Sergio Gerasi, disegnatore e fumettista, il suo esordio risale agli anni 2000 sulle pagine di Lazarus Ledd ( Star Comics), e dal 2011 è impegnato su Dylan Dog per Sergio Bonelli Editore, una carriera che ha visto la sua partecipazione a “Servizio Pubblico” di Michele Santoro, dove non compariva in rete, ma ha realizzato per loro le “Inchieste” a fumetti; inoltre è anche musicista, o meglio batterista e fondatore della band rock 200 Bullets. La sua fama di disegnatore ha reso possibile l’incontro con autori contemporanei. Da Lazarus Ledd è approdato a Jonathan Steele, Nemrod e d John Doe. Il suo profilo autoriale ha permesso di individuare il suo stile, la sua tecnica di lavorazione, una su tutte quella per Dylan Dog ( Dylan oggi è disegnato da Aergio Gerasi, una risposta che porta a sperimentare la narrazione sotto forma di fumetti, di dialoghi a colori, accessibili a chiunque volesse interagire con l’atmosfera “a fumetti” di una realtà sempre viva ed attuale.
Ci racconti un po’ del tuo primo incontro con il mondo dei fumetti? Come è avvenuto?
Il primissimo incontro è avvenuto come si può facilmente immaginare con le letture della più tenera età, in particolar modo con Topolino. Da lì è nato un amore che ha attraversato generi letterari e anni di letture.
Come e perché hai deciso di diventare autore di fumetti, ed anche colui che interpreta le sceneggiature proposte?
Solitamente quando hai una grande passione fin da piccolo cerchi di farla diventare parte integrante della tua vita. Questo capita un po’ in qualsiasi ambiente culturale, artistico, sportivo….. io sono stato particolarmente fortunato perché già a 22 anni mi diedero l’opportunità di pubblicare, quindi di essere amato per disegnare fumetti, cosa che fino ad allora facevo per pura passione. Da allora continuo a farlo con grande passione, ma anche professionalmente ormai sono passati 18 anni.
Quali sono gli autori e le storie a cui sei più legato? Cosa ti piacerebbe raccontare “a fumetti”, ancora una volta?
Sono molto legato a Dylan Dog, perché per i miei anni adolescenziali fu una vera rivoluzione. Ora Dylan lo disegno ufficialmente, per cui mi sto dedicando anche ad opere totalmente personali, che oggi chiamano graphic novel. Sono sempre fumetti e ho l’opportunità di pubblicare libri a fumetti totalmente miei, dalla storia ai disegni. Mi concentro molto su quello, oltre che sul mio lavoro per Sergio Bonelli Editore.
Parlaci un po’ della tua esperienza come disegnatore di Dylan Dog?
Ho disegnato per tantissime testate in passato, ora disegno per il personaggio che da ragazzo era un mio mito. Penso che bastino queste poche parole a descrivere la mia soddisfazione.
Se dovessi rivolgerti ad un giovane che vuole intraprendere questo mestiere, cosa ti senti di suggerire?
A questa domanda rispondo sempre “ non aver paura di cancellare”: questa è una frase che lessi da piccolissimo su Topolino, era una risposta di Giorgio Cavazzano in un’intervista simile a questa.
Chi ha riconosciuto sin dall’inizio il tuo talento?
Il primo fu Ade Capone, che oggi purtroppo ci ha lasciati. Grande autore dal carattere esplosivo, mi ha insegnato tantissimo.
Come pensi che si possa dare dignità e importanza alla figura del fumettista in Italia?
La dignità sta dentro ogni autore di fumetto, come uomo e come artista. O narratore, quindi non penso sia una questione di dignità, altrimenti saremmo fermi al Medioevo. L’importanza è forse un po’ mancata, a tratti, per l’autore di fumetti, fortunatamente anche in Italia oggi siamo riconosciuti e apprezzati. La strada è quella giusta.
Per concludere, quali sono i tuoi progetti futuri e se hai qualche idea su nuovi fumetti?Ce la vuoi anticipare?
Naturalmente non posso anticipare molto se non che sto lavorando a una nuova serie per Bonelli chiamata Eternity, sempre scritta da Alessandro Bilotta. Ho da poco proposto a Bao Publishing una nuova idea per il mio prossimo libro ed è stata apprezzata. Uscirà nel 2020 per celebrare i miei primi 20 anni di carriera e dovrebbe chiamarsi “L’Aida”.
a cura di Matteo Spagnuolo