Di origine messinese, Lilly Russo vanta una formazione eclettica, che spazia dalla pittura alla gioielleria, fino al design. Attualmente residente a Milano, ella ha consolidato la sua fama grazie ad un raffinato repertorio di matrice astratto – informale.
Ogni lavoro riflette un delicato equilibrio, appannaggio di un animo sensibile, ove la ricerca estico-formale viaggia di pari passo con un iter introspettivo dai molteplici aspetti, di pari passo con i passaggi del percorso alchemico.
Suoi manufatti sono stati oggetti di esposizione a Genova, Roma, Parma, Lecce, a Barcellona, etc. Nel capoluogo lombardo ha collaborato con l’importante galleria Deodato Arte, oltre ad essere presente al MAS (Museo di Arte e Scienza); ha inoltre preso parte alla fiera internazionale Arte Basel Basilea con la galleria PAKS di Monaco.
In tal guisa l’autrice si esprime in merito alla produzione artistica: “Le mie opere nascono da una combinazione alchemica di spontaneità, un impulso naturale che viene dal cuore, è uno studio riflessivo e ponderato della combinazione cromatica. È come un gioco continuo, un viaggio tra il buio e la luce, il giorno e la notte, il chiaro e lo scuro.”
Nell’ambito della sinossi presso l’edificio gentilizio veneziano, in località Cannaregio, la Nostra riflette sulla tematica generale del padiglione – “No man is an island” – con l’opera dal titolo “Deep blue”, un invito a “trascendere e a trascendersi”, poiché solo riconnettendosi con sé stessi è possibile aprirsi all’altro, al mondo, alla vita.
La tela, come afferma la dott.ssa Stefania Pieralice, co-curatrice del suddetto padiglione: “Conferisce allo spettatore la possibilità di un confronto con il proprio io più autentico. Qui risiede il potenziale vivificante dell’arte, capace di elevare l’individuo a nuove vette di consapevolezza. L’atto di guardare, sia dentro che fuori l’intima interiorità, acquista dunque una nuova dimensione: non più mera osservazione, ma un’esperienza trasformativa, alchemica, che amplifica il valore emotivo sotteso alla vita. La Nostra dona così un momento di introspezione, nel quale le energie primordiali si intrecciano con la creatività umana, con la gestualità pastosa della Terra e la liricità della morbida stesura celestiale. L’arte quindi diventa, con il Maestro di Messina, non soltanto un riflesso della realtà, ma anche un catalizzatore di cambiamento, portando a comprendere la propria e altrui essenza, permettendo di danzare all’unisono con le forze che circondano e legano l’intera umanità”.