Il 76% degli europei ritiene che la corruzione sia un fenomeno diffuso nell’Unione europea (Ue), mentre 4 su 10 aziende nell’Ue pensano che la corruzione le ostacoli negli affari.
A questa conclusione è giunto il primo rapporto sulla corruzione elaborato dalla Commissione europea.
In Europa, dice la relazione, la perdita annua per l’economia, a causa della corruzione, ammonta ad 120 miliardi di euro.
Naturalmente, il livello della corruzione varia da paese a paese.
E’ alto in paesi come la Spagna del sud, l’Italia e la Grecia, mentre è più basso in Danimarca, Finlandia e Svezia settentrionale tra gli Stati membri dell’Ue. Anche nei nuovi Stati membri dell’Europa orientale, come Polonia, Bulgaria e Romania la corruzione è elevata.
Le imprese edili e il settore sanitario sono più vulnerabili alla corruzione.
Secondo la Commissione Ue, anche le imprese pubbliche sono spesso vulnerabili, soprattutto a causa delle carenze in materia di controllo.
Il rischio di corruzione è maggiore a livello regionale e locale, più che a livello nazionale.
“La corruzione mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche e nello stato di diritto”, ha detto Cecilia Malmström, presentando la relazione.
In Italia, la corruzione costa ogni anno 60 miliardi di euro, un importo pari a circa il 4% del Pil.
Nel nostro Paese, secondo la relazione che ha ripreso i dati elaborati dalla Corte dei Conti a Roma, manca una regolamentazione delle lobbies, ci sono troppe leggi ad personam e non si applica pienamente la direttiva europea per combattere la corruzione nel settore privato.