Francamente cari colleghi, è stata la cosa che dissi anch’io a me stessa più di trent’anni or sono, la vita in pochissimo tempo mi aveva messo alla prova e a soli ventuno anni, non ho più lasciato che il mio cuore battesse per alcuno, quando si pensa a non amare ci si scorda di se stessi, cosi ho passato questi anni pensando prima di tutto ai miei figli ed interessandomi dei loro problemi.
Ma avevo dimenticato la persona più importante: me stessa. sapete una cosa amici miei? Ogni volta che i miei figli me lo facevano notare, io interpretavo il loro disappunto materialmente, insomma mi sentivo criticata, come se non andassi bene io fisicamente ma non era cosi, i miei adorati figli avvertivano la mia mancanza d’amore per me stessa
Eppure ogni cosa che ho fatto nella vita, credetemi, l’ho fatta con amore, ma quale? In effetti a ripensarci ho vissuto solo una corsa contro il tempo, amavo per non pensare, davo tutta me stessa per aiutare gli altri agendo per il loro bene, ma al mio bene chi ci pensava?
Non si ama cosi, amare gli altri significa donare in primis un sentimento che sopra ogni cosa proviamo per noi stessi, ma ero convintissima che essendomi imposta di non amare più,gia a ventuno anni e facendo ogni cosa sempre con i piedi attaccati al suolo, senza sogni, stessi vivendo giustamente.
Ma chi di noi è tra i giusti? Cari colleghi nonni, lo scorso anno, quando la mia prima figlia ha avuto la sua bambina tra le braccia, qualcosa si è smosso dentro di me, in quell’istante ho realizzato che quell’esserino venuto al mondo da poco, era la figlia di una figlia alla quale ero convinta di aver donato tutto il mio amore, ma che in realtà era solo risentimento verso coloro che mi avevano ferita.
Gaia mi ha fatto comprendere la grandezza dell’amore, lei piccolina, era li tra le braccia di sua madre, quella figlia che a vent’anni mi aveva cambiato la vita e che io inconsapevolmente avevo amato in modo sbagliato, perchè vedevo in lei l’uomo che si era preso gioco di me, ma in quel momento ho compreso che loro due insieme sono me, che i miei figli sono me e che avevano bisogno di quella me che era rimasta imprigionata per molti anni dietro le sbarre di una prigione chiamata odio.
Allora ho capito cari deliziosi colleghi, che avevo bisogno di ripartire dal punto stesso in cui avevo fermato la mia vita, ricercando nel passato ciò che avevo provato veramente ed ho scoperto di essere una persona diversa, io ora amo me stessa e quando trasferisco questo sentimento in me c’è purezza e non risentimento, chi mi conosce da molto tempo, crede che stia facendo qualche cura antidepressiva, invece no, riesco a vedere la luce anche in una notte buia e sto restituendo ai miei figli quello che avevo tolto proprio a loro: la dolcezza.
Dunque ragazzi che non credete più nell’amore: amate voi stessi e sarete amati, perchè lo farete con la dolcezza di chi vede sempre un arcobaleno dopo un temporale, questo è ciò che sto insegnando anche alle mie fantastiche nipotine, ora cari colleghi nonni, vi lascio al vostro lavoro inviandovi un tenerissimo abbraccio virtuale ma uno ancora più tenero al direttore del nostro giornale Pietro Bardoscia, che mi ha dato la possibilità di avere amici come voi e di potermi finalmente esprimere come sono, anche se un ringraziamento particolare va al nostro amico comune, il dott. Brozzi che mi ha aiutata non poco a capire CHI sono veramente. E’ incredibile cari deliziosi colleghi cosa possono fare degli amici virtualmente….e pensare che io non credo nella tecnologia!
nonna ciona