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Primo sì gay in Francia

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First French gay couple wed da redazione

IQ. 03/06/2013 –  Bruno Boileau e Vincent Autin hanno detto sì nel primo matrimonio gay in Francia. Nel municipio di  Montpellier, alla presenza di 500 invitati e oltre 230 giornalisti, i due hanno detto sì. C’è stata tensione e qualche attacco ma, per fortuna, la cerimonia è  andata a buon fine. Perché allora tanto clamore? Se si fossero uniti in matrimonio un uomo e una donna comuni ci sarebbe stato tutto questo fracasso? Tutta questa attenzione mediatica? Il fatto di averlo ripreso, sottolineato, evidenziato e ripetuto fa sì che l’evento diventi “anormale”.

Non è dando risalto a notizie del genere che il concetto di “diverso” viene superato e accettato in maniera positiva. L’omosessualità non è una scelta, non è un capriccio ma è una condizione umana. Marcare un’unione come se fosse eccezionale non rende le cose più semplici. Sono persone che si amano e vogliano stare insieme. Quello che sarebbe da evitare ha a che fare con l’odio e l’omofobia. Ci sono ancora troppi casi di persone picchiate, bistrattate, derise e punite perché considerate malate e diverse. Quello che sarebbe da evitare ha a che fare con ragazzi e adolescenti che si suicidano perché presi in giro e sbeffeggiati. Moltissimi ragazzi nelle nostre scuole soffrono le irrisioni e le angherie dei propri compagni semplicemente perché gay. La violenza omofoba ha causato migliaia di vittime e continua a creare disagi e difficoltà. Aggredire un omosessuale in quanto omosessuale non è solo una violenza che si fa all’individuo, ma un colpo inferto alla convivenza civile, alla libertà e alla democrazia di un Paese. È di per sé infinitamente triste dover introdurre una legge per difendersi dall’essere se stessi. Per tutelare una condizione che per molti è una diversità, mentre per le persone è semplicemente essere quello che sono. Ed è ugualmente triste dover mettere insieme tutte le “categorie”. Bisognerebbe cambiare nel e dal profondo il pensiero e l’atteggiamento verso quello che ci sembra “diverso” e “strano”. Bisognerebbe approcciarsi alle situazioni con gli occhi diretti e ingenui del bambino che non conosce e, non per questo, giudica ma chiede per capire e dare un senso a ciò che osserva. Se poi imparassimo anche a rispettare comunque anche quello che non ci piace o non capiamo allora potremmo parlare di libertà e civiltà. E sono così il matrimonio a Montpellier non sarebbe più una novità o uno scoop.

 

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