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Perché non si comanda al cuore..

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Pochi momenti come questo belli, a quanti l’odio consuma e l’amore è dato sotto il cielo, di vedere” Umberto Saba ha ideato una sua personale definizione-in endecasillabi ai limiti del dantesco- di un gol; o meglio della gioia, dell’esplosione di irrefrenabile euforia che avvolge l’evento sportivo nel suo momento più importante. Viene facilmente da chiedersi cosa sia veramente lo sport e da dove abbia origine la sua magica ed universale esaltazione, tale da muovere cuori e rime in suo onore.

Lo sport è prima di tutto emozione che dà vita a sentimenti simili a quelli scaturiti da un bacio, ma non nel momento del contatto delle labbra, bensì le sensazioni che devono essere prese come paragone sono quelle che si provano negli attimi che precedono il bacio stesso. Proviamo a scegliere i fotogrammi più intensi degli ultimi anni di storia dello sport italiano: lo stacco da terra di Gimbo Tamberi, il palleggio di Chiesa prima di calciare in porta contro l’Austria, o il lancio di palla di Berrettini sul match point per arrivare in finale di Wimbledon– ma ce ne sarebbero tanti altri da aggiungere, tipo il silenzio prima della partenza di Marcell Jacobs nella finale dei 100 metri di Tokyo-. È questione di attimi, di momenti, che anticipano l’esultanza e la gloria ma che non sono il successo in sè proprio perché lo precedono, di alcune frazioni di secondo, ma nel momento in cui viene fermato quel fotogramma il risultato finale è ancora in bilico; questi sono gli istanti più intensi della vita e del mondo dello sport che ne fa parte.

Lo sport è amore. Si tratta di una relazione che non conosce tradimento, che non conosce ostacolo. Un Guasto d’amore che colpisce tutti i fan sportivi; un sentimento che una volta provato diventa irrinunciabile ed entra direttamente nel cuore di ogni appassionato, perché lo sport è anche passione.

Una passione travolgente ed incontenibile. Pensiamo in grande, pensiamo al di là del pubblico presente negli stadi: ogni gran premio di Formula 1 attrae migliaia di persone che si radunano su un prato per cercare di scorgere il rapido passaggio delle vetture magari vedendo solamente una curva, solamente cercando di riconoscere il numero di Leclerc o di Sainz; andiamo anche oltre, pensiamo anche al pubblico che attende ore ed ore prima del passaggio dei ciclisti nelle tappe del Giro d’Italia o del Tour de France, arrampicandosi sullo Stelvio o sul Ventoux; quei tifosi non vedranno l’arrivo della tappa, molto probabilmente non vedranno il momento decisivo dell’evento, ma saranno lì, pronti a tifare, ad incitare Ganna, Pogacar e i loro idoli, con tutto il loro amore, la loro passione e creando anche nel cuore degli atleti un’immensa emozione.

L’amore è un delitto, in cui non si può fare a meno di un complice” le parole di Baudelaire possono essere facilmente associate al mondo sportivo; atleta e tifoso, due complici che anche a distanza- con il primo al di fuori del campo ed il secondo all’interno dell’agonismo competitivo che per convenzione chiameremo partita- sanno abbracciarsi per festeggiare insieme la vittoria, o per piangere uniti nella sconfitta. Il noto “poeta maledetto” sottolineava come sia necessario che “nel gioco dell’amore uno dei due giocatori perda la padronanza di se stesso”, ed è così che i tifosi entrando allo stadio, all’autodromo al campo da tennis, smarriscono loro stessi, si perdono nel rapporto con i loro atleti preferiti, con la loro squadra con il loro tifo che unito al gesto tecnico e atletico genera un’unica opera d’arte effimera, estemporanea e soprattuto unica ed irripetibile.

Ed è così che lo sport permette di regalare gioie e dolori facendo provare sentimenti travolgenti che lasciano così, senza parole, come direbbe Vasco Rossi:“ ho guardato dentro un’emozione, e c’ho visto dentro tanto amore che ho capito perché non si comanda al cuore.

3 COMMENTS

  1. ….Lo sport è vita….Come il teatro l’emozione è continua!… Complimenti per l’articolo giovane Ascanio!

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