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Renata Fonte: un’ambientalista ed un’eroina italiana

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Renata Fonte: un’ambientalista ed un’eroina italiana

Si è concluso domenica 4 Febbraio il ciclo di film “Liberi sognatori.Le idee non si spezzano mai” , prodotto da Taodue; dopo aver raccontato le vite eroiche di Libero Grassi, Mario Francese ed Emanuela Loi, si conclude il ciclo con il racconto di Renata Fonte.

Renata Fonte era una politica italiana, già assessore alla cultura ed alla pubblica istruzione nel comune di Nardò ( Lecce), eletta nelle fila del Partito Repubblicano Italiano: una vita dedicata all’impegno politico, alla tutela dell’ambiente e al contrasto del cementificio in ogni angolo della natura salentina.

Una donna “coraggio”, che ritornata in Salento riuscì a diventare assessore, un compito ed una missione per lei ( non del tutto facile diventare un’amministratrice al Sud negli anni ’80) un incarico che amava e che seguiva con determinazione ed abnegazione, tratti tipici di personaggi con spessore e acume politico.

Una lotta continua contro la criminalità, contro gli abusi edilizi, ed in particolare si oppose contro la speculazione edilizia a Porto Selvaggio, un parco regionale della Puglia sito in provincia di Lecce, e grazie all’intervento di Renata Fonte , ad oggi il parco è inserito  nell’elenco dei cento luoghi da salvare tramite il Fai ( Fondo per l’Ambiente Italiano).

Una donna giovane, una mamma, una moglie ed un’amministratrice contro tutti e tutto, al fine di salvaguardare il suo ambiente, di proteggere Nardò , paese in cui lei era  nata, cresciuta e non poteva pensare che ancora potessero  accadere aborti clandestini o speculazione edilizia, tema  su cui lei riponeva la sua dedizione.

Riuscì ad ottenere un adeguamento del piano regolatore dopo tante richieste e tanti sacrifici, ciononostante lei continuava a fare il suo dovere di donna “impegnata” in politica e al servizio della comunità, sottraendo ore del suo tempo alla famiglia, a suo marito Attilio, il quale  era stanco di queste sue continue assenza a causa del suo lavoro, dei ritardi continuativi ,  tanto da accettare un incarico in Belgio, proprio per staccare la spina. Renata non voleva abbandonare la famiglia e gli affetti, ma urgeva essere promotrice della  legalità, per la quale perse la vita.

L’adeguamento del piano regolatore fu messo agli atti, ma prima che venisse presentato, Renata fu uccisa da due sicari nella notte del 31 Marzo 1984, all’età di 33 anni, un omicidio che avvenne con colpi di pistola sotto casa sua.

Le figlie rimasero sgomente dopo questa efferatezza, di una morte violenta ed improvvisa, il cui movente ancora oggi non è del tutto chiaro: grazie alla testimonianza di due donne e ad un commissario furono seguite alcune piste di indagini, e tra gli esecutori dell’omicidio vennero fuori alcuni nomi.

Il mandante dell’omicidio fu un suo collega, stando alle indagini di primo livello, un certo Antonio Spagnolo, interpretato da Marco Leonardi, che fu il primo dei non eletti alle amministrative; l’episodio della non elezione potrebbe aver scaturito la rabbia nei confronti della Fonte, fino al punto da ucciderla.

Ma ancora oggi risulta sconosciuto il movente dell’omicidio, anche se tutto iniziò con la sua battaglia civile inerente la tutela dell’ambiente, nel caso specifico del Parco Porto Selvaggio, superando la tesi del movente passionale di una giovanissima donna. Ergo  fu la prima amministratrice donna a morire durante il suo impegno civile e politico: un’eroina d’altri tempi.

A Renata furono dedicati ed intitolati luoghi, associazioni, premi,difatti nel 2006 è stato istituito il Parco naturale Porto Selvaggio e la palude del Capitano, che nel 2007 il Fai inserì nell’elenco dei cento luoghi da salvare; inoltre le fu dedicata una piazza, ed anche un fiore, una specie di orchidea porta il suo nome.

A cura di Matteo Spagnuolo

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