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Sposa bambina. La rete si ribella in Arabia

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  di Stefania Paradiso

Un’altra storia di sposa bambina. 15 e 90 anni. Vi sembrano un’età equa per un matrimonio? Eppure 15 sono gli anni di una sposa bambina promessa a un novantenne in Arabia Saudita. Il 2013 è iniziato da pochi giorni ma ancora sentiamo storie raccapriccianti, da Medioevo. La ragazza è fuggita la prima notte di nozze per tornare dai genitori e l’uomo vuole intentare causa per riavere i 17 mila dollari pagati in dote.

Ma per fortuna nel 2013 la rete è uno strumento potentissimo e sui social network arabi la reazione è stata fortissima. Gli abitanti del Paese si sono ribellati e la reazione su Twitter e Facebook è stata immediata e violenta, dando visibilità ad una storia che altrimenti sarebbe passata inosservata. L’attivista umanitaria araba Suhaila Zein el-Abedin ha detto che la reazione della rete è stata netta e per la prima volta è riuscita a riportare l’attenzione su un tema che tende a restare sconosciuto. Nel 2009 la Corte di Unaiza aveva proposto, se non l’abolizione della pratica matrimoniale, almeno che fosse rispettata l’età della pubertà per il rapporto sessuale e, nello stesso periodo, anche l’allora ministro della Giustizia, Muhammad Issa, aveva manifestato la volontà di porre un freno all’arbitrarietà delle famiglie alla vendita le loro figlie. Nessuna misura è mai stata attuata e i dati sono sempre più allarmanti. Migliaia di ragazze minori di 14 anni sono state date in spose a uomini più vecchi e ricchi. Restano compravendite, merce di scambio e della loro età  poco importa. I dati del Plan,  Ong per la protezione dei diritti dell’infanzia, parlano di 150 milioni di bambine vittime di violenza sessuale ogni anno e di 10 milioni costrette a sposarsi prima dei 18 anni. Una su sette si sposa prima dei 15 anni ed  alcune ad appena 5 anni. Sogni infranti e infanzie spezzate. Le ragazze e bambine vengono dalla scuola, isolate dai loro amici e costrette a sposarsi. “Il contributo delle donne per lo sviluppo delle comunità è fondamentale ma affinchè abbiano la possibilità di mettersi in gioco è importante che vengano garantite loro un’infanzia e un’istruzione – spiega Tiziana Fattori, Direttore Nazionale di Plan Italia – Il primo passo è sensibilizzare sempre più famiglie sull’importanza, per le bambine, di accedere e portare a termine gli studi, fornendo loro informazioni e un aiuto concreto. Quello che ci sta più a cuore, poi, è lavorare al fianco delle bambine e delle ragazze garantendo loro tutto il supporto possibile, a scuola e all’interno della comunità. Ed è proprio nelle scuole che le prepariamo con corsi di educazione sulla salute riproduttiva per informarle sui rischi di matrimoni e gravidanze precoci”.

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