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“Le Signorine” Isa Danieli e Giuliana De Sio al Teatro dell’Unical

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In anteprima nazionale al Teatro Auditorium dell’Università della Calabria ( Tau) si è aperto il sipario dello spettacolo “Le Signorine” con Isa Danieli e Giuliana De Sio,entrambe napoletane, uno spettacolo scritto da Giovanni Clemente per la regia di Pierpaolo Sepe, invece la voce del Mago è di Sergio Rubini.

Protagoniste assolute Giuliana De Sio nel ruolo di Addolorata, e Isa la Danieli nel ruolo di Rosaria, la sorella di Addolorata, dal  carattere dominatore , in altri termini “onnipresente ed asfissiante” nella vita di Addolorata, che a sua volta vorrebbe essere più libera ed indipendente, senza il pensiero di accumulare risparmi su consiglio di Rosaria,  e fare dell’avarizia una ragione di vita.

E’ una commedia ironica e nello stesso tempo ha elementi tragicomici, dove si mescolano scenette e risate, e soprattutto il raccontarsi delle due sorelle assume un valore centrale, denominate per l’appunto “Le Signorine”, le quali vivono la loro quotidianità tra il negozio di merceria e il loro appartamento ( in particolare Rosaria ricorda spesso il loro essere “Signorine”).

Vivere nello stesso’appartamento ha delle conseguenze: litigi, scontri tra le due, continui diverbi su tutto ciò che concerne il “vivere quotidiano”, accuse reciproche, controlli sulla mise del giorno, e se non fosse per  il loro essere napoletane veraci, si rischierebbe di prendere tutto sul serio, anziché divertirsi insieme a loro per la rappresentazione della realtà in tutte le sue forme.

La loro è un’ironia arguta, tipica di chi studia bene i ruoli e le parti, decidendo di interpretare nel migliore dei modi lo spaccato della vita condotta da due sorelle, non sposate , o come si direbbe “non maritate”,oppure per altri “zitelle”, che si trovano a convivere  forzatamente nello stesso appartamento; anche l’uso della corrente elettrica o il televisore acceso per troppo tempo potrebbe innescare un conflitto,  come anche un vestito troppo colorato che va contro lo stile di Rosaria, sempre critica e contestatrice verso chi sperpera,non nutre simpatia per i fast food mediorientali, per gli empori cinesi e verso ogni cosa che potrebbe cambiare la sua esistenza “programmata e robotica”. Di contro , Addolorata desidera rifarsi una vita, godersela , superando il dilemma dell’età e dell’essere “non sposata”.

Che il destino delle donne è quello di essere madri, spose e donne impegnate è una costante di tutte le culture umane, che va a cozzare con l’emancipazione femminile, con l’apertura mentale di chi sente il bisogno di affermarsi come persona, non “in quanto donna”, sebbene si rischi di diventare una minoranza.

Un tempo si era minoranza se non si convolava a nozze, mentre nell’attualità si hanno delle possibilità maggiori di vivere secondo le proprie inclinazioni, piuttosto che rimanere schiacciati da quello che richiede l’immaginario collettivo.

Chi sono Addolorata e Rosaria? Addolorata e Rosaria in questo spettacolo offrono sul piatto d’argento la miseria della vita , la tristezza della solitudine in alcuni momenti, e nella fattispecie si fa anche leva sul loro essere claudicanti, una sofferenza che ha unito le due, ma nello stesso tempo non c’è stata un’elaborazione del dolore al di fuori della mura domestiche, cosa comune nelle famiglie e nelle comunità circostanti. Però con il tempo , la scelta di non sposarsi per alcune e alcuni è diventata ben accetta, anzi una sorta di rivincita sulla sensazione di sentirsi meno rispetto alle formazioni sociali, ma comunque non leva di mezzo il pregiudizio della gente, o meglio “il così fan tutti”.

Le formidabili attrici sono riuscite a tracciare l’immagine delle donne che rimangono sole per scelta, legate spesso a problemi socio-esistenziali, accomunate da una mancata fiducia nelle relazioni e negli altri, dalla nostalgia del tempo che emoziona e addolora, dalla caducità della vita in un continuo susseguirsi di provocazioni, battibecchi e colpi di scena.

Un ritorno alle origini nelle scene finali per le due protagonista è sublime, una meraviglia agli occhi di chi si incanta dinanzi allo spettacolo della natura umana, tra corse di bimbe da una stanza all’altra della famosa scatola, la Vita.

 

 

a cura di Matteo Spagnuolo

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