Home Rubrica LA STELE DI ROSETTA LE CITTA’ IMPOSSIBILI 5: GUNUNG PADANG.

LE CITTA’ IMPOSSIBILI 5: GUNUNG PADANG.

IN INDONESIA, SULL’ISOLA DI GIAVA, ESISTE UNA COLLINA CHE FORSE NON LO È AFFATTO, GUNUNG PADANG. IL GEOFISICO DANNY HILMAN NATAWIDJAJA, DELL’ISTITUTO INDONESIANO DI SCIENZE, SCOPRE QUALCOSA DI INCREDIBILE: LE MIGLIAIA DI PIETRE ESAGONALI POSTE SULLA CIMA DELLA COLLINA SONO SOLO UNA PARTE DI UNA GRANDE STRUTTURA CHE FORMEREBBE UNA ANTICHISSIMA PIRAMIDE, OPERA DELL’UOMO. LA DATAZIONE AGLI STRATI PIU’ INFERIORI INDICA 24.000 ANNI, QUANDO SI ERA IN PIENA ERA GLACIALE! CONTROVERSIE, POLEMICHE E IMPEDIMENTI DEGLI SCAVI SONO SOLO UNA PARTE DI QUESTA STORIA AFFASCINANTE.

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Il sito megalitico di Gunung Padang – Indonesia, Giava Occidentale.

Città e siti che non dovrebbero esistere, almeno per l’archeologia ortodossa, e che però esistono e impongono una riflessione sulle origini della civiltà umana. Si, perché secondo la letteratura scientifica convenzionale, la più antica civiltà del mondo è quella sumera. Antecedente ad essa, l’uomo era un cacciatore-raccoglitore che, proprio per la natura della sua attività, non aveva necessità di insediamenti stabili, i quali vennero realizzati solo dopo il passaggio all’agricoltura, e con essi la costituzione di una società organizzata a più livelli divenne il nuovo modus vivendi dell’essere umano. Tuttavia, alcune recenti scoperte archeologiche mettono in seria discussione la narrazione che abbiamo imparato sui banchi di scuola e allargano in modo esponenziale l’orizzonte della Storia. Sapere che alcune città sono più antiche delle piramidi egizie (e non di pochi anni, ma di migliaia di anni!) potrebbe essere sconvolgente perché le implicazioni di tali affermazioni rivoluzionerebbero le nostre conoscenze, obbligandoci a porci domande sulla vera storia dell’umanità. Riprendendo una consuetudine iniziata l’anno scorso (vedi “Una giornata con l’imperatore”), trascorreremo il periodo estivo con una raccolta monotematica, che si concluderà poco prima dell’equinozio d’autunno. Ogni puntata sarà dedicata ad un sito diverso che, per le sue caratteristiche, sfida ogni nostra conoscenza convenzionale, supera le barriere del tempo, piegandole fino a farlo diventare un sito inspiegabile, un sito, appunto, impossibile.

In questa nuova puntata delle “Città impossibili”, in esclusiva per IQ, andremo nel sud est asiatico dove una scoperta, se confermata, potrebbe sgretolare i convenzionali paradigmi archeologici e costringerebbe a riscrivere la storia. A 30 km dalla città di Cianjur, nella provincia di Giava, in Indonesia, potrebbe esserci davvero la piramide più antica del mondo. Anzi, una delle costruzioni più antiche del pianeta.
I recenti studi di un team di esperti farebbero pensare infatti che questo incredibile sito megalitico sia antecedente alle piramidi egizie e persino a costruzioni ritenute le più antiche della Terra come quelle di Gobekli Tepe in Turchia. Un team di studiosi dell’Agenzia nazionale per la ricerca afferma che la struttura indonesiana potrebbe avere tra i 25mila e i 14mila anni! Non per nulla i locali lo considerano un luogo sacro, lo venerano e ad esso sono legati da vincoli atavici. Il sito, dichiarato patrimonio culturale nazionale, si trova sulla sommità di un vulcano spento. Benvenuti a Gunung Padang, la Montagna della Luce.

TABELLA DEI CONTENUTI

UN SITO IGNORATO PER ANNI

IL SITO ARCHEOLOGICO DI GUNUNG PADANG

LUOGO RITUALE

IL PERCHE’ DEL MEGALITISMO INDONESIANO

LE DIVERSE FASI DI COSTRUZIONE DI GUNUNG PADANG

TEORIE SULL’ORIGINE DI GUNANG PADANG

LA STORIA DA RISCRIVERE?

LE TEORIE CATASTROFISTE

FREQUENZE MISTERIOSE

L’OPPOSIZIONE DELL’ESTABLISHMENT ORTODOSSO

LA CONTROVERSA PUBBLICAZIONE DEI RISULTATI

LA VITTORIA DELL’ESTABLISHMENT: IL RITIRO DELLA PUBBLICAZIONE

I PUNTI CONTESTATI

CHE COS’E’ UNA PIRAMIDE?

CONCLUSIONI

UN SITO IGNORATO PER ANNI

Gunung Padang ha sicuramente un fascino misterioso ed ancestrale. Non per nulla i locali lo considerano un luogo sacro, lo venerano e ad esso sono legati da vincoli atavici. Il sito, dichiarato patrimonio culturale nazionale, viene chiamato Montagna dell’illuminazione e si trova sulla sommità di un vulcano spento.

La storia moderna di Gunung Padang inizia alla fine del XIX secolo, quando i coloni olandesi vennero a conoscenza per la prima volta dell’imponente piramide, a sole quattro ore a sud di Giacarta, vicino al villaggio di Karyamukti.

Rogier Verbeek.

Secondo quanto scritto dallo storico olandese Rogier Verbeek nel 1891, “sulla cima della montagna Goenoeng Padang, vicino a Goenoeng Melati, una successione di 4 terrazze, collegate da gradini di pietra grezza, pavimentate con pietre piatte grezze e decorate con numerose pietre andesitiche verticali, affilate e colonnari. Su ogni terrazza, un piccolo tumulo, probabilmente una tomba, circondato e coperto di pietre e sormontato da 2 pietre appuntite. Nel 1890, visitato dal signor De Corte.
Le note sul sito di Gunung Padang nel libro di Verbeek sono simili a quelle fatte dall’archeologo olandese Nicolaas Johannes Krom nel Rapporten van de Oudheidkundige Dienst (Rapporto del Dipartimento delle Antichità) del 1914.

Naturalmente, molto prima che la Compagnia olandese delle Indie orientali portasse schiavitù e colonialismo a Giava occidentale, gli abitanti locali conoscevano Gunung Padang e le sue terrazze in pietra artificiali. Venerandolo come “La Montagna dell’Illuminazione”, gli abitanti locali eseguono ancora cerimonie mistiche sul sito, che presenta una sorgente di acqua dolce alla sua base.

Dopo il 1914 il sito fu ignorato fino al 1979, quando un gruppo di agricoltori locali che stavano coltivando sulla collina e notarono un alto muro e la muratura in pietra sistemata. Segnalarono la scoperta ai funzionari indonesiani, attirando l’attenzione dell‘Istituto di Archeologia di Bandung, della Direzione delle Antichità, del PUSPAN (ora Centro per la ricerca e lo sviluppo archeologico), del governo locale e di vari gruppi della comunità. negli anni ’80 il sito fu esaminato e furono eseguiti alcuni lavori di restauro. Nel 1998, Gunung Padang fu dichiarato sito patrimonio.

IL SITO ARCHEOLOGICO DI GUNUNG PADANG

Cartina con la posizione di Gunung Padang.

Gunung Padang è una colossale struttura megalitica incastonata nei lussureggianti paesaggi di Giava Occidentale, costituita da una serie di cinque terrazze artificiali, una rettangolare e quattro trapezoidali, che si trovano, da una a cinque, ad altezze successivamente più elevate, realizzate sopra un vulcano estinto. Queste terrazze diventano progressivamente più piccole con l’elevazione, con il primo terrazzo più basso e grande e il quinto più alto e piccolo. Le terrazze giacciono lungo un asse longitudinale NO-SE. Sono piattaforme artificiali create scolpendo il materiale lavico, abbassando i punti alti e riempiendo i punti bassi con materiale di risulta fino a ottenere una superficie piana.

I giunti colonnari.

I perimetri della terrazza sono costituiti da muri di sostegno perimetrali formati da colonne poligonali vulcaniche impilate orizzontalmente e montate verticalmente come pali. Le terrazze sono rinforzate con muri di contenimento in pietra e sono raggiungibili dalla valle sottostante tramite una scalinata composta da 370 gradini in pietra.

Ogni terrazza è ricoperta da strutture megalitiche rettangolari composte da centinaia di blocchi prismatici di andesite che i geologi chiamano giunti colonnari. Si tratta di pietre ignee che devono la loro forma al riscaldamento e raffreddamento ripetuti quando il vulcano era attivo milioni di anni fa.

Ricostruzione ipotetica della piramide.

Ciò che rende Gunung Padang così straordinaria è la sua costruzione, con centinaia di gradini scolpiti nella lava di andesite, che dimostra un notevole ingegno architettonico da parte delle antiche società di cacciatori-raccoglitori. Questa struttura sembra essere stata costruita lavorando in armonia con le condizioni locali, sfruttando la ricca risorsa naturale delle colate laviche raffreddate per creare il primo strato della piramide.

Sviluppandosi su una serie di cinque terrazze successive, una rettangolare e le altre di forma trapezoidale, il sito occupa una superficie approssimativa di 3.000 metri quadrati, pari a circa 53 campi da calcio, che ne fanno il più vasto sito megalitico di tutto il Sud-Est asiatico. Non sorprende, quindi, che i sundanesi dichiarino quindi il Gunung Padang il sito archeologico più imponente dei Mari Meridionali.

LUOGO RITUALE

I terrazzamenti.

Gli studiosi ritengono che, secoli fa, gli antenati degli odierni abitanti locali della Sunda celebrassero rituali sacri su queste terrazze. La terrazza più bassa e più grande, la Terrazza 1, presenta un blocco di andesite lungo cinque piedi che produce un suono forte e profondo quando viene colpito. I Sundanesi lo chiamano batu kecapi , o “liuto di pietra”.

Dalla Terrazza 5, la più alta e più piccola delle terrazze, si può ammirare una vista spettacolare che include due vicine montagne vulcaniche. Gunung Padang attrae musulmani locali, che leggono il Corano ad alta voce tra le pietre, e indù dall’isola di Bali che salgono i gradini della montagna per celebrare rituali legati al sorgere della luna piena. I seguaci dell’arte marziale indonesiana pencak silat praticano la loro disciplina in cima alla montagna.

IL PERCHE’ DEL MEGALITISMO INDONESIANO

L’archeologo Lutfi Yondri dell’Università di Padjadjaran, che ha scavato a Gunung Padang nel corso di tre decenni, ritiene che le sue prime strutture megalitiche siano state costruite circa 2.000 anni fa. Ciò lo renderebbe uno dei più antichi templi a gradoni in Indonesia, noti come punden berundak. Gunung Padang è il più grande e il più noto di questi templi a gradoni, ma monumenti simili furono costruiti da persone che praticavano religioni animiste tradizionali in tutta Giava nel corso del primo millennio e all’inizio del secondo millennio d.C. Durante questo periodo, queste persone erano in contatto con i regni indù e buddisti che prosperavano sulle coste di Giava, Sumatra e altre importanti isole indonesiane.

Il Borobudur è un monumento buddista Mahāyāna risalente circa all’800 d.C. situato in Indonesia, patrimonio mondiale dell’UNESCO.

È possibile ricostruire, almeno in parte, le motivazioni e le credenze di coloro che costruirono il primo punden berundak perché simili tradizioni megalitiche perdurano in tutto l’arcipelago indonesiano fino ad oggi. Secondo l’archeologo Harry Truman Simanjuntak del Center for Prehistory and Austronesian Studies, le persone eressero strutture megalitiche per commemorare e placare gli spiriti ancestrali. “Questa pratica si basa sulla convinzione che gli spiriti degli antenati abbiano il potere di dare benedizioni di prosperità, fertilità e buona fortuna“, afferma. “Potevano anche infliggere disastri alla comunità circostante“. Qualsiasi clan in grado di radunare e comandare la manodopera per costruire e mantenere un punden berundak delle dimensioni di Gunung Padang deve aver avuto forti motivazioni per rimanere nelle grazie degli antenati.

LE DIVERSE FASI DI COSTRUZIONE DI GUNUNG PADANG

Schizzo di Gunung Padang di Idris et al 2013.

Nel 2014, Gunung Padang fu elevato a sito culturale nazionale dal governo indonesiano in seguito alle interpretazioni sensazionalistiche di Danny Hilman Natawidjaja, dell’Agenzia nazionale per la ricerca e l’innovazione indonesiana, attirando anche l’attenzione dell’allora presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, il quale ne ha finanziato gli scavi e le ricerche scientifiche e lo ha visitato personalmente (facendo costruire addirittura una piattaforma di atterraggio per il suo elicottero), complimentandosi con gli archeologi per il lavoro svolto; ha inoltre preso una posizione netta, che alcuni hanno interpretato come fortemente nazionalista, appoggiando l’ipotesi del Gunung Padang come «piramide più antica al mondo».

Il Dottor Danny Hilman Natawidjaja.

Tra il 2011 e il 2015 Danny Hilman Natawidjaja, ha guidato un gruppo di archeologi, geofisici e geologi per andare letteralmente a fondo a questo antico mistero. Usando i georadar per acquisire immagini del sottosuolo, carotaggi e tecniche di scavo in “trincea”, Natawidjaja e i suoi colleghi sono stati in grado di sondare i primissimi strati di Gunung Padang, che si estendeva su 9 piani (circa 30 metri sotto la superficie), mostrando le scolpiture che possiamo vedere qui.

Per assicurarsi che la datazione al radiocarbonio fosse accurata, il team di Natawidjaja si è preso la briga di selezionare i giusti campioni di terreno organico dai carotaggi e dalle pareti delle trincee, campioni che non erano contaminati da radici fresche dell’attuale vegetazione.

Indagini geofisiche di Natawidjaja et al 2018.

I risultati
I ricercatori hanno scoperto che è stata costruita in fasi complesse e sofisticate nel corso dei millenni. Dopo l’Unità 4, scolpita durante l’era glaciale (quindi almeno nel 16.000 a.C.), il sito è stato abbandonato per migliaia di anni.
Successivamente, intorno al 7900-6100 a.C., l’Unità 3 è stata deliberatamente sepolta con terreno, e questo dato ricorda molto ciò che avvenne a Gobekli Tepe.
Le fasi successive hanno visto la costruzione di pilastri in pietra, gradini e terrazze, con l’Unità 1 completata tra il 6000 e il 5500 a.C.
L’Unità 1 è persino più giovane di alcune piramidi egiziane, essendo stata terminata tra il 2000 e il 1100 a.C.

TEORIE SULL’ORIGINE DI GUNANG PADANG

Ricostruzione di Gunung Padang.

Per quanto riguarda le teorie sull’origine della struttura di Gunung Padang, sono state proposte diverse ipotesi, non del tutto concordi tra loro. Ne elencheremo le tre principali.

La teoria tradizionale sostiene come Gunung Padang sia un sito megalitico costruito da popolazioni locali tra il 500 a.C. e il 1.500 d.C. come luogo di culto e di osservazione astronomica. Questa teoria si basa sulle analogie con altri siti megalitici dell’Indonesia e sulla datazione al radiocarbonio dei resti organici trovati sulla superficie.

La teoria alternativa afferma che Gunung Padang è la piramide più antica conosciuta al mondo, costruita da una civiltà sconosciuta tra i 16.000 e i 27.000 anni fa, come dimostrerebbero le analisi geofisiche e le datazioni al radiocarbonio dei materiali sepolti sotto la superficie. Questa teoria si ispira alle ipotesi di Graham Hancock e Robert Schoch, i quali ritengono che esistano prove di una civiltà preistorica avanzata distrutta da un cataclisma globale.

La teoria intermedia suggerisce come Gunung Padang sia il risultato di una stratificazione di diverse fasi costruttive che si sono sovrapposte nel corso dei millenni, a partire da una base piramidale antichissima, fino ad una sommità megalitica più recente. Questa teoria si basa sui risultati del team di ricerca indonesiano di Natawidjaja, che hanno rilevato la presenza di camere, artefatti ed iscrizioni sotto la superficie che testimonierebbero la complessità e l’antichità del sito.

LA STORIA DA RISCRIVERE?

Gunung Padang, i blocchi di andesite. Foto: Mangeded CC 3.0.

Se Hilman dovesse aver ragione, potremmo dover riconsiderare completamente la storia dell’umanità; gran parte di ciò che è stato affermato da storici e archeologi sarebbe errato. Ciò significherebbe che gli esseri umani erano in grado di costruire strutture avanzate migliaia di anni prima di quanto si creda attualmente. Come afferma Hilman: “La gente pensa che l’era preistorica fosse primitiva, ma questo monumento dimostra che è sbagliato“.

La linea temporale nella quale si inserirebbe la Piramide di Gunung Padang.

Nei precedenti articoli di questa serie, abbiamo mostrato esempi strani, molto strani, di siti che riscriverebbero la storia. Potrebbe anche Gunung Padang essere uno di questi? Di sicuro il sito presenta una struttura stratificata che nasconde molti misteri e segreti ancora da svelare. Le ricerche archeologiche hanno evidenziato anche la presenza di quelli che sembrerebbero essere simboli ed iscrizioni incisi sui blocchi di andesite, che potrebbero rappresentare una forma di scrittura o di comunicazione tra gli antichi costruttori.

LE TEORIE CATASTROFISTE

Le rilevazioni scientifiche del sito sembrerebbero confermare teorie “altre”, come quelle teosofiche che inquadrano la storia dell’umanità all’interno di una successione di cicli cosmici terminati in apocalittici cataclismi (l’area geografica indonesiana è stata spesso connessa da teosofi e ricercatori indipendenti al mitico continente sommerso di Mu/Lemuria) o come quella dell’esploratore norvegese Thor Heyerdahl, che a metà del secolo scorso teorizzò l’esistenza di una civiltà oceanica e talassocratica altamente evoluta in grado, migliaia di anni fa, di portare la propria cultura — incentrata sulla navigazione, l’agricoltura e il megalitismo — da una parte all’altra dei due oceani, Atlantico e Pacifico.

Il medico e genetista Stephen Oppenheimer in “Eden in the East. The Drowned Continent of Southeast Asia” (1998), avanzò l’ipotesi che il vero Eden si trovasse molto più a Est rispetto al bacino mediorientale, e precisamente in una terra emersa che egli chiamò Sundaland (la denominazione e le linee-guida di questa ipotesi sono del biologo Desmond Sydney Johnson e risalgono al 1964), parzialmente inabissatasi circa 12.000 anni fa a causa di eventi cataclismatici (probabilmente di natura vulcanica).

Mappa di Sundaland e dei suoi limiti biogeografici.

Effettivamente, in mezzo alle tante ipotesi prive di fondamento, si deve riconoscere che i geologi stessi hanno individuato, al termine dell’ultima era glaciale (circa 10.000 a.C.) un innalzamento improvviso di circa 120 metri del livello del mare cui è seguita la separazione delle isole di Giava e Sumatra e del Borneo, precedentemente unite in un’unica terra emersa che comprendeva anche quello che oggi si presenta come l’arcipelago filippino, nonché la penisola malesiana e il Sud dell’Indocina. Secondo Oppenheimer da questo evento cataclismatico partì la dispersione dell’originaria popolazione di Sunda in tutto il Sud-Est asiatico e nel Pacifico, una teoria da lui denominata “Out of Sunda“.

Manco a dirlo, non ci volle molto perché una pletora di ricercatori più o meno accreditati rintracciasse nella mitica Sundaland l’Atlantide platonica…

FREQUENZE MISTERIOSE

Secondo una leggenda locale, i blocchi poligonali di Gunung Padang emanano una sorta di misteriosa energia, rendendolo un luogo dove, per tutto il tempo che si può ricordare, le persone vi giungevano per meditare. Cosa c’è di vero in questa leggenda? Utilizzando attrezzature moderne i ricercatori hanno scoperto che in effetti i blocchi emettevano una frequenza relativamente alta a livelli che, curiosamente, corrispondevano alla scala musicale occidentale standard.

Carnac (Bretagna, Francia occidentale): allineamenti di menhir, pietre erette di Kerlescan. (Foto di: Andia/Universal Images Group tramite Getty Images).

Nulla di nuovo: è accertato che le pietre possano emettere frequenze. È ciò che accade anche nei menhir sparsi in tutta Europa ed ai quali le persone si accostano per mettersi in sintonia con essi e riposizionarsi energeticamente. Purtroppo, gli studi specifici sulla relazione esistente tra l’energia umana e quella degli oggetti (in questo caso le pietre) rimangono poco approfonditi e confinati, da una società in cui impera il pensiero unico, superficiale, woke ed individualista come quella attuale, nell’ambito della cialtroneria e della bislacca e stravagante cultura new age.

L’OPPOSIZIONE DELL’ESTABLISHMENT ORTODOSSO

Come abbiamo visto, il team di Danny Hilman Natawidjaja, utilizzando il radar a penetrazione del suolo e la tomografia sismica per mappare in modo più esteso ciò che si trovava sotto i propri piedi, scoprì che il secondo strato conteneva un’altra disposizione di blocchi rettangolari, organizzati in una struttura a matrice, mentre il terzo strato conteneva ulteriori strutture rocciose, comprese quelle che sembravano essere grandi cavità e camere sotterranee: sembrava che i blocchi in superficie fossero solo l’inizio della costruzione di Gunung Padang, ricoprendo non solo la parte superiore ma avvolgendo anche i pendii, facendo quindi concludere che il sito non fosse affatto una collina ma una piramide terrazzata.

Il Presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono con decorazioni presidenziali e militari.

Il governo indonesiano si interessò al progetto con ingenti finanziamenti e dotando i ricercatori di attrezzature all’avanguardia, chiamando al contempo anche l’esercito per aiutare con gli scavi.

La rivoluzionaria scoperta divenne rapidamente oggetto di molte controversie: che la storia venisse riscritta non era quello che i colleghi di Natawidjaja si aspettavano di sentire. Quindi, quasi istantaneamente, l’establishment archeologico in Indonesia si schierò all’opposizione, esercitando anche pressioni sulle autorità politiche e a livello locale esigendo che il progetto venisse interrotto.

L’ortodossia: i professoroni che tutto sanno
In apparenza, la critica degli archeologi ortodossi riguardava i metodi e le scoperte del team, accusato di non aver seguito le corrette procedure di scavo e di essere giunto a conclusioni basate su interpretazioni distorte. Essi si lamentarono anche dell’ingente budget che era stato dedicato al progetto, sostenendo che avevano bisogno di soldi per il loro lavoro, sicuramente più serio ed importante.

I blocchi di fondazione in andesite.

Ma col passare del tempo, la vera natura della loro opposizione divenne chiara: pur non avendo condotto alcuna ricerca in proprio sul campo, l’establishment archeologico affermò di “sapere” che i resti di Gunung Padang non potevano essere più vecchi di 5.000 anni semplicemente perché era illogico suggerire che una civiltà esistesse nel lontano passato: non è possibile perché se lo fosse metterebbe in discussione i documenti della civiltà umana contenuti nei libri di storia. In altre parole, il loro vero problema era che non erano disposti a modificare il loto modo di pensare, incapaci di considerare che ciò che sapevano sulla storia umana potesse essere sbagliato.
Nonostante la vigorosa opposizione dei professoroni, il governo dell’Indonesia acconsentì a che le ricerche proseguissero.

Il Presidente indonesiano Joko Widodo.

Tuttavia, al culmine di una scoperta destinata forse a cambiare la nostra comprensione della storia umana, su Natawidjaja ed il suo team si abbatté il disastro: nel 2014 il secondo mandato del suo mecenate, il presidente Yudhoyono, giunse al termine e, essendo non più rinnovabile come da Costituzione, Joko Widodo divenne il nuovo presidente dell’Indonesia. A differenza del suo predecessore, Widodo si schierò con l’establishment archeologico sulla questione di Gunung Padang e il 1° ottobre venne imposto a Natawidjaja e al suo team di fare i bagagli, tornare a casa e dimenticare il loro lavoro, facendo rimanere la vicenda del sito un mistero irrisolto, una storia incompleta.

LA CONTROVERSA PUBBLICAZIONE DEI RISULTATI

Nel 2023, il team ha pubblicato i frutti della ricerca durata anni sulla rivista Archaeological Prospection di ottobre, di cui vi diamo il link per chi fosse interessato a visionarne i contenuti. In esso Natawidjaja ha sottolineato che la ricerca e le indagini del suo team erano multidisciplinari (non semplicemente vulcanologiche) e, sebbene l’intrusione vulcanica fosse effettivamente presente, c’è molto di più da raccontare. Nonostante la resistenza, Natawidjaja sembra accogliere con favore coloro che mettono in discussione le sue scoperte. Sottolinea che i campioni di carotaggio esaminati dal suo team a Gunung Padang in Indonesia dimostrano che il sito merita un’indagine più approfondita.

L’idea di scavare più a fondo è ancora più interessante perché il Ground Penetrating Radar (GPR), la geoelettrica (tomografia elettrica di resistività), la tomografia sismica e le trivellazioni hanno già rivelato quelle che sembrano essere camere e tunnel sepolti. Sono semplicemente grotte create da processi vulcanici? Oppure, sono queste camere di Gunung Padang profondamente nascoste come quelle sepolte all’interno della Piramide di Giza? Solo uno scavo attentamente orchestrato potrebbe dirlo con certezza.

Le reazioni degli archeologi Ovviamente, la pubblicazione suscitò le razioni scettiche degli archeologi riguardo alle sue audaci conclusioni. Lutfi Yondri, un archeologo presso il BRIN a Bandung, Indonesia, ha detto a Nature che il suo lavoro ha dimostrato che le persone nella zona vivevano nelle grotte tra 12.000 e 6.000 anni fa, e non hanno lasciato alcuna evidenza di avere le notevoli capacità murarie presumibilmente impiegate dalle persone della zona migliaia di anni prima di loro per costruire la piramide.

Flint Dibble.

Flint Dibble, un archeologo presso l’Università di Cardiff, Regno Unito, ha detto a Nature che l’articolo utilizzava dati legittimi ma tracciava conclusioni ingiustificate.
Ad esempio, il team ha utilizzato la datazione al carbonio, affermando che la datazione dei suoli organici delle strutture scoperte ha rivelato molteplici fasi di costruzione risalenti a migliaia di anni a.C., con la fase iniziale risalente all’era paleolitica. Secondo il team, i campioni di suolo provenienti dalle parti del tumulo che ritengono essere la parte più antica della costruzione risalgono a 27.000 anni fa. Anche se ciò potrebbe essere vero, ulteriori archeologi hanno fatto notare a Nature che questi campioni di suolo non mostravano segni come frammenti ossei o carbone che indicassero attività umana.
Se si va al Palazzo di Westminster e si estrae a sette metri di profondità un campione di terreno risalente a 40mila anni fa, questo significa forse che il Palazzo di Westminster è stato costruito 40mila anni fa da antichi esseri umani? No, significa che lì sotto c’è del carbonio che ha 40mila anni“, ha spiegato Dibble intervistato dal Guardian.

Sul suo canale YouTube, anche l’archeologo Bill Farley esprime dei dubbi sulla discutibile metodologia utilizzata a Gunung Padang. Lo scienziato sostiene che lo studio indonesiano non era meritevole di pubblicazione ed ha auspicato di aspettarsi che il team coinvolto nella ricerca possa ritrattare a breve le proprie affermazioni.

LA VITTORIA DELL’ESTABLISHMENT: IL RITIRO DELLA PUBBLICAZIONE

In sostanza, senza altri segni più convincenti di attività umana intorno ad esso, tutto ciò che l’articolo dimostra è che si tratta di un suolo davvero antico. La redazione di Archaeological Prospection – forse cedendo a forti pressioni esterne – è intervenuta nel dibattito sulla fondatezza scientifica della ricerca. Eileen Ernenwein, geofisica della Tennessee State University di Johnson City (Stati Uniti) e componente del Comitato Editoriale della rivista, ha fatto sapere a Nature di avere avviato un’indagine interna per comprendere se la ricerca sia stata svolta nel rispetto delle “Linee guida del Comitato per l’etica della pubblicazione“, senza però chiarire quale sia la natura delle preoccupazioni su cui il comitato sta indagando.

Sono state queste preoccupazioni a portare a un’indagine e al successivo ritiro da parte di Archaeological Prospection. L’editore e i Co-Editori Capo hanno esaminato queste preoccupazioni e hanno concluso che l’articolo contiene un errore significativo, ha spiegato il giornale in un avviso di ritiro.

Questo errore, che non è stato identificato durante la revisione tra pari, è che la datazione al radiocarbonio è stata applicata a campioni di suolo non associati a artefatti o caratteristiche che potrebbero essere interpretati in modo affidabile come antropogenici o “fatti dall’uomo”. Pertanto, l’interpretazione che il sito sia una piramide antica costruita 9.000 o più anni fa è errata, e l’articolo secondo la Redazione, deve essere ritirato.

Però noi crediamo che, ai fini del ritiro, sia stato decisivo anche un altro fattore: alla fine dell’articolo su Gunung Padang, infatti, gli autori del documento ringraziano Graham Hancock per la revisione finale del testo. Hancock è un giornalista e ufologo britannico, noto per aver scritto libri dedicati a teorie del complotto e per aver avanzato ipotesi su antiche civiltà super-avanzate.

Graham Hancock.


Hancock è stato anche protagonista de L’antica apocalisse, una serie di documentari di Netflix in cui visita siti archeologici in Messico, Cile, Egitto e Indonesia per parlare di costruzioni complesse ed enigmatiche.
In un episodio della serie – diffuso un anno prima dell’articolo di Archaeological Prospection – Gunung Padang viene presentata come la piramide “più antica del mondo”, e Hancock propone le stesse conclusioni degli archeologi indonesiani.

In risposta al ritiro, gli autori hanno definito la decisione ingiusta e hanno affermato che era stato stabilito in modo inequivocabile che si trattava di costruzioni fatte dall’uomo o caratteristiche archeologiche, piuttosto che formazioni geologiche naturali, in una dichiarazione pubblicata su Facebook. Questi strati sono accompagnati da numerosi piccoli manufatti portatili, fornendo prove tangibili della loro origine antropogenica.
In un articolo apparso il 21 marzo del 2024, il dottor Natawidjaja ha affermato: “La decisione di ritrattare il nostro articolo è stata una grave forma di censura, che ha palesemente ignorato i principi fondamentali della ricerca scientifica, della trasparenza e dell’equità nel discorso accademico? Invitiamo la comunità accademica, le organizzazioni scientifiche e gli individui interessati a schierarsi al nostro fianco nel contestare questa decisione e sostenere i principi di integrità, trasparenza e correttezza nella ricerca scientifica e nell’editoria“.

I PUNTI CONTESTATI

Per dovere di completezza, riporteremo anche le critiche costruttive alle teorie del dottor Natawidjaja.

L’evidente disposizione artificiale dei blocchi prismatici.

I blocchi prismatici
Pur essendo infatti reale ed indubitabile il carattere artificiale della disposizione dei blocchi prismatici di andesite nei cinque livelli del sito, non ci vuole molto – secondo i critici – a comprendere come questi non siano stati modellati da mano umana, ma costituiscano appunto blocchi naturali, di origine vulcanica, che gli antichi abitanti di questa area si sono limitati a disporre secondo le esigenze architettoniche e rituali; in questo si può avvicinare il Gunung Padang a un altro enigmatico sito archeologico del Pacifico, il Nan Madol a Pohnpei, in Micronesia, egualmente realizzato con blocchi prismatici di andesite.

Il Nan Madol.

Le datazioni ottenute dalle operazioni del 2012, quindi, sarebbero da riferirsi all’età geologica della pietra vulcanica utilizzata per l’edificazione del sito, e non ai ben più recenti periodi di costruzione. Inoltre, bisogna sottolineare come l’opera dell’uomo si sia limitata a modellare la morfologia di una collina (ovviamente di origine naturale) già esistente, e non comprenda — come lasciano intendere i ricercatori più fantasiosi — l’erezione di una struttura piramidale stricto sensu.

Il “Selciato del Gigante” in Irlanda del Nord.

In altri termini, il basalto colonnare che si forma naturalmente (si veda ad es. il “Selciato del Gigante” in Irlanda del Nord o alcuni esempi simili in Islanda) sul Gunung Padang è stato utilizzato come materiale da costruzione ed è stato disposto secondo un piano architettonico: ma ciò non consente di legittimare né la definizione affibbiata al complesso megalitico di “piramide più antica del mondo”, né di attribuirgli un’età calcolabile nell’ordine delle decine di migliaia di anni.

Le camere
Qui in basso possiamo vedere la tabella del radiocarbonio dei suoli ottenuti con carote di perforazione a Gunung Padang come indicato nel poster di Natawidjaja nel 2018.

La critica afferma che i vuoti sono molto coerenti con i tubi di lava e le camere magmatiche o sacche d’aria create durante il crollo della caldera. Giava e il resto dell’Indonesia sono pieni di grotte, sia carsiche che vulcaniche. Ci sono tutte le ragioni per aspettarsi piccoli o grandi vuoti in questo tipo di vulcano spento. Secondo i critici, l’insistenza del team di Nadawidjaja sul fatto che la collina sia stata “costruita” non ha senso. In particolare data la grande quantità di giunzioni colonnari trovate associate all’attività vulcanica. Questo tipo di formazione rocciosa si crea quando la lava si raffredda e continua a fuoriuscire dalla camera magmatica centrale, attraverso pozzi verticali o quasi verticali o persino orizzontali.

Conclusioni affrettate per motivi nazionalistici
E ancora, si afferma che nonostante la vera scienza che Natawidjaja e i suoi colleghi hanno applicato sul sito, si sbagliano ancora su gran parte delle loro conclusioni. Questo non è necessariamente perché hanno usato metodi sbagliati (come alcuni archeologi indonesiani in realtà dicono di loro), piuttosto è perché probabilmente sono arrivati al sito con una conclusione: che questo era un sito interamente artificiale. Uno di cui l’Indonesia può essere orgogliosa!
Sfortunatamente, la conclusione da cui erano partiti offuscava la loro capacità di vedere nei risultati altro che ciò che desideravano.

CHE COS’E’ UNA PIRAMIDE?

Sembra una domanda inutile, visto che a tutti, parlando di piramidi, vengono in mente le piramidi egizie, costruite dal nulla con blocchi di pietra sovrapposti, giusto? Riconoscere Gunung Padang come una piramide richiede anche di ampliare la nostra comprensione di cosa sia una piramide. Le strutture scoperte finora non sono conformi alla concezione popolare di piramidi, essendo terrazzate e costruite su una collina piuttosto che elevarsi come una struttura indipendente con un apice appuntito. Ma se la definizione di piramide deve evolversi, Gunung Padang potrebbe effettivamente rivendicare il titolo di piramide più antica.

Piuttosto che una piramide, come quelle in Egitto, Gunung Padang è una struttura a terrazza costruita sulla cima di una collina vulcanica esistente. La struttura a terrazza è molto probabilmente paragonabile alle piramidi a gradoni dei Maya. La struttura megalitica, essendo la più grande nel sud-est asiatico, era molto probabilmente utilizzata come luogo di culto. Tuttavia, il motivo esatto della costruzione è difficile da determinare e potrebbe diventare più chiaro con ulteriori ricerche.

CONCLUSIONI

Il sito di Gunung Padang è più di una potenziale scoperta scientifica. È una testimonianza del ricco patrimonio culturale dell’Indonesia e della civiltà umana preistorica. Man mano che la ricerca prosegue, ha il potenziale per rimodellare la nostra comprensione della storia umana, indipendentemente dal fatto che alla fine rivendichi il titolo di piramide più antica del mondo.

Lasciando i lettori che sono giunti fin qui, vi invito a guardare l’interessante video riassuntivo. La storia di Gunung Padang serve a ricordare la natura evolutiva della conoscenza, dove i fatti accettati oggi possono essere le teorie confutate domani. Sottolinea l’importanza dell’indagine scientifica e della ricerca della verità, per quanto complesso o impegnativo possa essere il viaggio.


Nel prossimo episodio: Quando i Conquistadores chiesero chi l’avesse costruita gli Incas risposero: “Non siamo stati noi. L’hanno costruita gli antichi dei in una sola notte”. Quei blocchi di diorite e granito sembrano fatti a stampo e si incastrano alla perfezione. porte finemente intagliate e blocchi di pietra pesanti fino a 130 tonnellate perfettamente levigati, senza la minima traccia di segni di scalpello. Ma ciò che più lascia perplessi archeologi e ingegneri è la presenza di misteriosi moduli in pietra a forma di “H”, tutti della stessa dimensione. L’impressione che si ha è quella di produzione in serie, come se si fosse utilizzato uno stampo. Posizionate sull’altopiano andino ad un’altezza di 4 mila metri, alcuni stimano che siano tra le rovine più antiche delle Terra. Benvenuti a Puma Punku, in Bolivia, uno dei siti archeologici più intriganti e misteriosi dell’antichità.

Puma Punku – La Porta del Sole, conosciuta anche come Porta del Sole Porta monolitica di Ak-kapana.

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