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Rovigo, Teatro Sociale – Madama Butterfly.

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A un certo punto, ci siamo innamorati del Giappone. Con lo stupore con cui si scopre qualcosa che non si pensava esistesse, con la curiosità di intercettare differenze, farsi sorprendere da luoghi e vite che non avremmo mai pensato di avvicinare. Un sentimento bruciante e passeggero, destinato a lasciare tiepide nostalgie, dietro cui in realtà si nasconde uno scontro frontale tra due mondi. È per questo che da 120 anni Madama Butterfly domina le scene del mondo. Perché Giacomo Puccini ha saputo raccontare la grande tragedia che la storia regala a ogni incontro di culture. Il Teatro Sociale di Rovigo punta sul doppio anniversario (cento anni dalla morte di Puccini, 120 dalla prima dell’opera) per la prima di stagione. Atmosfera piacevole nella piazza antistante il teatro con uniformi, velluti, le note dell’opera e poi nel foyer, con il sindaco Valeria Cittadin che consegna alle signore rose bianche.

Un punto di forza di questa messinscena è la regia di Filippo Tonon. La casa a soffietto è realizzata con un bel gioco di piani che trasformano gli spazi agevolmente e danno profondità al palcoscenico. Legno e trasparenze, pulizia estrema, al limite della sottrazione: il tutto reso estremamente elegante dal disegno di luci. Anche nella recitazione il regista ha cura di censurare quelle leziosità che rispondono più al modo occidentale di vivere la cultura giapponese che alla verità. Belli i costumi e apprezzata la scelta di connotare la tradizione con abiti più filologici mentre il “nuovo” Giappone presenta chimoni più lineari e meno elaborati. La scelta del balletto (con la brava Alessia Gelmetti) durante il coro a bocca chiusa regala un momento di autentica bellezza.

Sul ruolo di Madama Butterfly si sono sprecati fiumi di inchiostro. La prima interprete Rosina Storchio, favorita di Toscanini, era un soprano lirico leggero con grande musicalità e bella figura. Alla Scala non piacque, mentre al Grande di Brescia, pochi mesi dopo fu l’ucraina Solomija Krušel’nyc’ka, soprano di peso vocale diverso, a convincere il pubblico. Questa dualità si è conservata negli anni: se figure come Toti Dal Monte hanno fatto del ruolo un cavallo di battaglia, ci sono interpreti (è il caso di Mariella Devia) che hanno sempre rifiutato di cantarla e voci (come Mirella Freni) che hanno inciso il ruolo ma non hanno ritenuto di cantarlo in teatro.
Francesca Dotto disegna una Butterfly spiccatamente lirica: entra quasi rarefatta nel primo anno, e costruisce drammaticità e intensità atto dopo atto. Una prova decisamente positiva, la sua, per adesione al personaggio, scandaglio psicologico e tenuta vocale che forse paga un po’ lo squilibrio vocale con il Pinkerton di Fabio Sartori nel primo atto e viene costantemente messa a cimento da un’orchestra che non risparmia dinamiche piene con una scelta di tempi dilatati all’eccesso. Ma il colore, il possesso del personaggio, il dominio del dramma sono davvero promettenti.
Fabio Sartori incarna la tradizione più nobile del tenore italiano: la linea melodica si dispiega bruciante nella prima aria “Dovunque al mondo” per arrivare ad arcate di pienezza e pastosità incisive nel duetto “Bimba dagli occhi pieni di malia” e suggellare la prova con l’ultima aria “Addio fiorito asil”.
Biagio Pizzuti mette la nobiltà del suo porgere, l’intelligenza musicale e la disinvoltura scenica a servizio del ruolo di Sharpless. Un debutto, il suo, in crescendo che si fa apprezzare nonostante l’artista non disponga ancora di una vocalità compiutamente pucciniana.
Bellissima sorpresa la Suzuki di Francesca Di Sauro. È raro ascoltare una voce così proiettata e morbida, eguale sia in acuto sia nella zona grave e un’interprete che riesce a dare personalità e spessore a un ruolo per nulla semplice. Da manuale il Goro di Roberto Covatta: perfetto scenicamente e vocalmente, con un colore per nulla petulante, una pronuncia perfetta e un suono che buca senza angosce. Molto bene tutti i comprimari, tra cui si segnalano lo Yamadori di William Corrò, il Commissario Imperiale di Francesco Milanese e la Kate Pinkerton di Aleksandra Meteleva. Funzionale la prova del coro diretto da Matteo Valbusa.

L’Orchestra di Padova e del Veneto paga, come si diceva poco sopra, una scelta di tempi ampia che finisce per conferire pesantezza e creare qualche piccolo incidente musicale con il palcoscenico. La direzione di Francesco Rosa è sempre esperta ma è parsa, questa volta, meno lucida nel comprendere e assecondare le esigenze dei cantanti in scena.
Teatro esaurito. Applausi scroscianti per il debutto di Francesca Dotto e ovazioni per Fabio Sartori. Consensi calorosi per Biagio Pizzuti e il resto del cast.

Teatro Sociale di Rovigo – Stagione 2024/25
MADAMA BUTTERFLY
Tragedia giapponese in due atti
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Musica di Giacomo Puccini
Cio-Cio-San Francesca Dotto
Suzuki Francesca Di Sauro
F.B.Pinkerton Fabio Sartori
Sharpless Biagio Pizzuti
Goro Roberto Covatta
Il principe Yamadori William Corrò
Lo zio Bonzo Cristian Saitta
Kate Alexandra Meteleva
Il commissario imperiale Francesco Milanese
L’ufficiale del registro Francesco Toso
Orchestra di Padova e del Veneto Coro Lirico Veneto
Direttore Francesco Rosa
Maestro del coro Matteo Valbusa
Regia e scene Filippo Tonon
Costumi Filippo Tonon e Carla Galleri
Nuovo allestimento e nuova produzione del Teatro Sociale di Rovigo
in coproduzione con il Comune di Padova – Teatro Verdi,
Comune di Treviso – Teatro Comunale Mario Del Monaco
Rovigo, 11 ottobre 2024

Elena Filini

Fonte: connessiallopera.it

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