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All’Abbazia di Chiaravalle (Milano) riunione del Gruppo Lombardo Aiams
MULINI STORICI TRA RISCOPERTA DELLE TRADIZIONI E NUOVE POSSIBILITA’ DI LAVORO
Se è cosa bella e meritoria riscoprire le nostre ricchissime tradizioni in tutte le loro manifestazioni ancor più bello e meritorio è valorizzarle perché esse diventino propulsori di economia, produttrici di posti di lavoro, sbocco gratificante dell’impegno dei giovani mai come oggi così frustrati.
Sono gli obiettivi di Aiams-Associazione italiana amici dei mulini storici costituitasi nel 2011, prima organizzazione di questo tipo a livello nazionale, che aderisce a The International Molinogical Society-Tims con associazioni in Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Olanda, Portogallo, Regno Unito, Slovacchia, Spagna, Svizzera, Ucraina, Usa.
Come hanno spiegato i numerosi intervenuti non solo dalla Lombardia ma anche da Veneto, Liguria, Piemonte nel magnifico antico mulino perfettamente ristrutturato dell’Abbazia di Chiaravalle (Milano) – coordinati da Claudio Fazzi e dal responsabile regionale Carlo Pedretti – dopo un lungo periodo di abbandono dovuto all’arrivo di nuove tecnologie di macinazione, i mulini a pietra azionati dall’acqua e in casi più rari dal vento stanno rifiorendo a nuova vita per una serie di motivi: dalla necessità di rispondere alla sempre maggiore richiesta di cibi sani prodotti con i sistemi della tradizione al ruolo di messaggeri di storia delle comunità a punti di richiamo del turismo agricolo. “Così – come scrive il presidente di Aiams Gabriele Setti nella presentazione al libro di Silvano Bonaiuti “Mulini storici. Conoscenza e modi d’uso” – alla piccola schiera di potenziali “ristrutturatori” di mulini a pietra, spinti da ragioni affettive o di salvaguardia architettonica museale dei manufatti, negli ultimi anni si sta aggiungendo un numero sempre più consistente di persone che valuta la possibilità di lavoro in questo settore”. Tra queste in particolare i giovani che si stanno orientando all’agricoltura.
Secondo Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia che rappresenta anche proprietari di antichi mulini nonché di dimore storiche, è da apprezzare l’impegno di Aiams nei confronti della quale è stata assicurata collaborazione. “Il mulino – commenta – è una tipologia tipica del territorio rurale antico, strettamente correlata a particolari contesti ambientali. La sua diffusione capillare sul territorio italiano, da oltre 10 secoli, ne fa un importante patrimonio storico e culturale perché ne ha caratterizzato e, talvolta, ne caratterizza ancora, l’organizzazione economica dei luoghi, la composizione sociale e i meccanismi di produzione e di distribuzione dei prodotti agricoli”.
La presenza dei mulini dava origine a vivacità e molteplicità di attività produttive. Vi trovavano occasione di lavoro trasportatori, fabbri, carpentieri, falegnami, manodopera generica, impiegati direttamente al servizio dei mugnai, oppure nelle frequenti e onerose operazioni di manutenzione richieste da macchinari realizzati pressocchè completamente in legno e quindi soggetti a facile usura, o nella sistemazione del complesso quanto fragile sistema di derivazioni e canali che alimentavano gli impianti. La vivacità economica che contraddistingueva queste aree ‘ad alta tecnologia’ faceva sì che esse finissero con l’esercitare una funzione attrattiva per insediamenti, commerci ed altre attività.