“La speranza io non l’ho mai persa e non penso che il Novecento andrà mai dimenticato, è un secolo troppo importante per dimenticarlo, quindi anche la memoria della Shoah sono certa che continuerà, nessuno dimenticherà mai”.
Lo ha detto parlando con i cronisti commossa Tatiana Bucci, sopravvissuta all’Olocausto, che con la sorella Andra sta accompagnando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella sua visita ad Auschwitz.
Probabilmente – osserva una giornalista – anche grazie a persone che come voi continuano a conservare la memoria. “Probabilmente sì”, replica Bucci. “Anche grazie a persone come noi – aggiunge – anche se oramai siamo pochi, ma fa parte della vita. Ho fatto la mia parte, da quel lato sono tranquilla e conto di continuare fino a quando la salute me lo permetterà”.
Arrivarono ad Auschwitz il 4 aprile 1944, Tatiana e Andra Bucci. Avevano rispettivamente 6 e 4 anni quando furono arrestate insieme alla famiglia e deportate nel lager nazista. Originarie di Fiume, le sorelle Bucci furono tolte alla madre subito dopo il loro arrivo nel campo di sterminio. L’estrema somiglianza tra le due e i pochi anni di differenza attirarono l’attenzione del medico del campo Josef Mengele che pensò fossero gemelle e le avrebbe volute per i terribili esperimenti che eseguiva sui bambini e in particolare sui gemelli.
Le sorelline si salvarono solo grazie alla benevolenza di una blokova (la responsabile dei blocchi dove vivevano i detenuti) riuscendo così a scampare agli esperimenti di Mengele, di cui furono vittime moltissimi bambini rinchiusi nel campo di concentramento. Della famiglia Bucci da Auschwitz, oltre a Andra e Tatiana, non e’ tornato nessuno. Le due sorelle, tra gli ultimi sopravvissuti alla Shoah ancora in vita, hanno raccontato la terribile esperienza vissuta nel lager nel libro ‘Noi, bambine ad Auschwitz: La nostra storia di sopravvissute alla Shoah’ uscito nel 2019, ma per mantenere la memoria del genocidio fanno di più . Da moltissimi anni accompagnano i ragazzi nei viaggi della memoria, organizzati periodicamente ad Auschwitz, e nonostante l’età ormai avanzata (una è nata nel 1937, l’altra nel 1939) e il dolore di rivivere quell’esperienza raccontano sotto la neve, il gelo o la pioggia degli inverni polacchi che cosa è stato cercare di sopravvivere in un campo di concentramento.