RISPOSTA DI LAMBERTO MECORIO (SEGRETARIO UIL FPL VITERBO) A VITTORIO RICCI DELLA FIALS
VITERBO – Caro Vittorio, ho letto la tua lettera pubblicata dalla stampa in questi giorni. Una vera e propria caduta di stile. E dispiace, perché entrambi dovremmo invece far parte della stessa cultura sindacale dove a primeggiare è l’interesse del lavoratore, la lotta per la conquista di nuovi diritti e la tutela di quelli già conquistati. Non da ultimo, anche il rispetto per gli altri dirigenti sindacali. Rispetto che non passa certo attraverso le poche righe di una lettera che insulta, parlando di “totale incoerenza e quindi inaffidabilità”, allude, proponendo presunte “altre ragioni che ci sfuggono” e, quel che è peggio, dice cose non vere. Tuttavia non sono colpito, bensì amareggiato.
Perché penso a te come a un dirigente sindacale. Un ruolo per il quale occorre essere all’altezza. All’altezza dei bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici, delle loro famiglie, dei disoccupati e di chi è a centinaia di chilometri distante da casa e dai propri figli. All’altezza dei precari che chiedono lavoro e stabilità e nei confronti dei quali hai semplicemente voluto metterti in mostra puntando il dito contro di me. Accusandomi pure – neanche troppo velatamente – di essermi schierato assieme a tutto il sindacato Uil Fpl a sostegno dei “sacrosanti” diritti dei precari per poi cambiare opinione a livello personale e contro il mio stesso sindacato per chissà quale ragione. Non sono io, caro Vittorio, la persona che dice cosa poi fa altro. Che crede in una scelta e si comporta diversamente. È inoltre un’inutile accusa. Non perché rivolta al sottoscritto, ma semplicemente perché per renderla in qualche modo credibile avresti dovuto fare prima quello che invece non hai fatto.
Pertanto, caro Vittorio, dove eri quando il sindacato Uil Fpl scriveva alla Direzione Generale della ASL di Viterbo immediatamente dopo aver preso visione del Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 6 marzo 2015 che negava la stabilizzazione del personale atipico? Dove eri quando chiedevamo alla stessa Direzione la possibilità di trasformare i contratti Co.Co.Pro. in tempi determinati? Dove eri, poi, quando il sindacato Uil Fpl chiedeva con lettera al Presidente del Consiglio, al Direttore Generale Asl Viterbo e al Presidente della Regione di prevedere nella Legge di stabilità che anche i dipendenti con contratto atipico fossero considerati precari al pari degli altri? Dove eri e dove era il sindacato Fials regionale quando Uil e Cisl si schieravano apertamente a sostegno del personale precario con tanto di comunicato stampa? Probabilmente, domande retoriche. Di cui, però, ben conosci le risposte. E la risposta è che noi c’eravamo. Ed eravamo al fianco dei precari. A difendere i loro diritti, ottenendo risultati concreti e tangibili. Oggi, scritti nero su bianco nei provvedimenti governativi e regionali. Noi eravamo lì con i precari a dire che si poteva lottare e lottare per vincere.
Quanto ho poi chiesto – e che tu mi rimproveri – a partire dalla mobilità (Dlgs165/2001), è previsto dalla normativa vigente che noi sindacalisti siamo tenuti a conoscere e a far rispettare a tutela dei lavoratori. Senza provocare alcuna spaccatura tra loro. Ma lottando per ognuno di loro e per ogni suo singolo diritto. Oppure, caro Vittorio, ci sono lavoratori che un sindacalista può ignorare o permettersi con arroganza e voce grossa di mettere in un cantuccio come se nulla fosse? Non credi anche tu che sarebbe vergognoso solo pensarlo?
E sì, caro Vittorio, anche i “professionisti residenti nella Tuscia ma che lavorano in altre Asl” sono per me e per la Uil lavoratori a tutti gli effetti, senza che questo tolga nulla agli altri. Perché ci sono le loro famiglie e la terra in cui hanno scelto di vivere e di voler dare il proprio contributo che, per il lavoro che viene fatto negli Ospedali e nelle Asl, è contributo in favore degli altri, al servizio dei cittadini. Dopodiché, quando c’è solidarietà tra i lavoratori – altra regola sindacale che sarebbe grave dimenticare – sono proprio i diritti dei più deboli a beneficiarne maggiormente. Se invece si creano spaccature inutili, perdono tutti i lavoratori nell’interesse di singoli che con loro non hanno o non dovrebbero avere nulla a che fare. Ce lo insegna la storia sindacale, che è bene sempre ricordare e tenere a mente.
Coerenza e affidabilità sindacali, caro Vittorio, stanno infatti tutte qui: nella consapevolezza del proprio ruolo e della responsabilità che esso comporta. Responsabilità verso i lavoratori e la verità, verso il sindacato e la sua organizzazione. Responsabilità verso se stessi.
Buon 25 Aprile e 1° Maggio, caro Vittorio. E arrivederci, se un giorno avrò mai modo di vederti, sul campo di battaglia.
Lamberto Mecorio
Segretario Generale Uil Fpl Viterbo