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Roland Garros, la rivoluzione di Parigi e l’ultimo ballo di Nadal

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Nadal Zverev

Il 14 Luglio si festeggia in Francia la presa della Bastiglia, la liberazione dall’assolutismo e il tentativo rivoluzionario di instaurare un regime democratico. Abitualmente nella stagione tennistica in quel periodo si giocano le fasi finali di Wimbledon e il rosso del Roland Garros è un fresco ricordo. Quest’anno no, quest’anno sarà diverso e, come la tappa regina dello scorso Giro d’Italia che ha affrontato per due volte il Monte Grappa, la carovana del tennis effettuerà due passaggi tra i campi di Bois de Boulougne, uno canonico e uno impreziosito dai cinque cerchi, un po’ come accaduto nel 2012 a Church Road. Oggi, alla partenza della prima scalata del Roland Garros il clima che si respira è rivoluzionario, nell’aria l’idea che dopo questi due tornei nulla nel tennis sarà come prima si fa sempre più forte. I due Re, dominatori e tiranni di ogni superficie negli ultimi anni sono in una triste e dolorosa fase di decadenza: Rafa Nadal sarà all’ultimo ballo, ma le premesse viste a Roma e il primo turno a tratti proibitivo con Zverev non lasciano troppi spazi ai sogni. Novak Djokovic dall’altra parte si presenta al primo atto parigino senza certezze, con dubbi e mal di testa che non fanno altro che evidenziare il pensiero di non aver ancora vinto nessun torneo nel 2024.

Enigma Sinner, Alcaraz e quel primo turno di Zverev

Se gli antichi Re si trovano in una fase incerta, non si può dire che le nuove leve rivoluzionarie, pronte a spodestare dal trono anche le leggende possano contare su grandi certezze. Carlos Alcaraz e Jannik Sinner hanno saltato il torneo di Roma per problemi fisici e su di loro aleggia un’aura di incertezza. Saranno ai blocchi di partenza entrambi, dallo stesso lato del tabellone e teoricamente con una strada non troppo sconnessa ed insidiosa davanti a loro. Carlitos è nel quarto di finale di Tsitsipas e intorno a sé ha delle teste di serie come Shelton, Auger Aliassime e Korda che negli ultimi due anni non lo hanno mai sconfitto. Jannik può immaginare una sfida con il finalista di Roma Nicolas Jarry (o anche con Baez) e una “classica” con Dimitrov o con il suo amico Hurkacz ai quarti di finale. Avversari che non possono impensierire un pretendente alla prima posizione mondiale (che dopo la sconfitta di Djokovic a Ginevra quasi certa). Tuttavia, l’assenza ad un torneo come quello di Roma fa preoccupare sia i fan azzurri che quelli spagnoli. Iberici che vedranno un ultimo ballo di Rafael Nadal allo Chatrier (aspettando le Olimpiadi magari) e l’urna non è stata esattamente benevola con il sovrano del luogo. Anzi, probabilmente non poteva esserci sorteggio peggiore di quello con Alex Zverev per il quattordici volte campione della Ville Lumiere. L’ultima volta che l’Adone Teutonico si trovò con il King of Clay dalla parte opposta della rete terminò la partita in lacrime, con lo Chatrier che era calato in un silenzio glaciale rotto solamente dalle urla di dolore di Alex; quel giorno il “maestro del brivido” fu spietato regista del tennis. Dopo due anni Sascha si presenta al Roland Garros come il principale favorito, Imperatore della Capitale italiana e con la piena padronanza del suo miglior gioco. L’iberico leone ferito (Hurkacz a Roma gli ha lasciato solo 4 game) qui è abituato ad un solo risultato, il successo, e nella sua testa risuonerà una frase (che il cantautore italiano Ultimo ha messo in musica recentemente), “Non ho voglia di cose nuove”, Rafa ha voglia di vincere ancora.

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