Quando si scomodano affermazioni come “la mostra più visitata di ogni tempo” è sempre bene prestare attenzione ai termini di paragone. Nell’impossibilità di sondare un ordine temporale tanto ambizioso, però, un assunto risulta comunque lampante: la mostra su Van Gogh allestita a Palazzo Bonaparte di Roma, inaugurata lo scorso ottobre e chiusa dopo sette mesi di code incessanti per assicurarsi un biglietto, è stata un successo. Finanche inaspettato, sebbene il nome dell’artista olandese sia spesso associato a eventi che sbancano il botteghino. Il merito della mostra romana, che ha esposto il prezioso corpus di opere di Van Gogh raccolto dalla collezionista Helene Kröller Müller nella prima metà del Novecento, è quello di non aver puntato sull’iniziativa blockbuster, vendendo più fumo che arrosto. E in occasione del 170esimo anniversario della nascita dell’artista (Zundert, 1853 ‒ Auvers-sur-Oise, 1890) si è voluto rendere seriamente omaggio alla sua arte, portando nella Capitale anche lavori poco noti ai più, importanti per comprendere la vita – personale e professionale – tormentata di Van Gogh.
NUMERI DA RECORD PER LA MOSTRA SU VAN GOGH A ROMA
I numeri hanno premiato gli sforzi: il bilancio di chiusura parla di 580.741 visitatori complessivi provenienti da ogni parte del mondo, 11mila gruppi, 70mila studenti e milioni di foto e commenti sui social e sulla stampa internazionale. Ogni giorno, dunque, la mostra di Palazzo Bonaparte ha fatto registrare oltre 3mila accessi, procurando anche qualche problema di ordine pubblico in piazza Venezia, per la folla che ha costantemente stazionato davanti all’ingresso, negli orari di apertura. Prova a darsi una spiegazione dell’ottima riuscita Iole Siena, Presidente di Arthemisia, che ha prodotto e organizzato la mostra (in collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo, e per la curatela di Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti): “Sicuramente Van Gogh è uno degli artisti più amati dal grande pubblico, ma il successo senza precedenti di questa mostra è legato anche e soprattutto a ciò che il pubblico ha trovato in mostra, che è molto di più delle sole opere. La nostra attenzione maniacale per tutti i visitatori, la ricchezza dei contenuti, l’aver accompagnato le opere con scritti, musica, video, lettere e scenografie coinvolgenti, ha fatto la differenza, ha fatto emozionare le persone, ha fatto conoscere Van Gogh nel profondo, ne ha fatto parlare. Le nostre mostre piacciono tanto e hanno risultati diversi dalle altre, perché noi amiamo e rispettiamo profondamente i visitatori, ogni nostro sforzo si rivolge al pubblico, ci immedesimiamo in chi paga un biglietto per apprendere ed emozionarsi.”
Ora Palazzo Bonaparte si appresta ad accogliere nuovi progetti, sperando di bissare il successo: il 26 maggio inaugura SEMBRA VIVO! Sculture iperrealiste dei più grandi artisti contemporanei, da Ron Mueck a Maurizio Cattelan, a Sam Jinks, Patricia Piccinini, John DeAndrea, Berlinde de Bruyckere, Carole A. Feuerman, George Segal, Robert Graham. E alla fine di ottobre sarà la volta di Escher.
LIVIA MONTAGNOLI