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Piacenza, caserma sequestrata e sei carabinieri agli arresti

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Chi ha sbagliato paghi, ma nessuno provi ad infangare il nome dei carabinieri, quel 99% che con grande dedizione garantisce la sicurezza ai cittadini per due sporchi danari (n.d.r.). Ed ora passiamo a raccontare cosa è accaduto:

Una caserma dei carabinieri posta sotto sequestro e misure cautelari per dieci militari, di cui cinque in carcere e uno agli arresti domiciliari, per reati definiti “impressionanti”. I provvedimenti nell’operazione hanno riguardato in totale 23 persone di cui dieci carabinieri: oltre ai sei arrestati, tre hanno l’obbligo di presentazione alla polizia (più un agente della Guardia di finanza) e uno l’obbligo di dimora. È un’inchiesta a tratti senza precedenti quella condotta negli ultimi sei mesi dalla Procura della Repubblica di Piacenza e che ha travolto la caserma “Levante” di via Caccialupo. È la prima volta in Italia che una caserma viene messa sotto sequestro. Solo un militare di quella caserma è rimasto pulito.

Per i militari coinvolti il Comando generale dell’Arma ha disposto “l’immediata sospensione dall’impiego”.

I reati contestati vanno dal traffico di droga all’estorsione e agli arresti illegali fino alla tortura: l’indagine avrebbe scoperchiato anni di illegalità. Sotto la lente sono infatti finiti presunti reati commessi a partire dal 2017. Tutto è nato da un’indagine sul traffico e lo spaccio di stupefacenti, che vedrebbe fra i suoi esponenti di spicco un graduato dei carabinieri, in servizio presso la stazione Piacenza Levante, che sfruttando la sua divisa avrebbe gestito un’attività di spaccio attraverso pusher di sua fiducia. Il carabiniere, inoltre, li avrebbe agevolati nella compravendita di grandi quantità di droga garantendo protezione in cambio di un tornaconto economico. Nelle trecento pagine di ordinanza sono descritti anche “arresti completamente falsati e perquisizioni arbitrarie”. “Non vi era non solo l’obiettivo di procacciarsi la sostanza stupefacente ma anche di sembrare più bravi degli altri” dimostrando un alto numero di persone arrestate. “Peccato – ha precisato il pm – che questi arresti si basavano su circostanze inventate e falsamente riferite al pubblico ministero di turno” .

Vittime di brutali pestaggi erano, secondo gli inquirenti, soprattutto gli spacciatori che non volevano collaborare ed entrare nella rete clandestina di gestione della droga nel quartiere che, secondo le accuse, i militari avevano creato.

“Minchia adesso ti devo racconta quello che ho combinato…ho fatto un’associazione a delinquere ragazzi! Che se va bene…ti butto dentro, nel senso a livello di guadagno”. In ”poche parole abbiamo fatto una piramide: sopra ci siamo irraggiungibili, ok? A noi non ci deve cagare nessuno”: lo dice in un’intercettazione un carabiniere coinvolto nell’indagine. “Però Davide i contatti ce li ha tutti lui, quelli grossi! – prosegue il carabiniere nell’intercettazione – Lui siccome è stato nella merda, e a Piacenza comunque conosce tutti gli spacciatori, abbiamo trovato un’altra persona che sta sotto di noi. Questa persona qua va tutti da questi gli spacciatori”. ”Guarda, da oggi in poi, se vuoi vendere la roba… vendi questa qua, altrimenti non lavori!”, si legge ancora in un’intercettazione, e” la roba gliela diamo noi! Poi lui… loro a su… a loro volta avranno i loro spacciatori… quindi è una catena che a noi arriveranno mai

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