Il campione lo manda il padre eterno, un buon giocatore si può costruire. E’ forse una delle massime più celebri e veritiere del compianto Rino Tommasi, grande esperto di tennis, voce inconfondibile delle radiocronache della racchetta e maestro di penna giornalistica scomparso alcuni giorni fa. Le sue parole se volessimo riproporle anche oggi sono attuali, prendiamo ad esempio Jannik Sinner che forse racchiude entrambe le categorie elencate nella sentenza con la quale abbiamo aperto questo articolo. Campione indiscutibile, non si può negare, dotato di talento innato e di un tocco fuori dal comune che gli ha permesso di raggiungere la prima posizione mondiale e non solo. Ma ogni campione è stato in una fase precedente della propria carriera un buon giocatore: Jannik Sinner come tennista si è costruito, ha scelto di diventare un asso della racchetta abbandonando il suo sci e trasferendosi a Bordighera da Piatti, dalle montagne alla riva del mare. E’ dapprima diventato un buon giocatore, ma abbiamo imparato a conoscerlo, per lui non poteva essere sufficiente, non poteva aver cambiato vita, sogni, ambizioni per diventare “solo un buon giocatore”. Dedizione, caparbietà, impegno e sacrificio, Jannik si è costruito ma è andato oltre il limite imposto dall’allenamento, oltre il confine del proprio talento. Il padre eterno gli ha donato il talento e lui ha deciso di costruirsi la carriera del grande giocatore, il risultato è una crasi tra le due categorie di Rino Tommasi, una figura incontrastabile che potremmo definire un dominatore sportivo. Non stiamo esagerando, i numeri del 2024 ci danno ragione, 70 vittorie contro 6 sconfitte, due slam, la coppa Davis, le Finals e la vetta della classifica raggiunta nel corso di una partita contro Dimitrov al Roland Garros e mai più mollata fino alla conclusione dell’anno quando a Torino in un giorno per lui di riposo gli è stato consegnato il premio per il Year-End number 1. Un’unica Kryptonite, Carlos Alcaraz che lo ha sconfitto tre volte su tre, tutti incontri da ricordare, ci sarà un motivo se nonostante il 3-0 del 2024 il mondo del tennis attende con ansia il nuovo capitolo dei Sincaraz. Poi ci sono le casualità, Rublev, Tsitsiaps e Medvedev, gli unici momenti di difficile spiegazione della stagione di Jannik, anche se non gli si poteva chiedere molto altro quest’anno. D’altronde dovrà pur lasciarsi qualche obiettivo inedito per il 2025, gli Internazionali BNL d’Italia a Roma ci verrebbe da suggerirgli, ma non facciamolo adesso perchè sappiamo qual è il pensiero fisso nella sua testa: la riconferma agli Australian Open.
Australian Open 2025, Sinner prenota la difesa del titolo
Ricordiamoci dove eravamo nel 1986, la nostra generazione di fenomeni tennistici non era nata e se i risultati sono lo specchio dello stato di un determinato sport nel paese allora in quel periodo il tennis in Italia non esisteva. Paolo Canè era il numero uno italiano, si trovava al 133esimo posto del ranking. Oggi nelle prime 133 posizioni ci sono undici italiani e non saremo stupiti se Matteo Gigante dopo la qualificazione al tabellone principale dello Slam diventasse il dodicesimo. I tempi sono cambiati, parafrasando Bob Dylan, è bello essere un appassionato di tennis italiano in questo momento, ringraziamo Jannik ma non solo. La seconda Davis ha consacrato la squadra della quale finalmente ha fatto parte anche Matteo Berrettini. Se vogliamo potremmo definirlo l’iniziatore del momento d’oro del nostro tennis anche se la stagione dei successi ha origini precedenti. Più precisamente dobbiamo risalire alla semifinale del Roland Garros di Marco Cecchinato alla quale hanno fatto seguito il titolo di Fognini a Montecarlo, le semifinali slam e la finale Wimbledon di Berrettini, alcune partite memorabili di Lorenzo Sonego, ad esempio a Roma 2021 o a Vienna nel 2020 quando inflisse la peggior sconfitta della carriera a Novak Djokovic 6-2 6-1. Oggi siamo sulla scia di Sinner, i successi chiamano successi e hanno cominciato a brillare anche le stelle di Andrea Vavassori, Simone Bolelli e si stanno affacciando persino i next gen: Arnaldi, Nardi, Cobolli, Darderi. Insomma il tennis azzurro è più vivo che mai e ora non ci sentiamo estremisti nell’indicare un italiano come il principale favorito per la vittoria bis a Melbourne.
UN tabellone fortunato per tutti. Potremmo definirlo così, per la nostra Volpe Rossa che dalla sua parte di tabellone avrà i due tennisti portatori di grandi ricordi -le due vittorie slam- Fritz e Medevev; fortunato anche per gli altri, Alcaraz, Djokovic e Zverev che si dovranno contendere il ruolo di Anti-Sinner ma saranno sicuri di affrontare l’altoatesino solamente in finale. Non può dirsi lo stesso degli altri semi top del circuito. Rune è ancora alla ricerca di se stesso e troverà prima Hurkacz e poi Sinner agli ottavi, ma, scusate l’egoismo patriottico, ci auguriamo di vedere un derby tra il numero uno del mondo e matteo Berrettini che è sulla strada del danese. Derby che potrebbe avere un anticipo già dal terzo turno dove Cobolli potrebbe raggiungere Jan. Non pensiamo che siano comparsi sorrisi sulla faccia di Andrey Rublev quando ha scoperto che al primo turno dovrà vedersela con il vincitore delle Next Gen Joao Fonseca. Per quanto riguarda Musetti poi, anche lui dalla stessa parte del tabellone di Sinner il cammino sembra arduo e la forma fisica non è stata delle migliori nella prima parte di stagione. Attenzione dalla parte opposta a Jack Draper, semifinalista lo scorso anno a US Open e in rampa di lancio come al ceco Machac, i più attenti avranno già segnato in rosso le possibili sfide al terzo turno e agli ottavi con Alcaraz e Djokovic. Serbo che è tutt’altro che soddisfatto del tabellone che potrebbe portarlo al centesimo titolo e al 25esimo slam: Basavareddy al primo turno è in ascesa, Opelka o Machac al terso possono spaventarlo, lo hanno già fatto in un passato neanche troppo lontano e poi c’è Dimitrov prima di Alcaraz. Una semifinale sembra quasi certa per Alexander Zverev anche se al terzo turno potrebbe ritrovarsi di fronte alla più grande incognita di questo torneo, quel Nick Kyrgios alla continua ricerca di un ritorno al vertice nel circuito. Per Jannik il cammino parte dal Cile, Nicolas Jarry, nipote di Jaime Fillol, che proprio contro Zverev ha perso la finale degli internazionali d’Italia dove tuttavia Sinner era assente.
Australian Open 2025, Sabalenka per il tris. Paolini outsider
Abbiamo ringraziato Jannik, Matteo e company, ma non ci siamo dimenticati di Jasmine Paolini anche se in campo femminile la situazione è un po diversa. Quello delle ragazze è un ritorno alla generazione d’oro, l’abbiamo già vissuta negli anni Duemila Duemiladieci, il periodo delle quattro Fed cup e di una finale slam interamente tricolore. Anche per Jas tuttavia c’è la volontà di migliorare un’annata già da incorniciare, manca un ultimo tassello che è quello dello Slam. Con Sinner come modello non ci si può fermare dopo un’oro Olimpico e la Billie Jean King Cup, alter ego femminile della Davis. La vittoria di uno Slam è l’unica gioia che è mancata a Jasmine nel 2024, inseguita in ben tre occasioni, in singolare a Roland Garros e Wimbledon e in doppio a Parigi con Sara Errani sullo stesso campo dove alcuni mesi dopo il nostro duo magico ha vinto il primo oro della storia del nostro tennis. Lo scorso anno le finali a livello Slam sono state otto, due in singolare maschile (vinte), due in singolare femminile (perse), due in doppio maschile (perse), una in doppio femminile (persa) e l’utlima nel doppio misto (vinta); come si può migliorare ancora una stagione che alla viglia sembrava impensabile? Partire con il sorriso nell’Happy Slam della città giardino sembra sicuramente un buon inizio e sicuramente ne avrà bisogno poiché il tabellone non è dei peggiori ma nasconde parecchie insidie. Già dal terzo turno il confronto con Elina Svitolina o la ceca Bejlek non saranno delle passeggiate, non parliamo del quarto di finale con Rybakina che tuttavia è un’avversaria più semplice rispetto a Swiatek (eventuale Semifinale) e Sabalenkca che è dalla parte opposta di tabellone. Con la numero uno del mondo Jas ha evitato anche un incontro ravvicinato con Gauff e Zheng. Manca la campionessa di Wimbledon, Barbora Krejcikova. Aryna Sabalenka è l’indiscussa favorita, prima di lei un’altra bielorussa Vika Azarenka, era riuscita a realizzare il bis per poi fermarsi ai quarti con Radwanska nell’anno in cui inseguiva la terza vittoria consecutiva. In caso di successo Aryna sarebbe la prima a realizzare un tripletta nel nuovo millennio nell’isola continente, non succede dai tempi di Martina Hingis tra il 1997 e il 1999.