Le luci nelle case degli altri di Chiara Gamberale
E’la storia di Mandorla, figlia della giovanissima Maria,amministratrice condominiale del condominio sito in via Grotta Perfetta, 315 di Poggio Ameno ( Maria muore in incidente stradale in sella al suo motorino) ,una morte che diviene il fulcro del racconto, portato all’attenzione dei lettori da parte di Chiara Gamberale, giovane ed evocativa autrice.
La morte di Maria viene annunciata dalla polizia alla signora Tina Polidoro, sessantanovenne solitaria e abitudinaria ( come osano definirla nel suo condominio).
Maria era una ragazza dinamica, allegra, avventuriera e desiderosa di sperimentare sempre nuove situazioni e nuove sfide, difatti aveva un legame con tutti i condòmini, che alla sua morte si sentono in dovere di organizzarle il funerale, riunendosi in una inconsueta riunione condominale : alla fine decidono per il rito civile, ma la cosa insolita è che la bimba sarà la figlia del condominio di Via Grotto Perfetta, 315.
Durante la cerimonia del funerale di Maria, Mandorla –figlia della defunta Maria, consegna una lettera alla signora Tina, il cui contenuto rende manifesta una storia di una carica emotiva molto elevata, nello specifico riguarda la sorte di Mandorla, che è figlia di uno degli uomini del condominio.
Dopo la riunione per decidere le sorti della bambina, si è stabilito di adottare la bambina, e a turno la ragazzina sarà ospite di tutti i condòmini, salendo di piano in piano ( i primi due anni li trascorrerà con la signora Tina).
Nella lettera consegnata alla signora del primo piano, la madre di Mandorla racconta che una sera di Marzo “ un po’ per noia, un po’ per curiosità” in un ex- lavatoio del sesto piano ( luogo in cui si svolgono e si svolgevano le riunioni condominiali del palazzo) è stata concepita Mandorla, effetto di intrecci, intrighi, luci e ombre, ma nessuno degli abitanti del condominio farà il test del dna, tuttavia tutti volevano essere un punto di riferimento per Mandorla, sbagliando anche il modus operandi.
Si aprono le luci delle case degli altri, le ombre, i colori , le paure e le tristezze infinite, in virtù di una volontà atavica dell’autrice Gamberale, che con appropriati slang ed una scrittura colloquiale, giovane e fresca riesce a trasmettere un vissuto psicologico ed introspettivo, oltre che forte e vincente, e soprattutto scorrevole.
Una bambina, che diventa poi donna, ignara del padre e orfana di madre, si infila nelle case degli altri,nelle abitudini, negli stili di vita variegati, ed ognuno dà qualcosa di sé alla bimba “sola e forte” nello stesso tempo: gli ipotetici padri sono ben cinque, in primis vi è Samuele Grò-marito infedele di un’ avvocatessa e padre di Lars,poi Michelangelo Arca-amico di Maria e dichiaratamente omosessuale, Lorenzo Ferri-abile scrittore, l’ingegnere Barilla-padre di famiglia e allo stesso tempo l’uomo che farebbe sentire sicura ogni donna al suo fianco, mentre il quinto della lista è rintracciabile nella figura di Gianpietro Costanza-ex alunno della signora Tina Polidoro.
La ragazza cresce in un vortice di emozioni, sentimenti, sensazioni e percezioni,pur non perdendo mai il fascino della grinta propulsiva che la spinge ad innamorarsi , ad andare avanti, a reagire alla notte in cella carceraria , dopo essere stata accusata di un reato ( l’esperienza in cella sarà la sequenza sensata della sua vita, un modo per ripercorrere il suo presente-passato e futuro).
Cresce con la paura di incontrare Porcomondo, un ex tossicodipendente che si aggirava nel paese, che si ripresenta sotto forma di lacrime, timori e disperazione: stare ad osservare nelle case degli altri è un metodo per delimitare gli argini del mondo cattivo, che incombe e che spaventa. Il rischio, poi, è non trovare più se stessi, una collocazione della propria individualità in dimensioni altrui può portare smarrimento e irrequietezza, pur sapendo di essere in errore si continua a percorrere strade senza meta; probabilmente Mandorla da ragazza obbediente, accondiscendente ed educata si ritrova in balìa delle onde maligne, fuori dalle case successivamente , sicchè per certi versi vuole provare l’ebbrezza di far qualcosa per sé, non riuscendo poi nei suoi intenti, sia a livello mentale che pratico.
Il libro lascia un finale sorprendente, da immaginare, da fantasticare,in linea con lo stille e l’approccio della Gamberale, uno stile autentico, che offre racconti nitidi, mai scontati, al pari di un thriller psicologico.
Le luci nelle case degli altri si possono spegnere ogni talvolta prendiamo consapevolezza del nostro “io”, consci e convinti che le vite degli altri ci aiutano a pensare meno alle nostre sofferenze, ma ci allontanano dal sottolineare noi stessi: imparare a non mettere la testa sotto la sabbia, ad accettare le nostre debolezze, le nostre forze misteriose può renderci migliori, sicuramente tutti possono aspirare ad essere la famiglia della Mulino Bianco, che può cambiare colori, destinazioni, luoghi e anche ruoli ben prestabiliti, quasi a rievocare la frase della mamma di Mandorla-forse per noia e curiosità- che richiama alla memoria una favola del padre lontano , ma vicino: “ Vorrei che tuo papà fosse un astronauta che cammina sulla luna ma pensa sempre a noi, e non uomo che abita a via Grotta Perfetta, 315”, in questo modo si lascia a tutti la possibilità di sognare, in realtà la vita degli altri è anche la “nostra” per certi versi.
Il continuo rimuginare sulle possibili vite mancate, fa perdere di vista l’intenzione di definire i proprio spazi e confini nel mondo, in un continuo bisogno di conferme.
di Matteo Spagnuolo