Il triangolo magico della rigenerazione di Roma ha due vertici sicuri, il Pnrr e il Giubileo del 2025.
E poi c’è il terzo – Expo 2030 – che però non dipende né da Bruxelles né dal Vaticano ma da un voto internazionale, ormai imminente. Per il 28 novembre, a Parigi, l’obiettivo di Roma è tanto alto quanto semplice: bisogna centrare anche il terzo obiettivo, ottenere l’Esposizione internazionale e chiudere il triangolo. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri lo chiama “l’allineamento dei pianeti”. E se gli astri sono favorevoli bisogna puntare al cielo, perché bene il Recovery, bene l’Anno Santo ma il ‘triplete’ porterebbe per Roma – e per l’Italia – un “ciclo senza precedenti”, miliardi su miliardi di investimenti. Oltre a una proiezione di progettualità sulla città allungata di quasi 10 anni, perché alla curva successiva, nel 2033, ci sarà anche il Bimillenario della morte e resurrezione di Cristo. E dunque: 2025, 2030 e poi 2033: le tappe ci sono, il lavoro non manca.
Questa dunque la posta in gioco, che coincide con le ambizioni del sindaco dem: ‘Trasformare’ è stata la parola chiave del 2° Rapporto annuale di Gualtieri alla città, in un “orizzonte decennale”. Ecco perché da mesi in Campidoglio si lavora, sopra e sotto traccia, per promuovere la candidatura di Roma in una sequenza di viaggi, incontri, cene internazionali, bilaterali sul balconcino vista Fori. La Grande Bellezza, del resto, è indiscutibile: “Un punto di debolezza di Roma? È troppo bella, sarà difficile per le altre città competere” diceva al termine del sopralluogo dello scorso aprile Dimitri Kerkentzes, numero uno del Bie, il Bureau internazionale di Expo.
Le rivali sono agguerrite nella caccia ai 182 voti dei Paesi che il 28 dovranno scegliere la città regina. Contro Roma ci sono la sudcoreana Busan ma soprattutto la saudita Riad, che con la sua potenza economica è riuscita ad arrivare persino sulle maglie della As Roma. Sulla monarchia saudita però pesa una reputazione internazionale compromessa rispetto ai diritti umani, quelli delle donne, della comunità lgbt+, il numero delle esecuzioni capitali, tanto da spingere solo pochi mesi fa 15 organizzazioni per i diritti umani a scrivere agli Stati membri del Bie chiedendo di non votare per la capitale mediorientale.
E’ un tema su cui il sindaco Gualtieri punta apertamente: “Roma – ha ribadito di recente – è la citta più credibile rispetto ai diritti umani. Abbiamo meno capitale economico da spendere, ma per noi non avrebbe avuto senso misurarsi su quel piano”. No dunque al fenomeno per cui “gli eventi internazionali debbano andare tutti nel Golfo perché li comprano coi petrodollari. Noi diciamo al mondo di avere coerenza con i loro obiettivi: le esposizioni internazionali non sono state fatte per essere comprate dal più ricco”.
Ma Expo ormai, l’ha detto anche l’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente del Comitato promotore, è anche “una questione geopolitica”. Il quadro mondiale, destabilizzato dalle nuove guerre, in questo momento però potrebbe favorire Roma. Il conflitto in Medio Oriente potrebbe sollevare questioni di sicurezza per l’evento, e anche dall’Estremo Oriente non arrivano notizie tranquillizzanti: la Corea del Sud, che candida Busan, ha appena annunciato di avere parzialmente sospeso un accordo militare con il Nord. Roma, invece, città di pace e del dialogo interreligioso, può vantare una solida collocazione internazionale – gode anche dell’appoggio delle istituzioni Ue – e può garantire, sottolineano da mesi i promotori, i valori dell’inclusività e della cooperazione.
Riad però, a quanto pare, punterebbe al colpaccio: aggiudicarsi già al primo turno la maggioranza dei due terzi e portarsi a casa l’Expo. Uno scenario che a Roma nessuno vuole vedere avverarsi: bisogna arrivare al ballottaggio, e a quel punto la partita sarebbe apertissima. “Al ballottaggio si vota subito – ha ricordato il dg del Comitato Giuseppe Scognamiglio – non c’è spazio per fare riaccorpamenti e rivoluzioni. Questo significa che alcuni paesi cambieranno cavallo”. Lo spoglio lo seguiranno con attenzione tutte le istituzioni: “Abbiamo fatto squadra lavorando con grande determinazione, generosità e passione, per far sì che il sogno di Roma e del Lazio diventi realtà”, ha sottolineato il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. “Noi abbiamo fatto il massimo – ha detto ancora Gualtieri – io, il presidente della Regione, la presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica: il sistema Paese. Tutti si sono impegnati: ora bisogna vedere se questo lavoro porterà voti”.
Fonte: ANSA.IT