Battesimo ufficiale al Teatro Quirino per i gruppi parlamentari di “Sinistra italiana” di cui faranno parte gli esponenti di Sel, ex Pd ma anche ex M5s. Pienone in platea, in cui si rivedono anche figure storiche come Cesare Salvi e Fabio Mussi. Nel corso dell’assemblea ha preso la parola Stefano Fassina, il quale, rispondendo anche a Pier Luigi Bersani, ha detto: “Ci hanno accusato di fare il gioco della destra, non è così: il gioco della destra lo fa chi fa la destra con il jobs act, con l’intervento sulla scuola, con l’Italicum, con la riforma del Senato e della Rai. Noi siamo Sinistra italiana e abbiamo scelto un nome che rivendica una scelta di campo precisa”. Sinistra italiana è alternativa al “liberismo da happy days del segretario del Pd”, ha proseguito Fassina illustrando le iniziative del nuovo gruppo parlamentare sulla legge di Stabilità. “Dai gruppi di Sinistra italiana nascerà un partito coinvolgente, largo, plurale, popolare che rimette al centro il lavoro, la scuola pubblica e la ricostruzione morale della politica”, ha detto ancora Fassina. “La scelta di costruire un gruppo parlamentare unito è per noi pratica di democrazia costituzionale”. “Quella di oggi è una tappa decisiva. Il nostro è un cammino impervio, controcorrente ma è necessario per fare una Italia più giusta. Insieme possiamo dare sostanza all’articolo 1 della Costituzione: l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. In un messaggio inviato all’assemblea, Sergio Cofferati a sua volta ha affermato: “Quella odierna è una giornata significativa perché può dare inizio ad un percorso importante per la sinistra italiana”. “La sinistra – ha aggiunto – è ancora oggi uno spazio politico fondamentale, c’è un oggettivo bisogno di dare rappresentanza alle esigenze di una larga parte di popolazione che ha subito le più aspre conseguenze sociali generate dalla crisi. La crescita della disoccupazione, in particolare per i giovani, la perdita del valore sociale del lavoro, la cancellazione dei diritti che garantivano dignità e l’aumento della povertà sono lì a dimostrarlo. Non meno grave è il mancato riconoscimento di diritti di cittadinanza, come la parità tra i generi, la valorizzazione dei beni comuni e l´esercizio della sostenibilità come fondamento del modello di sviluppo economico europeo e nazionale”.