Sebbene in leggera crescita, le conoscenze finanziarie degli italiani non sono ancora sufficientemente diffuse: è l’estrema (e amara) sintesi che emerge dal Rapporto 2022 sulle scelte di investimento delle famiglie italiane curato da CONSOB. La scarsa preparazione rilevata dall’indagine si riferisce sia ai concetti di base (solo dal 50% degli intervistati comprende, ad esempio, la nozione di diversificazione degli investimenti) sia agli strumenti finanziari (la quota di risposte corrette a domande su conto corrente, azioni, obbligazioni e fondi comuni di investimento rimane al di sotto del 60%) sia al concetto di rischio finanziario (la percentuale di intervistati che ha familiarità con le nozioni di rischio di credito, di mercato e di liquidità oscilla tra il 20% e il 49%).
I temi legati alla finanza sostenibile non fanno eccezione. L’indagine rivela una conoscenza molto bassa delle nozioni di base in materia di finanza sostenibile, come si evince dai riscontri riguardanti quattro concetti elementari: l’investimento sostenibile ha raccolto il 37% delle risposte corrette, i green bonds il 36%, i fattori ESG il 25% e il rischio di greenwashing il 19%. Solo il 6% degli intervistati risponde correttamente a tutti e quattro i concetti indagati, mentre in media il 60% circa non sa o si rifiuta di rispondere.
Proprio la mancanza di conoscenze è il maggiore deterrente a scegliere investimenti sostenibili (indicata dal 28% dei rispondenti), seguita dalla percezione di rischi elevati (19%), dall’apprensione di performance finanziarie basse (17%), dalla mancanza di informazioni utili e chiare (16%), dai costi elevati (13%) e quindi dal timore del greenwashing (11%). Tutti questi fattori fanno sì che attualmente solo l’11% degli intervistati possieda strumenti finanziari con caratteristiche di sostenibilità, percentuale che sale al 17% se l’investitore è assistito da un professionista.
Ciononostante, l’interesse nei confronti di questa tipologia di investimenti risulta significativo. A prescindere dai profili finanziari dell’investimento, si dichiarano interessati (molto e abbastanza) il 41% degli investitori. A confronto con altre opzioni di investimento invece solo il 15% del campione esprime interesse incondizionato, mentre il 29% lo subordina a parità di rischio e rendimento di opzioni alternative e il 19% alla possibilità di maggiori guadagni; nel complesso è interessato il 63% del campione, dato in calo rispetto al 2021 e sostanzialmente stabile rispetto al 2019.
Con riferimento alle preferenze di sostenibilità nell’ambito dei fattori ESG, gli investitori si orientano in via prioritaria verso agli aspetti ambientali (nel 36% dei casi) e sociali (34%), mentre restano più sullo sfondo i fattori legati alla governance. Da evidenziare come il 22% del campione intervistato non esprima alcuna valutazione in merito all’importanza relativa di questi fattori, dato che però scende al 16% tra gli investitori con elevata alfabetizzazione finanziaria e all’11% tra coloro che hanno conoscenze elevate in materia di finanza sostenibile. Si tratta di una prima indicazione della relazione positiva tra una maggiore educazione finanziaria e la conoscenza dei temi della finanza sostenibile.
In prospettiva, l’interesse verso la finanza sostenibile potrebbe comunque tradursi in un aumento significativo di tali investimenti: il 57% degli intervistati si dichiara propenso a modificare le proprie scelte di asset allocation a favore di prodotti sostenibili nel giro dei prossimi due anni. Percentuale che sale al 74% tra coloro che si dichiarano interessati al tema e al 93% tra coloro che già possiedono questa tipologia di strumenti.
Le evidenze che emergono dal Rapporto confermano dunque che le conoscenze e l’interesse sulla finanza sostenibile si associano positivamente a una maggiore educazione finanziaria e a fattori quali istruzione, posizione finanziaria solida, tolleranza verso le perdite nel breve termine, fiducia nel sistema finanziario. Influiscono positivamente sull’interesse dell’investitore anche la presenza di un consulente e la comunicazione delle preferenze di sostenibilità.
Insomma, un’educazione finanziaria che va sempre più a braccetto con la sostenibilità!
Michaela Camilleri, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali