Home ATTUALITÀ E EDITORIALE Scade l’ultimatum al Niger, in migliaia con i golpisti.

Scade l’ultimatum al Niger, in migliaia con i golpisti.

A poche ore della scadenza dell'ultimatum dell'Ecowas.

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epa10783063 Protesters chant slogans during a rally in Niamey, Niger, 03 August 2023. Protesters rallied against the sanctions imposed on their country by the Economic Community of West African States, (ECOWAS), to demand the departure of the French military from the country and expressed their support for the junta. On 26 July General Abdourahamane Tchiani declared himself the new leader of Niger, after a coup against democratically elected President Mohamed Bazoum. EPA/ISSIFOU DJIBO

E’ scaduto l’ultimatum di 7 giorni dell’Ecowas contro i golpisti del Niger che hanno deposto il filo-occidentale presidente Mohamed Bazoum. Ma, molto dietro le quinte, si continua a lavorare per scongiurare una guerra che sarebbe fratricida soprattutto con la Nigeria e infiammerebbe il già disastrato Sahel, coinvolgendo addirittura il Maghreb: scenario tanto temibile da risultare improbabile, almeno a breve.

Alla ribalta sono invece tornate le bandiere russe che hanno sventolato in uno stadio festante di Niamey gremito di quasi 30mila filo-golpisti, arringati da uno dei leader della giunta che li ha messi in guardia non da eventuali raid dell’aviazione nigeriana ma da fantomatici infiltrati sovversivi. In un clima sospeso si attendeva una dichiarazione della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale alla scadenza dell’ultimatum di sette giorni lanciato ai golpisti domenica 30 luglio, quattro giorni dopo il golpe: ripristinate la democrazia o non si esclude un “atto di forza”, era stato il messaggio del blocco.

E quindi ci si prepara ad ogni evenienza: 65 militari della missione italiana di addestramento in Niger, la “Misin”, sono rientrati in Italia per “aumentare l’autonomia logistica della base italiana”, “ottimizzando anche le sue capacità ricettive qualora diventi necessario accogliere e, in caso di urgenza, evacuare” la quarantina di italiani, soprattutto esperti operatori di ong, rimasti nel Paese. “Secondo la maggior parte degli analisti, un conflitto appare improbabile, almeno nel breve periodo”, sostiene però il New York Times dando concretezza a quello che sembra solo un auspicio del primo ministro nigerino Ouhoumoudou Mahamadou: “Una soluzione positiva è ancora possibile – ha detto da Parigi -, in ogni negoziato può succedere di tutto finché non si arriva alla scadenza. Gli ultimi minuti sono cruciali”. Del resto col Niger, “culturalmente, religiosamente, siamo quasi uguali. Sarebbe come combattere contro un fratello”, ha constatato anche il generale Christopher Gwabin Musa, capo di stato maggiore della Difesa della Nigeria, il più potente degli Stati dell’Ecowas.

A mettere in guardia da un conflitto è anche Algeri, vicino settentrionale del Niger e legato militarmente alla Russia: “Rifiutiamo categoricamente qualsiasi intervento militare” che costituirebbe “una minaccia diretta per l’Algeria”, ha detto il presidente Abdelmadjid Tebboune. Le bandiere russe hanno garrito a Niamey alimentando i timori di Bazoum: i golpisti potrebbero aprire le porte del Paese ai mercenari russi Wagner come ha fatto sicuramente il Mali che, assieme al sodale Burkina Faso, ha minacciato di entrare in guerra in caso di attacco al Niger. Nel più grande stadio della capitale la folla è stata arringata dal generale Mohamed Toumba che ha denunciato coloro che “si nascondono nell’ombra” e che “tramano la sovversione” contro “la marcia in avanti del Niger”: “Siamo al corrente del loro machiavellico piano”, ha avvertito il pezzo grosso del Cnsp, la giunta militare.

ANSA.IT

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