“L’HOUSING SOCIALE NON BASTA” – Rubrica Casa Citta’ Societa’. QN Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione dell’11 marzo 2017 – Achille Colombo Clerici
Sono circa 1,7 milioni,le famiglie italiane che versano in condizioni di disagio abitativo (incidenza dell’affitto sul reddito familiare superiore al 30%); centinaia di migliaia le domande inevase di assegnazione di case popolari.
In tale situazione, gli alloggi in dotazione all’ ERP-Edilizia Residenziale Pubblica per lo svolgimento della loro funzione istituzionale, continuano a diminuire.
Oggi sono poco più di 800 mila unità, sparse su tutto il territorio nazionale, (200.000 alloggi venduti dal 1993).
Il patrimonio residenziale pubblico italiano – circa il 4% del totale degli alloggi – ci pone all’ultimo posto tra i maggiori Paesi europei (Austria 24%, Belgio 7%, Danimarca 19%, Finlandia 16%, Francia 17%, Germania 30%, Olanda 35%, Regno Unito 21%).
In questo quadro, la scelta compiuta in questi giorni da alcune Aziende Casa, di procedere ad ulteriori dismissioni, per ridurre disavanzi economico-finanziari, scaturiti dall’inefficienza del sistema-casa Italia, ben esemplifica la totale mancanza di visione strategica che caratterizza la politica della gestione delle cosiddette case popolari.
Ed e’ la spia della drammatica situazione del Paese che deve fare i conti non solo con il debito pubblico, ma anche con i debiti delle amministrazioni locali e degli Enti pubblici e parapubblici.
Quando, invece di vendere l’argenteria ( per l’ente pubblico cio’ significa spending review, eliminazione di sprechi, alienazione di beni a reddito) la famiglia-Paese vende pentole e stoviglie, vuol dire che è allo sbando.
Non è più procrastinabile dunque un deciso intervento sul piano pubblico per affrontare adeguatamente il problema rappresentato dal bisogno abitativo dei meno abbienti.
In ogni caso, a causa dell’inefficienza dell’ERP e al di la’ dell’housing sociale o di altre “vie” che, positive in se stesse, sono gocce nel mare del fabbisogno reale, bisogna pensare ad un serio e definitivo coinvolgimento degli investimenti privati, giocando la carta del mercato.
A mali estremi, estremi rimedi. Negli anni ’80 il preminente interesse pubblico suggeriva allo Stato di rinunziare al rimborso dei contributi, per favorire i posti di lavoro creati dalle case automobilistiche; ora deve indurre a defiscalizzare decisamente la locazione privata per favorire maggiori investimenti nel settore, al fine di produrre, con la maggiore offerta, un calmieramento generale dei costi dell’abitare.