Il lupo è la forza del branco e il branco è la forza del lupo. La frase di Kypling riassume quasi alla perfezione ogni sentimento, ogni emozione e tutta la gioia che hanno pervaso il Palatiziano di Roma al termine di una finale al cardiopalma di Challenge Cup. La Roma Volley ha riportato nella capitale una coppa Europea dopo 28 anni, era sempre la Challenge cup, era il 1997 e in finale c’era sempre un’altra italiana il Romanelli di Firenze. C’è del Fango in Paradiso -per riprendere una canzone di Francesca Michielin- perché la squadra di Cuccarini è riuscita a travolgere una corazzata da playoff come Chieri che era detentrice della CEV Cup ed era reduce da due successi europei consecutivi nelle ultime due stagioni, ma l’anno prossimo giocherà la Serie A2 in virtù di una retrocessione, sfortunata e rocambolesca, che non ha spento gli animi. Non più di due settimane fa qui al Palatiziano le ragazze di Cuccarini e i tifosi stessi vivevano il dramma della sconfitta contro Pinerolo – squadra che non aveva nulla da chiedere al campionato, non poteva ne andare ai playoff ne perdere posizioni in classifica- e la contemporanea rimonta di Firenze contro Bergamo che ha sprecato due match point e perdendo ha condannato la Roma alla retrocessione. Un’atmosfera surreale, con il palazzetto che si svuotava in silenzio, soprattutto se paragonata al clima caldissimo visto in questa finale di Ritorno di Challenge Cup. Bandiere, sciarpe, colori e i cartoncini con la scritta “Daje” e “Murata” sul lato B da esporre in caso di Monster Block. I tifosi hanno risposto all’appello social, lanciato dalla Roma Volley stessa su Instagram alcuni giorni fa. “Martedì tutti alla partita in giallorosso, porta una bandiera una maglia una sciarpa. Scaldiamo i palazzetto con i colori della capitale” un post che ai romani avrà ricordato qualcosa, un appello simile della Roma, quella del calcio, fatto per al partita contro il Bilbao. Nella Città Eterna lo sport è un sentimento, le immagini dell’Olimpico hanno fatto il giro del mondo, ma adesso anche il Palatiziano e l’impresa della quale è stato teatro hanno sbalordito i fan del volley. Giallo rosso ovunque, un trionfo e un frastuono della tifoseria che non ha mai smesso di incitare le sue ragazze, neanche nei momenti diffiicli delle sconfitte, le Wolves non sono mai state sole, mai abbandonate dal loro branco.

Roma-Chieri, i caratteri dell’epica al palazzetto
E chissà se alcune delle bandiera giallorosse erano state 5 giorni prima all’Olimpico, è molto probabile anche se le due società non condividono nulla se non la città di appartenenza. E adesso anche la coppa Europea in un certo senso, la Roma vinse la Conference nel calcio e questa Challenge cup possiamo considerarla il suo equivalente pallavolistico. La stagione è stata travagliata, l’epilogo incredibile e il futuro incerto, eppure le premesse le possiamo trovare, radicate nella scorsa stagione, quella in cui la Roma è stata la sorpresa del campionato di A1 quando da neo promossa guardava alla zona retrocessione da lontano sognando i playoff che ha raggiunto. Di conseguenza sono arrivate al qualificazione e la vittoria in Wevza Cup e quindi l’accesso alla Challenge. Adesso disfatta in campionato e campionessa in Europa, nella Capitale sanno come innalzare le palpitazioni con lo sport e nonostante questa sia solo la terza coppa Europea per prestigio vale la vittoria di una Champions per le giallorosse, perchè a dar peso ad un trionfo sono le aspettative. La squadra è nata nel 2013 come un consorzio pallavolistico tra le compagini dell’area Sud di Roma, Divino Amore, Associazione Polisportiva Palocco e Associazione Polisportiva San Paolo Ostiense. Era già stata in A1 nel 2020-21, ma retrocesse subito in A2. Davanti a se la Roma Volley aveva tre stagioni magiche, pormozione con vittoria della coppa di A2, ottavo posto e playoff persi con Conegliano e questa Challenge Cup. Alla viglia della stagione la squadra era stata completamente rivoluzionata, da tempo aveva lasciato la squadra Celeste Plak, ragazza di punta della nazionale olandese (al fianco di Bujis e Van Aalen di Chieri); in estate sono poi arrivati i saluti tra le altre di Bici,Valoppi, Ana Beatriz Correa, e la capitana Marta Bechis. Fascia ereditata da Michela Rucli e poi sono arrivate le sostitute: Rotar (che poi ha lasciato a metà stagione), Orvosova, Zannoni, Schoelzel, Cicola, Mirkovic e il ritorno di Adelusi.
Infortuni e occasioni sprecate, partite thrilling come l’ultima contro Pinerolo e sconfitte inattese (come quella con Perugia al palazzetto di Viale Tiziano), ma anche esaltanti trionfi (pensiamo al successo intrasferta con Busto Arsizio e a quello con Perugia in Umbria), tutti elementi che hanno dato origine a questa stagione memorabile e sfortunata. Questa Roma gioca con passione, meritava di più, è da non credere che l’anno prossimo giocherà in A2. Le quattro partite stagionali con Chieri sono uno specchio di questa assurda stagione: a Dicembre in quattro set hanno vinto le piemontesi, il ritorno in campionato è ancora più netto in loro favore: 25-16 25-22 28-26, solo una decina di giorni prima della finale. Poi la svolta, la batosta della retrocessione e l’impresa al PalaMaddalene, vittoria al tie break. Sembrava una partita di orgoglio, un successo conclusivo per far festeggiare un’ultima volta i tifosi ma non era pensabile vedere Skinner, Gicquel ,Buijs, Anthouli e compagne soccombere ancora. Certo c’è da dire che di mezzo Chieri ha incassato una seconda batosta, un 3-0 senza appello nella partita di andata dei playoff contro Novara. Ora le sconfitte consecutive sono diventate cinque, la squadra di Bregoli si è spenta proprio al momento decisivo del campionato, e ha mancato il terzo trionfo consecutivo in Europa. Nel corso del primo set le Wolves non hanno mai perso il vantaggio che si è dilatato fino a raggiungere i 6 punti di distacco: 25-19, un primo passo verso la gloria, ma la reazione delle rivali è giunta puntuale ed inevitabile. In una finale non c’è nulla di banale, nulla viene lasciato al caso; come in ongi sport arrivati a questo punto di una competizione le forze in campo si azzerano e quel che conta di più è il cuore, l’esperienza, la motivazione e anche il talento dei singoli che in una squadra emerge proprio in quei momenti. Sull’8-10 mister Cuccarini ha chiamato un time out che ha contribuito a far viaggiare le due squadre appaiate con un divario di un solo punto fino all’ingresso di Anthouli e Omoruyi: Alberti ha chiuso il parziale 22-25. Terzo set, la Roma si è involata prima sul 7-5 e poi sul 13-9, ma quando Bregoli ha chiamato il time out il ritorno di Chieri è stato poderoso fino al 15 pari. A quel punto è salita in cattedra Mirkovic con il servizio 19-15. Poi errore di Gray in battuta, strapotere offensivo di Adelusi, l’MVP di giornata, Roma sul +6 e set intascato 25-19. Nel quarto a partire bene sono le piemontesi, ma le giallorosse restano in scia, la svolta sul 9-9 l’hanno data Mellli e Salas e anche gli errori di Anthouli e Skinner (entrambe non al meglio in questa partita da dimenticare per Chieri). E’ stata Gicquel a fermare l’emorragia di punti rimettendo Chieri nel set e conducendola al pareggio 22-22. Doloroso l’errore di una campionessa olimpica, ed ex Roma, come Ilaria Spirito che valso il pari. Colpo di Gicquel, risposta di Adelusi 23-23. La francese è in condizione, ma Melli incrocia 24-24. Momento Thrilling sul 25-24 per Roma, inizlamente l’arbitro aveva chiamato i 4 tocchi di Chieri, ma poi si è corretto, era partita la festa al Palatiziano e invece punto per le piemontesi. Un brivido che anticipa la festa, Mirkovic la mette giù di seconda e poi Ciarrocchi a muro, è suo il punto decisivo: la Roma chiude un ciclo al Palatiziano, si vendica, con due anni di ritardo di Chieri che proprio in questo palazzetto aveva inferto a Roma la sconfitta nel giorno dell’inaugurazione della casa delle Wolves, era il 15 ottobre 2023. Ha vinto il branco.