il paziente dovrà sottoporsi a trattamenti antirigetto, variabili a seconda dell’immunogenicità dell’organo trapiantato e a controlli periodici, pur potendo riprendere una vita normale, anzi migliorata dalla risoluzione della patologia trattata.

I trapianti d’organo rappresentano una delle più straordinarie conquiste della medicina moderna. Attraverso la trasformazione di vite e la sfida degli orizzonti scientifici, questa pratica medica ha segnato profondamente il modo in cui concepiamo la cura dei pazienti e il rapporto tra la vita e la morte. Avendo io stesso partecipato come operatore sia prelievi che a trapianti d’organo posso riportare come sia emozionante il momento in cui un organo prelevato riacquista colore a seguito della ripresa della circolazione al suo interno ed inizi a funzionare in un nuovo corpo: è la conquista umana di essere riusciti a preservare la vita, partendo dalla morte.

Non tutti i soggetti possono donare e, purtroppo, non tutti sono disponibili a farlo: questo determina una importante scarsità di organi disponibili per un numero elevato di pazienti in lista di attesa.

Per questo è necessario sensibilizzare e cercare di abbattere una certa cultura restia; quando giungerà quel momento, il nostro corpo non ci servirà più a nulla, ma potrebbe essere fondamentale per permettere ad altri persone di vivere, di vedere ancora, di essere ancora parte dell’affetto di propri cari. Donare è un gesto di altruismo che ci permette di continuare a vivere.

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