La maggioranza che governa la Regione Lazio ha prima aumentato le aliquote Irpef, portandole al massimo consentito, e poi in vista delle elezioni le ha abbassate un po’.
Le aliquote dei diversi scaglioni, del 2,73% per i redditi tra 15 mila e 28 mila euro, del 2,93% tra 28 mila e 55 mila euro, del 3,23% per i redditi tra 55 mila e 75 mila euro, e del 3,33% per i redditi oltre 75 mila euro, sono molto più alte di quelle trovate da Zingaretti nel 2013, quando l’aliquota massima era dell’1,73% e sono le più alte delle altre Regioni.
Tutto questo mal si concilia con il mantra della propaganda regionale del risanamento dei conti e con la salvezza dell’ente, perché, a fronte delle ingenti anticipazioni di cassa da parte dello Stato per il pagamento dei debiti dei fornitori, in virtù del DL 35/2013, l’indebitamento è aumentato a dismisura raggiungendo la cifra monstre di 30 miliardi.
Anche l’abbassamento del disavanzo sanitario è solo propaganda perché oggi la Regione spende più del 2013 e la sua lieve riduzione è dovuta solo a circa 700 milioni di euro in più, per il riconoscimento dell’adeguamento Istat della popolazione, e per l’aumento consistente del fondo sanitario nazionale rispetto agli ultimi anni.
L’aumento dei fondi da parte dello Stato non ha portato però ad un miglioramento dei servizi sanitari perché sino ad ora non c’è stata nessuna riforma strutturale del sistema.