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“Non posso fermarmi”

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Il periodo natalizio è, senza dubbio, quello che, tra luci e celebrazioni, spesso porta con se’ una riflessione sui rapporti umani, sulla solitudine, sulle precarietà, sulla salute, sui sacrifici e sulle difficoltà.

Di sacrificio e salute ne sa sicuramente qualcosa chi, mentre era impegnato a riportare la pace ed a portare aiuti umanitari ad un popolo devastato dalla guerra fratricida, è rimasto aggrappato alla vita, solo attraverso un debole filo di speranza, ed ha visto morire tanti, troppi, commilitoni, ammazzati da un “nemico invisibile”.

Carlo Calcagni, quel filo cerca di tenerlo stretto e di non mollarlo, con tutta la sua forza e vigore.

Ufficiale del Ruolo d’Onore dell’Esercito Italiano, militare “vittima dell’uranio impoverito” e delle sue conseguenze devastanti, convive con dolori lancinanti, ed è costretto a costante ossigenoterapia, assume all’incirca 300 compresse al giorno, oltre alla quotidiana terapia infusionale ed alla plasmaferesi settimanale.

Nonostante tutto, Carlo è un leone che “ruggisce”, soprattutto quando sale in sella alla sua bici, un triciclo che lui definisce “volante”.

Sopravvive grazie alle terapie, ma VIVE grazie allo sport che definisce suo fedele compagno di vita.

Proprio lo sport, che pratica da 50 anni ormai, gli ha regalato grandissime soddisfazioni, è per lui uno stile di vita che gli consente di “vivere” nel vero senso della parola, ragione per cui ha continuato ad allenarsi ed a gareggiare anche dopo l’inevitabile peggioramento delle sue condizioni di salute che lo hanno portato alla riforma con il 100% di invalidità permanente, per causa e fatti di servizio relativi alla missione internazionale di pace nei Balcani, della NATO, sotto l’egida delle Nazioni Unite, svolgendo la più nobile attività per la comunità: salvare vite umane.

Calcagni ha partecipato, infatti, a numerosissime competizioni nazionali ed internazionali, ottenendo sempre risultati straordinari: ha vinto oltre 300 gare ciclistiche ed ha continuato a vincere anche nelle competizioni “paralimpiche” (riservate ai cosiddetti “diversamente abili”) dopo aver contratto la gravissima malattia neurologica, cronica, degenerativa e irreversibile.

Ha rappresentato l’Esercito Italiano nei campionati italiani interforze che ha puntualmente vinto, tanto da essere premiato nel 2001, dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, come migliore atleta.

Nel 2018 è diventato testimonial dell’ente di Promozione Sportiva ASI e dallo stesso Ente è stato nominato Presidente della Commissione Rapporti con le Istituzioni Sportive Militari.

Purtroppo, Carlo è stato “ESCLUSO” proprio da chi la sua gravissima condizione di salute la conosce benissimo e ne possiede la documentazione “clinica”: la Federazione Ciclistica Italiana che gli ha “VIETATO” di partecipare all’attività agonistica riservata agli atleti paralimpici, situazione che Carlo vive con profonda delusione e rammarico: secondo i vertici del settore Paralimpico della Federciclismo, il suo precario stato di salute non rientrerebbe in una condizione di “evidente disabilità fisica” e, nonostante la commissione della ASL di appartenenza lo abbia riconosciuto “PORTATORE DI HANDICAP IN SITUAZIONE DI GRAVITÀ, ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 104 del 1992, gli hanno scritto, per motivare l’esclusione:

“Lei non ha i minimi requisiti per essere considerato un atleta paralimpico”.

Ma quale disabilità è più grave dell’essere condannato a morte perché gli organi vitali hanno ormai “deposto le armi”!

Carlo non si arrende, da buon militare e tenace sportivo.

Con la sua campagna “Tour per la vita”, porta la sua storia di VITA in tutta Italia, soprattutto nelle scuole, perché vuole offrire una testimonianza che possa sensibilizzare, far riflettere ed educare con l’ESEMPIO del suo “MAI ARRENDERSI”, che non è soltanto un motto, ma uno stile di vita!

Autore del libro, autobiografico, “Pedalando su un filo d’acciaio” che è stato definito un inno alla vita

Carlo rinnova il suo inno alla vita, nonostante un’esistenza stravolta da un subdolo e crudele nemico, l’uranio impoverito, e nonostante la rabbia alimentata dall’indifferenza delle istituzioni nei confronti di un Uomo dello Stato che ha solo la “colpa” di aver fatto il proprio dovere!

fonte: La VOCE agli italiani – “Non posso fermarmi” (lavoceaglitaliani.it)– autrice Angela Forte

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