L’OSSERVATORE, Rivista online Lugano, Canton Ticino, Suiss
Economia, 8 maggio 2021
Novità editoriale
Milano, giovanissima e immensa di Achille Colombo Clerici
di Corrado Bianchi Porro
L’anima invelata / di sogni, andava per le lontananze / dei tempi. (Gabriele D’Annunzio)
Monumentale opera di Achille Colombo Clerici: il libro su Milano Giovanissima e immensa – Ritratto di una società alle soglie del New normal (Giampiero Casagrande editore). Oltre 1100 pagine scritte finemente sui destini di Milano, motore d’Italia «che continua ad esserlo e continuerà sempre più», e non solo: partendo dalla metropoli l’autore ritraccia i collegamenti con la Svizzera (c’è un capitolo sul LAC) e i capoluoghi d’intorno perché così si muovono gli uomini, le famiglie, i condottieri. E anche oggi, pur non essendo una melagopoli (1.300.000 abitanti) è il centro di una conurbazione di 3.500.000 persone.
All’inizio, prendendo in mano il libro, ci metterò una vita a leggerlo, penso. E poi, sfogliandolo, ne rimango abbagliato. Capitoli brevi, chiari, semplici, profondi. Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia, attento conoscitore del tessuto urbano, ha fatto un’opera da archeologo. Ha intervistato da amico di casa i padroni delle splendide dimore e palazzi di Milano, ha setacciato quanto raccontavano delle storie dei loro casati, fino a distillare l’oro rimasto incrostato che appena smosso brilla di luce propria. Ad ogni domanda, si scende a fondo. Così si legge un capitolo per tastare e come per le ciliegie, non si finisce di divorare il tutto. Milano,
città giansenista che ha pudore di sé e le sue bellezze le tiene nascoste, diceva Montanelli. Perché le bellezze bisogna scovarle, che neppure i milanesi (minuscola minoranza della città) conoscono. Esempio: la chiesa di San Vittore dove i milanesi «hanno messo piede a dir tanto una volta o due in tutta la vita», ricca di opere di Crespi, Moncalvo, i Procaccini. O piazza Santa Maria delle Grazie, piena di turisti, mamme, bambini che giocano. Ci vorrebbe solo la musica, come a Venezia.
Di Milano si conosce il sacrario dei martiri fascisti in piazza Duomo realizzato da Piero Portaluppi, Griffini, Giovanni Muzio e Magistretti? Solo la piazza umida e bianca nella nebbia, descritta da Hemingway: «la cattedrale che ci parve enorme». È noto il grattacielo Pirelli per i suoi 117 metri, fino che è stato superato dalla Torre Solaria (143 metri). O la Torre Velasca, Il Cordusio (curtis ducis), il Castello di Porta Giovia, il Broletto, ma le centinaia di edifici costruiti nel SetteOttocento? Milano «ville raffinée, ville sceptique d’apres Standhal», capitale prima di una Repubblica e poi di un Regno d’Italia, caput di Napoleone che prediligeva Milano tra tutte le città italiane, Roma compresa. Vi giunge seguendo il classico percorso che le truppe francesi conoscono dalla battaglia dei giganti di Marignano dove gli svizzeri subirono nel 1515 una storica disfatta ricordata col motto “ex clade salus” perché conquistarono onore e salvezza, cambiando la politica estera e dando il via alla neutralità della Confederazione. Napoleone entra da Porta Romana e dimora al Gran Palazzo di Porta Orientale con Joséphine de Beauharnais (torneranno a Parigi l’anno successivo dopo un soggiorno nella splendida villa Crivelli di Mombello). A Palazzo Serbelloni arriverà invece Napoleone III.
Intanto i rapporti con la Svizzera si moltiplicano. Chi sapeva, raccontava Ulrico Hoepli «che le vigne piantate sulla terrazza di via Hoe pli in centro di Milano, avevano prodotto qualche bottiglia ?». Si parla poi di Emanuela Premoli Soldati, della famiglia legata al Corriere del Ticino, nel palazzo che racchiude la corte bramantesca nella zona tra Sant’Alessandro e San Sepolcro. O palazzo Saltrio, costruita con pietra di Saltrio, utilizzata per fare il brecciolino per le ferrovie svizzere. In Svizzera riparano col fascismo nobili come Tommaso Gallarati Scotti che ebbe un ruolo importante con la Liberazione tra Einaudi e De Gasperi.
Non si parla solo di storia, ma di cultura, economia, filosofia. Eccellenti le analisi sul mercato immobiliare. Prendiamo il capitolo con Carlangelo Menni di Vignale. La proprietà individuale, dice, è molto soggettiva, deve soddisfare il piacere personale e dipende dalla possibilità economica. Come forma di risparmio, si sta marginalizzando. Perché cresce e scende. Negli ultimi dieci anni il prezzo è sceso del 2030%. Poi ci sono immobili nei centri storici, ma pur qui non tutto è rose e fiori. È come investire in borsa, con un inconveniente. Se investi in borsa e hai bisogno di soldi, puoi vendere subito, anche un solo pezzettino. L’immobile, no. Lo vendi tutto. Non si può vendere il 3% di una casa. La devi considerare investimento a lunghissimo termine. Il reddito non è sicuro. Per via della tassazione e delle incertezze di vario genere. Ci sono zone di Milano praticamente invendibili. I condomini son vecchi, tenuti male e appartengono a classi energetiche basse. L’immobile ha una sua vita. Per la locazione «ho avuto varie richieste di stranieri che vanno in Bocconi: gli inquilini più sicuri». In zona piazza Affari, la sera e alla domenica nella zona della Borsa sembra d’essere in un quadro di De Chirico.
Più avanti, il nostro “archeologo” va a fare una colazione con Carlo Radice Fossati Confalonieri. «Un altro aspetto importante è l’ascensore, dice l’interlocutore. Non lo di ce mai nessuno. Ma l’ascensore è stato assolutamente rivoluzionario. Prendiamo il palazzo padronale in città. Sopra al pian terreno e al piano nobile, c’è il mezzanino, dove lavoravano le persone di servizio. Poi al secondo piano stava la classe piccolo borghese. La maestra, l’insegnante. E il terzo piano dove mettevi la donna di servizio. La divisione che ora c’è per le zone della città – centro storico, semiperiferia, periferia – allora c’era per piani. Tutti i bambini erano integrati e giocavano assieme». L’integrazione è importante, se viene meno si crea un trauma. Poi ci sono tutti i capitoli sull’industria, la moda, l’energia, il turismo, la finanziarizzazione, l’economia e le banche a rincorrere il futuro. (CBP)