L’ Unione Europea sembra essersi irrigidita di fronte alla richiesta russa di pagare il gas in rubli. La decisione tuttavia non spetta alla politica ma alle aziende che importano energia russa. I governi europei tuttavia, conformi alla linea Biden, invitano le loro industrie a non cedere alla richiesta di Putin. L’orientamento , dopo una prima fase interlocutoria in cui si è valutato un possibile compromesso, emerge dopo un confronto con i partner del G7. La soluzione di accordo proposta dal Cremlino lascia alle banche su cui vengono effettuate i pagamenti l’onere di cambiare gli euro del gas in rubli.. L’Eni ha fatto sapere di aver ricevuto le comunicazione da parte di Mosca e che sta analizzandole. Questa linea moderata tuttavia è smentita nettamente dal portavoce della Commissione Europea : “ Con i nostri partner del G7 abbiamo chiaramente espresso le nostre posizioni: i contratti concordati devono essere rispettati. Il 97% dei contratti in questione prevede esplicitamente il pagamento in euro o dollari. Le aziende con tali contratti non dovrebbero aderire alle richieste russe”. Gazprom ha informato intanto che Italia, Turchia e Polonia nel mese di marzo hanno avuto consegne superiori a un anno fa. In assenza di sanzioni energetiche la Russia porrebbe 300 miliardi in sicurezza nel 2022, una cifra strategicamente sufficiente ad evitare il fallimento e utilissima per portare avanti la guerra e il disegno geopolitico a cui sta mirando Putin . Attualmente le commesse energetiche europee sono pagate a banche di Londra e Parigi che poi girano i fondi in Russia dove l’80% del guadagno viene convertito in rubli. Il pagamento si considera concluso quando viene effettuato il versamento nelle banche franco inglesi . Se il meccanismo restasse immutato Mosca potrebbe vedere congelati i suoi soldi da potenziali sanzioni. La proposta russa richiede che i pagamenti siano considerati conclusi solo dopo che la cifra è stata pagata in rubli a Gazprombank. Il mancato accordo sui pagamenti implicherà la chiusura automatica dei gasdotti. Le conseguenze cominceranno ad esserci solo a fine mese quando la Russia renderà pienamente operative le sue nuove disposizioni Se dovesse passare la linea Putin, Mosca potrebbe essere libera anche di fissare il tasso di cambio euro/ rublo potenzialmente non solo per l’energia ma anche per altre risorse strategiche. La vera guerra tra Russia e paesi occidentali passa quindi non solo per l’Ucraina dove si sta combattendo sul campo ma anche sugli assetti economici con cui si regolano i flussi energetici con l’ Europa continentale. L’Italia è uno dei paesi più esposti dal potenziale blocco delle risorse russe avendo rinunciato da tempo ad una politica di cooperazione con l’Africa e il Sud del mondo e non avendo pronta una struttura logistica in grado di accogliere risorse provenienti dallo spazio atlantico che comunque potrebbero avere un costo superiore e non necessariamente rispondere a prezzi politici.