L’ateneo più grande d’Italia, infatti, a differenza della maggior parte delle università italiane, ha scelto di non adottare il criterio ISEEU (indicatore situazione economica equivalente per l’università), per definire la percentuale contributiva dei suoi studenti, ma di affidarsi al calcolo ISEE (indicatore situazione economica equivalente), utilizzato per molteplici prestazioni sociali e non specifico delle tasse universitarie.
“Così facendo – spiegano dai Caf UIL di Roma – si crea una disparità con tutti gli altri studenti, oltre che un’inutile complicazione nelle procedure burocratiche dell’iscrizione che, stando alle indicazioni fornite sul sito de La Sapienza, gli studenti possono anche effettuare da soli. La procedura è tutt’altro che semplice, però, tanto che molti studenti si rivolgono al commercialista di fiducia, a spese proprie, o ai Caf. Negli ultimi giorni, infatti, moltissimi studenti hanno affollato i nostri sportelli per chiedere assistenza. Perché La Sapienza ha fatto questa scelta discriminatoria? Scelta che crea disparità nel pagamento delle tasse universitarie”.
Per gli studenti universitari che scelgono il calcolo Isee, infatti, il reddito di eventuali fratelli viene considerato al 100% invece che al 50% come nel calcolo Iseeu.
“Il trattamento di uniformità sul diritto agli studi universitari – spiega il segretario generale della Uil Lazio, Pierpaolo Bombardieri – è sancito anche da un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 9 aprile 2001, sulla base dell’articolo 4 della legge 2 dicembre 1991, n. 390. Decreto nato dall’esigenza di uniformare le regole per identificare la ricchezza del nucleo familiare dello studente e in base a questo stabilire accessi alle prestazioni universitarie con quote differenziate, evitando in tal modo qualsiasi tipo di discriminazione. In modo tale che tutti gli studenti abbiano gli stessi diritti e gli stessi doveri, anche a livello fiscale ed evitare differenze di trattamento e un’inutile confusione”.
Sul sito dell’università, inoltre, si legge che “le matricole e gli iscritti ad anni successivi al primo che dichiarano un ISEE che ricade entro le prime tre fasce di contribuzione sono tenute ad effettuare il calcolo obbligatoriamente presso un Caf”.
“Perché tale obbligo non è imposto a tutti ma soltanto a una parte degli studenti? – si chiedono gli operatori dei CAF UIL – Quelli che rientrano nelle altre fasce possono autocertificare senza rivolgersi agli operatori fiscali e quindi possono indicare anche in buona fede dati errati e pagare eventuali sanzioni penali e pecuniarie se dichiarano il falso qualora sottoposti al controllo dell’Università, senza poter essere eventualmente coperti dall’assicurazione dei Caf, sempre prevista nelle convenzioni firmate con gli Atenei che adottano l’Iseeu”.