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I Minori nei casi di separazione e divorzio. L’Angolo della Psicologa

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Marisa1IQ. 16/12/2012 – Puntuale l’Angolo della Psicologa con una frequenza quindicinale. Vogliamo aprire un dialogo tra i lettori di Informazione Quotidiana e la nostra Psicologa. Potete proporle riflessioni e quesiti inviando una email a: redazione@informazionequotidiana.it.

 Ed ora Buona lettura!!

Molto sono cambiati nel tempo il ruolo e la considerazione riconosciuti ai bambini: da ‘scatole vuote’ da riempire a uomini e donne in miniatura, fino all’odierno concetto di competenze presenti già nelle prime fasi di sviluppo.

E’ evidente, quindi, che occorre dare ascolto ai minori, ovvero osservarli e farli esprimere rispetto ai loro cosiddetti diritti.

I “Diritti delle bambine e dei bambini, dei ragazzi e delle ragazze” così recitano:

  • Hai diritto ad avere una famiglia che s’interessa a te, ad essere in contatto con i tuoi familiari, anche se sono lontani e di continuare a frequentare i tuoi genitori anche se loro sono separati.
  • Hai comunque diritto di essere informato e consultato per le questioni importanti che riguardano la tua famiglia.

per ulteriori dettagli cfr. http://www.sosconsumatori.it/diritti_bambini_ragazzi.html).

Come si vede, è pacifico che un bisogno (diritto) fondamentale dell’Infanzia sia quello di godere di una famiglia, di crescere e formarsi all’interno di una casa, intesa in senso materiale ma anche – e soprattutto – affettivo.

Ma cosa succede quando i genitori litigano e si separano? La risposta più immediata e più vera è che i figli soffrono, perché (il più delle volte) essi vogliono bene sia alla mamma che al papà.

Il peggio, tuttavia, arriva quando i genitori non smettono di litigare neanche dopo la separazione, ovvero quando permane un’accesa conflittualità coniugale che richiede l’intervento del Giudice e dei suoi “esperti”.

Nella mia esperienza di ascolto di minori nei casi di separazione e divorzio ho maturato una convinzione: non dobbiamo gravare i figli dell’angoscioso compito di “scegliere” con quale genitore stare, perché per loro sarebbe dolorosissimo privilegiarne uno tradendo (è questa la loro percezione) l’altro.

Ma ascolto implica l’attenzione dell’adulto a quanto quel bambino esprime (verbalmente e non), senza indurlo o, peggio, costringerlo a rispondere al nostro bisogno di trovare soluzione ai suoi problemi familiari, magari alla svelta.

Quando un minore (specialmente sotto i 12-14 anni) deve entrare in un’aula di Tribunale per essere ascoltato dal Giudice della separazione vuol dire che gli adulti che dovevano tutelarlo (in primo luogo i genitori) hanno fallito, pur nel rispetto del loro diritto a separarsi se non si amano più.

E quando un figlio viene indotto a schierarsi con uno dei due genitori e ad allontanarsi fisicamente ed affettivamente dall’altro significa che chi doveva occuparsi del suo benessere (in primo luogo il genitore manipolativo e alienante) ha tradito colpevolmente il suo mandato.

Talvolta, poi, si assiste ad uno schieramento che non tiene conto del vero interesse dei minori anche da parte dei professionisti chiamati a vario titolo ad occuparsi della vicenda separativa degli adulti: avvocati, assistenti sociali, psicologi e consulenti vari.

Ritengo profondamente censurabile la strumentalizzazione a cui sono sottoposti i figli quando i coniugi separandi colludono con professionisti incapaci di svincolare i figli dalle diatribe giudiziarie dei genitori. In una, credo, minima percentuale dei casi, poi, sono gli stessi professionisti (legali, consulenti, ecc.) a sfruttare il disagio esistente nei figli per utilizzarlo contro l’altro genitore, sino ai terribili casi di false denunce di abuso sessuale.

Le recenti vicende di bambini inviati in casa-famiglia a causa della inadeguatezza e della conflittualità dei genitori, da qualsiasi angolatura tecnica o ideologica le vogliamo analizzare, denotano sì che ci si accosta ai minori come elefanti nella cristalleria, ma anche che, purtroppo, ancora si consente che “le colpe dei padri – e delle madri – ricadano sui figli”.

I bambini, quando non schiacciati da interessi non loro, nella stragrande maggioranza dei casi ci inviano questo messaggio: “Vorrei stare sia con la mamma che con il papà, e che non litigassero più”.

Le nostre sensibilità e competenze, se ne abbiamo, devono essere poste al servizio di questi esseri che, pur ‘piccoli’ nel fisico, sono grandi nella consapevolezza di cosa è più giusto per loro.

Non rendiamoli fragili negando loro il fondamentale diritto ad avere, in tutti i casi possibili, due veri genitori che li amano e li proteggono.

Dott.ssa Marisa Nicolini

 

La Dott.ssa Marisa Nicolini è psicologa e psicoterapeuta, abilitata all’insegnamento della Psicologia Sociale e Consulente Tecnico d’Ufficio del Tribunale di Viterbo.

Collabora, tra l’altro, con la Casa di Cura “Villa Rosa” di Viterbo e con la “Clinica Parioli” di Roma e riceve presso lo Studio di Psicologia Clinica e Giuridica in Via A. Polidori, 5 – Viterbo, cell. 3288727581, e-mail m_nicolini@virgilio.it

Collabora con le Associazioni AIAF (Avvocati di Famiglia e Minori) e Donne per la Sicurezza onlus.

Potete conoscere meglio le sue attività ai seguenti link:

[URL]www.marisanicolinipsicologaviterbo.freshcreator.com[/URL]

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[URL]www.psicologaviterbo.it[/URL]

[URL]http://psicologanicolini.oneminutesite.it[/URL]

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Inoltre potete seguire le sue attività consultando la pagina Facebook [URL]http://www.facebook.com/pages/Studio-di-Psicologia-Clinica-e-Giuridica-Drssa-Marisa-Nicolini/177076385739068?ref=ts&fref=ts[/URL]

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