La condanna del terrorismo, il sostegno e la vicinanza a Israele in quel che appare l”11 settembre’ dello Stato ebraico: dal mondo della politica italiana, specialmente dal governo e dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ma anche dalle forze di opposizione, sono state queste le parole che hanno accompagnato fin da subito le notizie che arrivavano, e arrivano tuttora, da Israele, sotto violento attacco del gruppo terroristico di Hamas. Il governo italiano “condanna con la massima fermezza il terrore e la violenza contro civili innocenti in corso. Il terrore non prevarrà mai. Sosteniamo il diritto di Israele a difendersi”, ha assicurato palazzo Chigi. Ma esattamente cosa intende fare l’esecutivo?
Questa è la domanda che in apertura di seduta alla Camera, Lia Quartapelle, deputata del Partito democratico, ha posto al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, perché oltre alla condanna degli attentati, si vuole anche capire come evitare “un’escalation devastante e favorire qualsiasi tentativo di mediazione”, dice l’esponente dem, chiedendo un’informativa di Tajani alla Camera, cui si sono associati Paolo Pulciani, di Fratelli d’Italia, e Andrea Quartini, del Movimento 5 stelle.
Delle prime risposte sono arrivate in parte dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, che, in una lettera al Foglio, ha spiegato che sin dal primo sta lavorando per “fermare l’escalation. Con altrettanta attenzione e scrupolo sto monitorando, insieme ai massimi vertici operativi della Difesa, oltre che in continua coordinazione con il Maeci, l’evoluzione della situazione del quadro mediorientale anche nella parte meridionale del Libano dove, da decenni, è in via di svolgimento la missione Unifil”, ma anche dalla stessa premier, che dopo aver sentito, nella giornata di ieri, il presidente israeliano, Benjamin Netanyahu, oggi ha avuto una conversazione telefonica con il primo ministro della Repubblica libanese, Najib Mikati.
Non solo, però, perché anche lo stesso titolare della Farnesina, prima in un’intervista al Corriere della Sera, poi in un collegamento con Rtl, ha parlato di una situazione che “richiama paradossalmente la necessità di riportare il processo di pace al centro dell’attenzione internazionale. Siamo pronti a lavorare per favorire il raffreddamento delle tensioni, come già ottenuto a inizio anno con le intese di Aqaba e Sharm el-Sheikh, e la successiva ripresa di una prospettiva politica”, iniziate a partire da colloqui telefonici con il ministro degli Esteri israeliano, egiziano e giordano.
“Mercoledì – ha annunciato Tajani – sarò in visita ufficiale in Egitto per incontrare il presidente Al-Sisi. Contiamo molto sull’Arabia Saudita, sulla Giordania e sull’Egitto, quest’ultimo ha canali di comunicazione efficaci con Hamas, affinché possano compiere un’opera di mediazione”, il problema, però, ha sottolineato è che ”Hamas non vuole nessun tipo di dialogo”, ma anzi, “vuole allontanare tutto il mondo arabo e musulmano da Israele e accendere lo scontro pensando di avere il sostegno dell’Iran” anche se ”non abbiamo prove del sostegno iraniano”.
Per arrivare presto a una de-escalation, per Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e parlamentare dell’Alleanza Verdi e Sinistra, “la soluzione a lungo termine deve necessariamente passare attraverso la creazione di due Stati e due popoli: Israele e Palestina. Ma per arrivarci, è fondamentale che la comunità internazionale torni a occuparsi attivamente della questione palestinese, senza lasciare spazio all’odio e alla polarizzazione armata che stiamo vedendo crescere in varie parti del mondo”.
Il dibattito politico viene commentato, all’Adnkronos, anche da osservatori esterni come il filosofo Massimo Cacciari e il politologo Gianfranco Pasquino. “Fin tanto che non verrà riapplicato ciò che l’Onu aveva deciso decenni fa, non vi potrà essere nessuna pace e si assisterà continuamente a queste tragedie. Quindi i politici si mettano intorno a un tavolo per vedere come risolvere le cause di questa tragedia. E soprattutto -dice Cacciari- quelli come i nostri che non contano nulla farebbero meglio a tacere”. Palazzo Chigi è stato illuminato: “E che facciano le luminarie”.
L’unione delle forze politiche italiane nella condanna dell’attacco di Hamas contro Israele “mi pare -dice Gianfranco Pasquino- una scelta saggia, potrei anche dire leggermente tardiva ma sicuramente saggia. Finalmente hanno deciso che stanno dalla parte della democrazia e di chi vuole vivere una vita in pace, non dei terroristi e di chi li finanzia”. Il professore emerito di Scienza politica nell’Università di Bologna trancia il parallelismo con gli attacchi dell’11 settembre: “Eviterei paragoni suggestivi e di poca sostanza. Se si sta dalla parte di coloro che vengono aggrediti vale l’11 settembre come altre situazioni. Aggressioni di questo genere sono un unicum di volta in volta”.