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Roma, Caracalla Festival 2024 – Turandot.

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Photo: Fabrizio Sansoni.

Come intuibile dopo aver assistito a Tosca, l’ambientazione fiabesca di Turandot ben si sposa con l’impianto scenografico – geometrico e algido – disegnato da Massimiliano e Doriana Fuksas per la stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla.

L’idea da cui parte il regista Francesco Micheli è quella di una hikikomori (interpretata dalla brava attrice Chiara Bartolucci) che, terrorizzata dal mondo esterno, esattamente come la protagonista dell’opera, si è autosegregata nella sua stanza, in completa solitudine. Il suo unico rapporto con il mondo esterno è costituito dal computer. L’opera è così un videogame cui la hikikomori si dedica nella sua reclusione volontaria. Turandot è l’avatar della ragazzina, la sua proiezione nel mondo dei videogame, che il regista fa affacciare in scena come “congelata” in una sorta di iceberg. Lo abbandonerà alla fine dell’opera – che si chiude dove Puccini l’ha interrotta, alla morte di Liù-, quando la hikikomori decide di avere un’identità reale e non solo virtuale. La ragazzina, al suo fianco ha solo il padre che, esattamente come l’imperatore Altoum per Turandot, cerca di abbattere il muro che lei ha elevato tra sé e il mondo. L’unico essere vivente di cui la ragazza si prende cura è un’orchidea, la cui proiezione favolistica non è altri che Liù, fanciulla-fiore portatrice di una carica di affettività umana e non virtuale. E Calaf? Nell’idea di Micheli è un giocatore anonimo (l’attore Bruno Di Chiara) che riesce a passare al livello superiore del videogame e a superare le prove che avevano già esaurito le vite di chi ci aveva provato prima di lui, come il principe di Persia. L’approccio di Micheli – affiancato dal dramaturg Alberto Mattioli -, originale e spiazzante come spesso accade per il regista bergamasco, regge. Tanto più che si basa sull’assunto che le favole – come anche l’opera lirica – sono il riflesso più surreale e spietato della realtà. E agli occhi dei moderni spettatori, questo mondo virtuale ricreato da Micheli e dai suoi collaboratori, è altrettanto esotico della “China” immaginaria inventata da Gozzi prima e dai librettisti di Puccini poi.
Essenziale, per la riuscita del progetto, il contributo dei video di Luca ScarzellaMichele Innocente e Matteo Castiglioni, capaci di valorizzare la straordinaria scenografia naturale delle terme e quella artificiale della coppia di archistar creando momenti particolarmente suggestivi. I costumi fantasmagorici e orientaleggianti di Giada Masi ben si sposano all’insieme, così come le luci di Alessandro Carletti e i movimenti coreografici di Mattia Agatiello, affidati a un gruppo di ancelle/ sodali di Turandot.
A causa della particolare conformazione del palco, Micheli decide poi di collocare il coro in buca, così che l’azione viene di fatto delegata ai soli protagonisti e al coro di voci bianche, peraltro efficace nella presenza e nei movimenti.

Di livello il fronte musicale, affidato alla solida concertazione di Donato Renzetti che ottiene dalla compagine orchestrale un suono generalmente lucido e morbido, ma che è anche capace di sottolineare le asprezze di una scrittura pienamente novecentesca. La tensione teatrale fa leva su una incisiva lettura ritmica, il canto è sempre sostenuto con musicalità.

Turandot ha la rigogliosa, robusta vocalità di Angela Meade, il cui timbro possiede una naturale lucentezza e una potenza che se da un lato rendono ragione della sdegnosa lontananza della protagonista, dall’altro le consentono comunque di fraseggiare con gusto. Certo, manca ancora un po’ allo scavo interpretativo di questa cantante che a nostro avviso è tra le più grandi di oggi: se compisse tale ulteriore passo, crediamo che il soprano americano potrebbe scrivere pagine davvero memorabili anche in questo ruolo.
Juliana Grigoryan ha voce preziosa di soprano lirico e – al netto di un piccolo cedimento – disegna una Liù di intensa, vibrante poesia, mentre Luciano Ganci fa leva sulla solare bellezza di un timbro privilegiato per un Calaf estroverso e appassionato, non senza trascurare alcune sottigliezze nel fraseggio. Alle tre maschere la regia delega la dimensione più caricaturale dello spettacolo, grazie anche alla indiscutibile disinvoltura – più scenica che vocale, invero – dei tre: Haris Andrianos (Ping), Marcello Nardis (Pong) e Marco Miglietta (Pang). Alessio Cacciamani è un Timur di bel colore scuro ma di linea non fermissima, come l’Altoum di Piero Giuliacci (che però sfoggia un timbro autenticamente tenorile e per nulla querulo). Bene hanno fatto Mattia Rossi (Un mandarino), Giordano Massaro (Principe di Persia), Susanna Cristofanelli (Prima ancella) e Laura Orlandi (Seconda ancella).
Ottima la prestazione del coro, guidato da Ciro Visco, il cui ruolo è così importante in questo capolavoro. Probabilmente, la collocazione ha aiutato i coristi nell’essere precisi, puliti e intonati. Bravi pure i membri del coro di voci bianche.

Per dovere di cronaca, aggiungiamo che l’amplificazione – generalmente ben equilibrata – ha avuto qualche problema nel corso della serata (ne hanno fatto le spese i ministri, le cui voci si sentivano comunque), come anche i sottotitoli (dei quali si è persa traccia per diversi minuti nel terzo atto).
Il pubblico di Caracalla probabilmente non è esattamente lo stesso che frequenta il teatro dell’Opera: lo si capisce dalla non perfetta conoscenza della “ritualità” degli applausi. Ma tant’è: operazioni come questa hanno ulteriore valore se intercettano un uditorio più ampio di quello dei tradizionali appassionati.

Caracalla Festival 2024
TURANDOT
Dramma lirico in tre atti e cinque quadri
Libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni
Musica di Giacomo Puccini

Turandot Angela Meade
Calaf Luciano Ganci
Liù Juliana Grigoryan
L’imperatore Altoum Piero Giuliacci
Timur Alessio Cacciamani
Ping Haris Andrianos
Pong Marcello Nardis
Pang Marco Miglietta
Un mandarino Mattia Rossi
Principe di Persia Giuseppe Ruggiero
Prima ancella Susanna Cristofanelli
Seconda ancella Laura Orlandi

Orchestra e coro del Teatro dell’Opera di Roma
Con la partecipazione della scuola di canto corale
del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore Donato Renzetti
Maestro del coro Ciro Visco
Progetto scenografico Massimiliano e Doriana Fuksas
Costumi Giada Masi
Video Luca ScarzellaMichele InnocenteMatteo Castiglioni
Movimenti coreografici Mattia Agatiello
Luci Alessandro Carletti
Drammaturgia Alberto Mattioli

Nuovo allestimento del Teatro dell’Opera di Roma
Roma, Terme di Caracalla, 2 agosto 2024

Fabio Larovere

Fonte: CONNESSIALLOPERA.IT

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