IQ. 28/07/2013 – Di Marisa Nicolini (*)
“L’umorismo è il più potente meccanismo di difesa”
[Sigmund Freud]
E’ piena estate, chi può sta in ferie e anche l’Angolo della Psicologa vuole prendersi un momento di relax.
D’altronde, la psicologia non si occupa solo di malattie e conflitti, ma anche di argomenti piacevoli e divertenti come l’umorismo e l’autoironia.
Chi riesce a sorridere e a trovare aspetti divertenti nei diversi contesti del quotidiano vivrà senza dubbio una vita all’insegna dell’ottimismo e dello stare piacevolmente insieme agli altri. Ma riuscire a prendersi non troppo sul serio e a ridere di se stessi non sempre è facile e dipende dalla capacità di ragionare a livelli diversi: è necessario, infatti, sia prestare attenzione alla situazione in atto così come si presenta realmente, sia al suo aspetto comico. Tutto sarebbe più facile se ci prendessimo con un po’ più di leggerezza e fossimo meno permalosi, non solo per noi ma anche per chi ci vive accanto.
Solitamente le persone tendono a non riconoscere i propri difetti per paura di venire criticate e di non essere accettate, sottolineando di fronte agli altri i propri pregi piuttosto che le carenze. Peraltro, chi sa bene quali siano le proprie virtù e le proprie debolezze e le accetta, è anche colui che sa prendersi non troppo sul serio riuscendo a ironizzare su di sé. Ciò ha anche un’altra valenza: la persona che scherza sui propri difetti non può più essere un bersaglio per gli altri poiché non c’è soddisfazione a prendere in giro qualcuno che lo fa già per conto suo e non si offende.
Ridiamoci su… ma con garbo e misura!
Scherzare su se stessi (con modo e misura, non osanniamo chi butta tutto “in caciara”!) permette anche di ottenere la stima degli altri in quanto ascoltare qualcuno che sa prendersi in giro suscita in genere ammirazione e immedesimazione. Ammirazione per il coraggio dimostrato nell’essere capace di scherzare su di sé e immedesimazione perché in fondo quei difetti sono anche di chi ascolta. Da parte di chi ascolta può esservi persino una reazione che denota un senso di superiorità e di compiacimento rispetto a chi ammette pubblicamente di avere dei punti deboli. In pratica, mettere in evidenza le proprie mancanze ancor prima che lo facciano gli altri rende la persona automaticamente più simpatica, al contrario di chi invece vuole ostentare una personalità algida e senza difetti.
In generale l’umorismo e l’autoironia sono caratteristiche che appartengono alla persona per natura. Ma anche chi non è così fortunato da nascere naturalmente dotato di autoironia, può comunque migliorare questo aspetto del proprio carattere e provare a coltivare atteggiamenti spiritosi. In che modo? Ad esempio, osservando come si comporta chi ha il talento naturale della simpatia, leggendo racconti umoristici, guardando film comici, ma ancor prima cominciando a non prendersi troppo sul serio e mettendo nella giusta prospettiva i propri difetti. Anche una figuraccia grazie all’autoironia può aiutare a vivere all’insegna di una maggiore leggerezza una situazione altrimenti imbarazzante.
È risaputo che ridere fa bene alla salute e di conseguenza essere spiritosi aumenta il proprio stato autostima e benessere:
1. l’autoironia permette di dimostrare agli altri di avere fiducia in se stessi: per riuscire ad essere efficacemente autoironici è necessario avere una buona dose di autostima, conoscendo bene le proprie risorse, ma anche i propri limiti. Inoltre, è importante essere creativi, giocando in modo intelligente sui difetti, ma rimanendo sempre consapevoli dei propri punti di forza;
2. secondo uno studio condotto dagli psicologi americani Daniel P. Howrigan e Kevin MacDonald e pubblicato sulla rivista ‘Evolutionary Psychology’ l’umorismo è indice di salute mentale. La ricerca ha cercato di verificare la corrispondenza esistente tra il senso dello humour e l’intelligenza ed ha analizzato le interazioni tra i due fattori e i cosiddetti Big Five, ovvero i cinque tratti della personalità che ciascuno di noi, in varia misura, possiede:
– energia
– amicalità
– coscienziosità
– stabilità emotiva
– apertura mentale
Ci vuole intelligenza!
Parrebbe che una buona intelligenza sia la premessa di uno spiccato senso dello humour, indipendentemente dai tratti della personalità del soggetto e dal sesso. In sostanza, se sapete far ridere con arguzia e gli altri vi riconoscono buone abilità umoristiche, avete sicuramente un cervello che funziona in modo adeguato.
Questo perché, come detto all’inizio, il senso dell’umorismo altro non è che un modo intelligente, creativo ed ingegnoso di decodificare e interpretare la realtà, evidenziandone gli aspetti bizzarri, insoliti e divertenti; possedere il senso dell’umorismo significa riuscire a considerare le vicende della vita con distacco partecipe, senza cattiveria, malevolenza, o cinismo.
Non dovrebbe pertanto meravigliarci il fatto che, anche sperimentalmente, sia stato verificato che “sorridere” fa star meglio, psicologicamente e fisicamente.
Ma c’è qualcosa ancora più efficace dell’umorismo. E’ l’ironia, che è cosa diversa dalla comicità. La comicità è legata alla gestualità, all’imitazione, ai contrattempi, a situazioni imbarazzanti, all’immediatezza, agli istinti (si pensi alla mimica di Totò).
L’ironia, invece, è più sottile, più logica, ancorata a concetti, a riflessione.
Un esempio di ironia è la barzelletta, elaborazione mentale basata sul paradosso. Si pensi alla banale barzelletta della suocera e della vipera che risolve, appunto, la tipica tensione relazionale moglie-suocera attraverso il concetto, in sé drammatico, dell’avvelenamento: “Sai che è successo? Una vipera ha morso mia suocera. Ed è morta? Lei no, ma la vipera sì”.
Gli studiosi hanno messo in luce che la barzelletta corrisponde a meccanismi psicologici precisi e consente di affrontare tabù censurati quali il sesso, le difficoltà relazionali, i rapporti di coppia, il pregiudizio verso persone d’altra cultura. Così, ad esempio, le barzellette sui carabinieri umanizzano le istituzioni, quelle su cinesi, scozzesi, americani, tedeschi, ecc, sdrammatizzano le differenze culturali. Tenendo conto, ovviamente, di quanto scriveva a questo proposito Karl Gibran: “Senso dell’umorismo vuol dire senso della proporzione” (Sabbia e spuma, 1926).
Una risata vi guarirà! Sì, ma come?
E’ noto il benefico rapporto tra umorismo e salute: alcuni studi hanno per esempio mostrato le funzioni positive che l’umorismo e la risata svolgono a livello fisiologico, a favore soprattutto dell’attività cardiaca e respiratoria. Sono stati paragonati gli effetti del ridere a quelli di una specie di jogging da fermo, in cui sono positivamente impegnati cuore e polmoni. Ricerche promettenti sono anche quelle che hanno mostrato l’azione dell’esperienza umoristica sul sistema immunitario.
Spesso, la funzione dell’umorismo è quella di ridurre la distanza e la pesantezza dei rapporti sociali, di produrre un clima piacevole, che consenta una dinamica di scambio. Ricordiamo che gli individui che sono dotati di notevole senso dell’umorismo adottano significativamente pochi standard disfunzionali nella valutazione di sé. Più semplicemente, sotto il profilo affettivo, alti livelli di senso dell’humor sono correlati ad altrettanto alti livelli di stima di sé e a bassi livelli di percezione dello stress.
Sarebbe opportuno cercare di includere l’umorismo nella valigia delle nostre abilità relazionali e sociali, considerandolo uno strumento efficace per creare una disposizione d’animo che consente di affrontare le situazioni che richiedono una gestione complessa perché comportano uno stravolgimento dell’assetto emotivo.
Non a caso si dice che le coppie che reggono meglio al passare degli anni sono quelle che riescono a ridere, a prendersi benevolmente in giro, a sdrammatizzare, appunto.
Buone vacanze a tutti, sperando che ognuno abbia, o riesca a trovare, un motivo per sorridere!
Ci ritroviamo a settembre!
Dott.ssa Marisa Nicolini
La Dott.ssa Marisa Nicolini è psicologa e psicoterapeuta, abilitata all’insegnamento della Psicologia Sociale e Consulente Tecnico d’Ufficio del Tribunale di Viterbo.
Collabora, tra l’altro, con la Casa di Cura “Villa Rosa” di Viterbo e con la “Clinica Parioli” di Roma e riceve presso lo Studio di Psicologia Clinica e Giuridica in Via A. Polidori, 5 – Viterbo, cell. 3288727581, e-mail m_nicolini@virgilio.it
Collabora con le Associazioni AIAF (Avvocati di Famiglia e Minori) e Donne per la Sicurezza onlus.
Potete conoscere meglio le sue attività ai seguenti link:
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