E’ morto Maurizio Costanzo. Il famoso giornalista e conduttore aveva 84 anni.
La carriera e il Maurizio Costanzo Show.
Era nato a Roma nel 1938 da una famiglia semplice e perbene proveniente da Ortona. Dopo la maturità classica, senza perdere tempo con l’università, il giovane Maurizio è cronista volontario ovvero senza paga per Paese Sera poi professionista al Corriere Mercantile.
Caporedattore romano di Grazia scrive di tutto anche perché non gli fanno difetto ambizione e fantasia. Dopo il primo matrimonio con Lori Sammartino, allora famosa fotoreporter più grande di lui di 14 anni, consolida i suoi legami con il mondo della stampa e dello spettacolo e arriva in Rai. Si afferma in radio come autore e conduttore ottenendo grande popolarità con Buon Pomeriggio. Riesce a superare la diffidenza di Bernabei e le critiche sulla sua telegenia conducendo i primi talk show televisivi. Il suo stile bonario ma all’occorrenza ruvido e pungente lo rendono famoso. Si lega a Rizzoli, intervista Gelli,diventa direttore della Domenica del Corriere, del tg Contatto e dell’Occhio.
Lo scandalo p2 pone fine alla prima parte della sua carriera. Ricomincia, non senza difficoltà, grazie allo show che porta il suo nome. Il suo programma in onda in seconda serata dal Teatro Parioli in Roma lo rende ancora più celebre al punto che dalla fine degli anni 80 ai primi del 2000 “se non sei ospite del suo salotto non puoi dirti veramente famoso”.
Tra imprevisti e rituali, toni soffusi e crescendi al Maurizio Costanzo Show sfilano politici, intellettuali, premi nobel, grandi e piccoli artisti insieme a “casi umani”, eccentrici, pazzi e porno star.
Gli stacchi di Bracardi, l’orchestra di Morselli, il saluto al generale e i fiori alla signora, erano i tocchi del gioco a cui il conduttore ha saputo dar vita per 22 anni seguito da milioni di italiani. Con lui il teatro era realtà, la realtà teatro. Sul suo palcoscenico uomini e donne veri, ma colorati come nella grande commedia della vita ,si esibivano rendendo il mondo buffo, umano talvolta affascinante , commovente. Quando nel 2005 Costanzo platealmente chiude il programma, un’ epoca è finita anche se persino lui lo ignora.
Ancora popolare grazie a Buona Domenica che abbandona solo nel 2006, negli anni successivi i suoi tentativi di tornare ai grandi ascolti non sono coronati dal successo sperato. Tenta di ridare vita al suo show più famoso, ma la tv ormai l’ accetta solo come vintage, reduce di una stagione finita.
Il poliedrico.
Genio eclettico della comunicazione, Costanzo è stato un grande impresario di teatro prima che di televisione e un innovatore del costume. Possedeva diverse dote tra cui il senso pratico, la creatività e un profondo intuito che lo ha reso capace di scoprire talenti come Villaggio, Sgarbi e De Crescenzo. E’ stato il talent scout di Maria de Filippi, l’ultima delle sue quattro mogli, famosa conduttrice televisiva della “ realtà senza più teatro” , al tempo stesso sua antitesi e erede.
Uomo dalle tante virtù, è stato anche commediografo, organizzatore teatrale, dirigente televisivo, ideatore e produttore di programmi, docente universitario di comunicazione, imprenditore , consulente dell’immagine di politici, imprenditori e vip. Autore di memorie, inchieste e riflessioni , ha recitato in cammei cinematografici e con ironia nelle sit com Orazio e Ovidio. Coautore di Fracchia, umorista in lotta con la malinconia, ha scritto fino all’ultimo di cinema, tv e costume. Regista, sceneggiatore di capolavori come “ La casa delle finestre che ridono” e “ Una giornata particolare”,si è tolto persino lo sfizio di dirigere la comunicazione della sua squadra del cuore, la Roma. Gran lavoratore e uomo azienda, in un’ intervista si definì “ bulimico” non solo di cibo ma anche per la sua smania di fare, arrivare, possedere.
Il “ politico”
Politico occulto, maestro del potere, non solo mediatico, che ha gestito con memoria ferrea e fare padronale, Costanzo era un socialista libertario, simpatizzante per un periodo di Craxi e Pannella poi del Pd. Lobbista trasversale a “ destra della sinistra e a sinistra della destra” , il grande giornalista fu mentore dei potenti. Non era privo di civismo. Realmente interessato al sociale e ai diritti , aveva condotto campagne importanti come quella contro la mafia che per poco nel 1993 non gli costò la vita. Personalmente non l’ ho amato nelle vesti di “sacerdote laico” dell’Italia postdemocristiana , aedo di un permissivismo lassista, di un individualismo legato più alla pigrizia che alla vera libertà.
Il comunicatore.
Vero però che l’uomo oltre che eclettico era duale. Da un lato il cinico, l’osservatore distaccato che con concretezza sapeva intessere relazioni e calibrare rapporti, dall’altro il sensibile paroliere di “Se telefonando” e il poeta “Ugo Straniero” .Il suo moralismo forse un po’ superficiale era spesso sincero. Artista prima che intellettuale, Costanzo più che le sostanze comprendeva forme e colori che sapeva però assemblare e rendere mirabili.
Non era un mattatore come Baudo, non aveva la simpatia garbata di Vianello, né la cordiale semplicità di Corrado o l’assertività tranquilla di Mike, ma era un comunicatore empatico, bravissimo nelle interviste, capace di insinuare con maestria e di gestire a fuoco lento gli ingredienti offerti dal variegato campionario umano dei suoi talk show.
Fabrizi mignon ma con l’intelligenza e talvolta il tocco di Flaiano, è stato per un lungo periodo in grado di dare voce un’ Italia più privata e colloquiale, rispetto a quella patinata delle prime serate. Personaggio di confine, con la sua voce scura, severa,romana, un po’ strascicata anche in gioventù, era il grande affabulatore di una comunicazione lontana dallo stentoreo e dal formale, capace per tanto tempo di essere arguta, briosa, genuina. Il suo stile delizioso per stacchi, lazzi e ritmi ben si prestava ai virtuosismi di Sgarbi o Bene, ma la sua estetica contenendo e assemblando dava ancora armonia. Dai primi del 2000 con il Parioli chiuso, i reality e poi i social hanno involgarito il piccolo schermo rendendolo sempre più veloce ,isterico, vuoto, sensazionalista.
La tv posteriore all’epoca a cui era sopravvissuto non gli apparteneva più e lo legittimava solo come ricordo e padre nobile. Il teatro televisivo, quello di classe, di cui era demiurgo e cavallo di razza, da tempo aveva chiuso i battenti.
La sua figura si consegna come memoria di un’ Italia borghese, gradevolmente decadente, che pur tanto abbiamo amato. Resterà con la sigla di Bracardi tra le note malinconiche e sorridenti della storia della tv e nostalgia della nostra giovinezza.
Applausi Maurizio, “ sipario”.