Avere alcune informazioni chiave su patologie comuni di interesse chirurgico, è di grande importanza, in quanto molto spesso si tratta di disturbi lievi che, se trascurati, possono portare a degli esiti anche piuttosto gravi. Nell’articolo di oggi vi darò alcune notizie riguardo la diverticolite acuta.
I diverticoli sono delle estroflessioni verso l’esterno della mucosa del colon, che si formano in prevalenza nella parte sinistra dell’organo (nella porzione chiamata Sigma), ma che possono formarsi su tutto l’ambito dell’intestino crasso. La loro infiammazione porta ad una patologia con vari gradi di gravità: la diverticolite acuta. I sintomi tipici sono il dolore addominale inferiore, a sinistra, spesso associato a febbre, nausea, diarrea o stitichezza, sangue nelle feci.
La causa è dovuta ad alterati meccanismi di propulsione della peristalsi intestinale che favoriscono l’estroflessione mucosa: alterazioni dell’alvo, prevalentemente associate a stipsi, sono comuni nei pazienti affetti da diverticolosi (presenza di diverticoli del colon non infiammati); altri fattori di rischio, includono l’obesità, l’assenza di esercizio fisico, il fumo, l’alimentazione povera di fibre.
Si tratta di una malattia molto comune nel mondo occidentale, ma rara in Africa e Asia, avvalorando la tesi secondo la quale sia causata dallo stile di vita.
In caso di attacco acuto, la diagnosi viene posta attraverso la visita medica, la valutazione degli esami ematochimici, nei quali sovente si ritrovano delle alterazioni degli indici di infiammazione, e mediante una tomografia computerizzata (TC) dell’addome, esame fondamentale per inquadrare il quadro presentato, nell’ambito dei vari gradi di classificazione.
La diverticolite acuta, infatti, può avere dei quadri molto variabili per gravità e, quindi, essere suscettibile a diversi trattamenti a seconda della stessa: nei casi meno gravi sarà possibile seguire un trattamento conservativo con terapia antibiotica, mentre in quelli più gravi sono necessari trattamenti più invasivi, come il posizionamento radiologico di un drenaggio percutaneo per evacuare eventuali ascessi provocati dall’infiammazione diverticolare, fino ad arrivare all’intervento chirurgico urgente, che prevede l’asportazione del tratto di colon malato.
L’intervento in regime d’urgenza, che può essere eseguito per via a cielo aperto o laparoscopica, presenta diverse problematiche: innanzitutto è gravato da una maggiore mortalità e morbilità rispetto l’intervento chirurgico elettivo, proprio perché il paziente ha una presentazione in urgenza e un quadro clinico sicuramente alterato; inoltre nella maggioranza dei casi è necessario il confezionamento di una colostomia protettiva, in quanto l’anastomosi (ossia la sutura delle due parti di colon rimaste separate dopo la resezione della porzione malata: come due tubi da collegare insieme) presenza maggiori difficoltà di tenuta su tessuto infiammato, con successivo rischio di cedimento della stessa e contaminazione della cavità addominale da parte delle feci. Inoltre la presenza di colostomia richiede l’esecuzione di un secondo intervento chirurgico per la sua rimozione e il ripristino della continuità intestinale.
Per questo motivo è importante la prevenzione e l’indicazione all’intervento programmato, dopo il primo episodio, qualora trattato in maniera conservativa: un intervento chirurgico di resezione del colon per malattia diverticolare in regime elettivo risulta, infatti, meno gravato da complicante e presenta una minore necessità di confezionamento di colostomia, che rappresenta spesso uno scoglio gestionale e psicologico importante per il paziente, nonostante si tratti di una soluzione temporanea.
Normalmente la ricerca di una possibile diverticolosi non rientra nei classici programmi di screening, ma l’esecuzione di periodiche colonscopie, durante le quali è possibile valutare la presenza di diverticoli, è comunque consigliata per età o per familiarità, nell’ambito dei programmi di prevenzione del carcinoma colorettale.