Un anno fa un’inedita coalizione composta dalla Lega e dai Radicali si era data appuntamento in Cassazione per depositare i quesiti di sei referendum sulla giustizia, “una dote” al governo li definì Matteo Salvini in vista della riforma del Csm, all’epoca ancora da mettere a punto.
Ora in una sola settimana, tutti i nodi andranno sciolti: il 12 giugno gli oltre 50 milioni di elettori italiani sono chiamati ad esprimersi su 5 di quei referendum – quello sulla responsabilità civile dei magistrati non è stato ammesso dalla Consulta – e il 15, quando l’esito sarà ormai certo, il Senato esaminerà la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario presentata dalla Guardasigilli Marta Cartabia e oggetto di una lunga trattativa.
Due percorsi paralleli che ora si incrociano.
Gli italiani sono chiamati ad esprimersi sulla legge Severino, le misure cautelari, la separazione delle carriere e le valutazioni dei magistrati, e le candidature per il Csm.