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MILANO. PIANI E PROGETTI. LE ZONE E I LUOGHI

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Osservatorio Metropolitano (CIAM, ARCHXMI, AIM) terzo appuntamento del ciclo  sul PGT

MILANO. PIANI E PROGETTI. LE ZONE E I LUOGHI

di Benito Sicchiero

Dalla Milano del passato alla città del presente, al tentativo di prevedere quale sarà la Milano del prossimo futuro. E’ stato l’affascinante percorso della tappa numero 3 di Osservatorio per Milano, patrocinato da Assoedilizia, secondo ciclo di incontri che intende offrire proposte e relative soluzioni al divenire della città metropolitana così come delineato dal PGT .

Il titolo dell’incontro “Milano. Piani progetti. Le zone e i luoghi” già inquadra la tipologia degli interventi che il coordinatore Alberico Belgiojoso  ha messo sul tavolo. Ha iniziato con la storia quasi bimillenaria della ‘città delle trasformazioni’, corredandola con una ricca serie di immagini: dai resti, non adeguatamente valorizzati, di Milano capitale dell’Impero romano d’Occidente (286-402) per l’importanza militare, politica ed economica che la città possedeva, arrivando ai giorni nostri attraverso Medioevo e Rinascimento, le dominazioni spagnola, austriaca, francese e i loro influssi sulla città , al Neoclassico che coincide con lo sviluppo della Milano moderna ed i primi Piani regolatori (Beruto e Pavia-Masera), le Università, i trafori ferroviari del Sempione e del Gottardo, l’annessione del comune   dei Corpi Santi – primo passo per la grande Milano –  cui seguirono altre inclusioni, da Affori a Baggio, Gorla, Greco, Lambrate, Turro ecc.

Quindi, l’espansione fine Ottocento inizio Novecento, l’inizio di una nuova architettura che supera l’Eclettismo ottocentesco, fonda le Avanguardie, che proprio a Milano si sviluppano nel Novecento;  la cintura ferroviaria con la nuova Stazione Centrale , il Piano Albertini del 1933, i grandi insediamenti industriali a ridosso del centro città, la deindustrializzazione (con i 10 milioni di mq delle cosiddette ‘aree dismesse’) e la riconversione in città del terziario prima e della conoscenza poi, della quale sono testimoni i grattacieli di Porta Nuova. Rimangono parzialmente irrisolti i grandi problemi della ‘ricucitura’ con le periferie e per citare solo due dei rilievi di Belgiojoso, la riqualificazione della cinta ferroviaria e il progetto di abbattere lo stadio di San Siro.

Di grande interesse l’esperimento sul campo di Maria Vegeto del Politecnico di Milano autrice di studi ed analisi su alcune zone chiave della citta: San Siro, Scalo Farini, Rubattino, Lambrate. La sua convinzione di coinvolgere la popolazione sulle scelte che la riguardano l’ha portata ad accompagnare giovani allievi che risiedono lungo il Lambro a ‘riscoprire’ il fiume e le località affascinanti che esso percorre tanto da realizzare un documento “Cartoline dal Lambro” che illustra realtà diverse – urbane, agricole, industriali – fuse in un mix lungo l’itinerario Forlanini, Lambrate, Monluè.

L’espansione fine Ottocento inizio Novecento, l’inizio di una nuova architettura che supera l’Eclettismo ottocentesco e fonda le Avanguardie – I gloriosi palazzi di via Spartaco 8 e 10, prima sede storica della Fondazione Prada

Giovanni  Padula, economista urbano e docente nell’università Carlo Cattaneo di Castellanza,  si è assunto il compito di analizzare gli impatti del Covid sulla tipologia del lavoro (esempio smartworking) e  quindi sul mercato immobiliare commerciale e di tentare di prevedere la sua evoluzione nel prossimo futuro, cosa non facile, ammette. Afferma, in sostanza, che gli spazi del terziario si dividono in due categorie: quelli che necessitano di contatti in presenza (rappresentanza, creatività, innovazione, ricerca ecc.) che non subiranno flessioni; e gli spazi destinati alla produttività (per citare, uffici generici, studi commerciali, associazioni) per i quali si prevede un calo, molti diventeranno abitazioni.   

Se Milano subirà la competizione dei centri urbani più vicini, resterà comunque il luogo del lavoro privilegiato. I suoi poli di sviluppo più promettenti sono Scalo Farini e Mind. Ma molto dipenderà dallo sviluppo demografico.

L’asse San Satiro, Sant’Alessandro e San Sebastiano

Riassume Gianni Verga, co-coordinatore dell’Osservatorio: la città deve trasformarsi continuamente. E’ successo con la deindustrializzazione che ha causato una certa sofferenza nel tessuto economico e sociale; ma che ha consentito di mettere a disposizione 10 milioni di mq di aree. Resta comunque la scuola il luogo più importante della città dove si avvia il processo di aggregazione e socializzazione. La scuola dovrebbe essere aperta dalla mattina alla sera: per insegnare, ma anche per svolgere altre utili funzioni.

Milano, città d’arte delle trasformazioni

Prossimo ed ultimo appuntamento dell’Osservatorio martedì 22 giugno, ore 18, con il tema “Milano. La questione della casa”. Resta la possibilità offerta ai cittadini di rivolgere osservazioni, critiche, proposte utilizzando la email eventi@aim.mi.it

Il Sindaco Beppe Sala con Achille Colombo Clerici presidente di Assoedilizia

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