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Parigi 2024, i miracoli non si ripetono: ora il record di Tokyo è più lontano.

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Italvolley

Volevamo eguagliare Tokyo 2020 e adesso, pur trovando continuità nelle medaglie, iniziamo ad avere qualche dubbio sulla fattibilità di questo obiettivo. In tempi olimpici si fa presto a passare dalla gioia allo sconforto. è così che abbiamo visto le emozioni di Alice D’Amato, Diana Bacosi-Gabriele Rossetti e di un Italia-Giappone indimenticabile trasformarsi nell’amarezza e nella paura del presunto calcolo renale di Gimbo Tamberi, nel dolore di Vito Dell’Aquila o nelle lacrime di Sergio Massida. Sopratutto ci apprestiamo a vivere quest’ultima parte dell’Olimpiade senza l’Italia che fa squadra, eccezion fatta per le ragazze di Velasco impegnate questa sera con la Turchia. Rabbia, delusione e rimpianti, è quel che ci hanno lasciato le eliminazioni di Settebello, Setterosa e Italvolley maschile. Avevamo iniziato a navigare sulla Senna, su quella barca piena di gioia e voglia di stupire ancora, carichi dei ricordi dell’ultima Olimpiade estiva dove gli azzurri superarono ogni record. Oggi (ieri, ndr) ci siamo resi conto che “Questa barca ci sta portando lontano da quei ricordi” parafrasando i Muse, e il rischio di non eguagliare Tokyo sembra sempre più concreto.

Settebello Pallanuoto

Italvolley e Settebello: non sempre si vince da favoriti

In questa analisi dell’insuccesso, forse (anzi certamente) un po esasperato, ci stiamo dimenticando che l’obiettivo della spedizione azzurra in Francia è quello di battere il proprio record personale. Sarebbe come chiedere a Zaccagni di replicare il miracolo di Italia-Croazia agli Europei, quindi non disperiamoci se alla fine dei Giochi ci dovessimo ritrovare con meno podi di tre anni fa. Lo abbiamo capito bene che i miracoli non si ripetono, lo ha capito Vito Dell’Aquila, infortunato in semifinale mentre cercava una seconda rimonta antologica, e lo ha capito soprattuto l’Italvolley. Nel raccontare l’Olimpiade dei ragazzi di De Giorgi partiremo sempre da lì, dal 2-0 24-21 in favore del Giappone nei quarti; tre match point che sapevano di eliminazione, annullati con la naturalezza di chi sembrava avere un oro olimpico nel destino. Non era affatto così perché quando la palla per andare in finale ce l’hanno avuta i francesi contro di noi, abbiamo pensato tutti chi alla rimonta con i nipponici, chi all’ultima stoccata delle Regine di Spade proprio contro la Francia a casa lORO. Invece, i miracoli non accadono due volte e la squadra di Andrea Giani si è presa la rivincita dall’europeo perso in casa nostra. Ci giocheremo il bronzo con gli Stati Uniti.

Perchè nello sport spesso si tifa per lo sfavorito? Forse per il diffuso spirito dello schierarsi “dalla parte degli Ultimi per sentirmi primo” direbbe un noto cantautore romano; o più semplicemente perché l’abitudine di tifare per Davide nel confronto con Golia tende a spettacolarizzare l’evento sportivo. Queste olimpiadi alla fine ci hanno ricordato tutte le difficoltà che emergono sulla strada del successo, anche quando quella strada sembra spinata per un atleta in particolare: ne sa qualcosa Mathieu Van der Poel. Vincere da favoriti non è per niente facile, lo ha ribadito Julio Velasco alla viglia dei Giochi e lo hanno sperimentato in molti a Parigi: da Odette Giuffrida ad Irma Testa, da Arianna Errigo a Tommaso Marini. Lo ha sperimentato dolorosamente anche il Settebello della pallanuoto, uscendo ai rigori contro l’Ungheria e sentendosi derubato dalla decisione arbitrale. Ecco che riaffiora il nostro spirito critico verso i direttori di gara che “ce l’hanno con noi” in ogni momento e in ogni sport. Il processo all’arbitro è qualcosa che ormai ci portiamo dietro dal mondo del calcio e (a prescindere dal torto o dalla ragione) che siamo riusciti ad imprimere anche al Judo (vedi Giuffrida), alla boxe (vedi Abbes), alla scherma (Errigo e Macchi) e ora alla pallanuoto. All’inizio dell’Olimpiade ci ha pensato lo stesso Filippo Macchi con un post su Instagram a calmare l’ira funesta di dirigenti ed allenatori: “Le decisioni arbitrali vanno sempre rispettate”. Persino Arianna Errigo ha cercato, onorando il suo ruolo di portabandiera, di spengere le fiamme della polemica, esprimendo la frustrazione per il “furto” subito e ammettendo le proprie colpe: “Non sono d’accordo con l’ultima stoccato, ma non dovevo trovarmi in quella situazione”. Dopo la sconfitta della pallanuoto sarà difficile trovare qualcuno pronto a smorzare l’indignazione verso l’errore arbitrale. Sbagli, ingiustizie, titoli mancati e vittorie inattese, dopotutto questa è l’Olimpiade, due settimane magiche nel corso delle quali un argento può essere una delusione (Fioretto femminile) oppure un quarto posto può rivelarsi magnifico (Benedetta Pilato e Nadia Battocletti). In fondo a dar peso ad una medaglia sono le aspettative, può succedere di far brillare un bronzo o un argento come fosse un oro (Furlani e le Fate dell’artistica) oppure dopo aver visto la gara, di dover considerare un argento come una grande conquista (Ganna a cronometro). Ogni Nazione ha i propri tabù, oggi ce lo siamo ricordato guardando l’Italvolley: l’Oro olimpico, mancato anche dalla generazione di fenomeni è rimasto una chimera. Raggiungere Tokyo è difficile adesso, restano quattro giorni per completare l’impresa da record.

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