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Tennis, siamo nell’Era Sinner: Djokovic ko in finale a Shangai.

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Jannik Sinner

Ne abbiamo avuto la certezza con un post su Instagram: è finita l’epoca più incredibile del tennis, quella dominata da Federer Nadal e Djokovic. Il primo ha già lasciato il tennis da tempo, tra le lacrime di una O2 Arena teatro della Laver Cup, il secondo pochi giorni fa ha annunciato che quelle scene viste a Londra potrebbero ripetersi anche a Malaga alle finali di Coppa Davis perché sarà lì che darà il suo addio alla racchetta. E il terzo? Nole ha a lungo approfittato del vuoto di potere lasciato dagli acciacchi delle altre due leggende e con l’occasione è riuscito a superare gran parte dei loro record, ma adesso le cose stanno cambiando e la sconfitta con Jannik Sinner alla finale del Masters 1000 di Shangai ne è una manifestazione chiara ed evidente. La Volpe Rossa ha ribaltato le gerarchie in un anno, da quei tre match point salvati in Coppa Davis – la sliding door della modernità tennistica- se non addirittura da prima, dalle Finals di Torino 2023. Due volte opposto nella stessa settimana a Nole, l’altoatesino è riuscito a sconfiggeremo eroicamente nella fase a gironi per poi subire la rivincita serba quando più contava, nella Finale delle Finali. In conclusione dello scorso anno la vetta del ranking mondiale era ancora nelle mani del Djoker, ma dopo quattro Slam e undici mesi il mondo sembra essersi capovolto e il cambio generazionale si è ufficialmente concretizzato. Al primo posto c’è Sinner ci resterà fino al termine della stagione. La vittoria di Shangai è la seconda di Jan contro il serbo in questo 2024, la prima arrivò a Melbourne sulla strada per il primo Slam dell’altoatesino ed è poroprio lui che un anno da campione si sta ritagliano il ruolo di prossimo dominatore del tennis, raccogliendo l’eredita delle tre leggende. “Arrivi solo te attraverso le onde” cantavano i Pink Floyd, Jannik nella tempesta che ha colpito il tennis con il ritiro di Rafa (di certo non qualcosa di inatteso) si sta mettendo in luce come il salvatore di questo sport che fatica a trovare dei degni successori delle sue icone. I vari Rune, Shelton, Draper e gli altri next gen sembrano ancora molto lontani dal futuro radioso che gli è stato predetto e a mantenere le attese restano ad ora solamente Jannik e Carlos Alcaraz, comunque dovrebbe bastare per raccontare una nuova storia ventennale di tennis. Quindi è vero che a breve ai tre campioni, che hanno fatto appassionare una generazione sarà riservato, il ruolo di comparse alle quali non sarà mai negata la giusta ovazione – vedi la presenza di Federer sugli spalti di Shangai- ma possiamo affermare, per quanto visto nello swing cinese che il tennis sia in buone mani: siamo nell’era Sinner Alcaraz.

Sinner Djokovic, una finale senza storia o quasi

Non ha quasi esulato Jannik Sinner nel vincere il suo quarto Masters 1000 della carriera. Con una spada di Damocle pendente sopra la sua testa come quella della vicenda clostebol che appare ancora incredibilmente irrisolta, anche la Volpe Rossa sembra avere alcune difficoltà a nascondere le sue preoccupazioni, ma in campo la solidità mentale e atletica sono le stesse di sempre. Un altro torneo perfetto nel quale Jannik ha lasciato per strada solamente un set, al terzo turno contro Etcheverry, argentino che potremmo ritrovarcelo contro anche in Coppa Davis. Impeccabile nelle altre partite dominando il giapponese Daniel e trionfando anche agevolmente contro avversari sulla carta insidiosi. Agli ottavi si è preso la rivincita con Ben Shelton, l’americano che nel 2023 lo aveva eliminato sempre nella stessa fase del torneo. Nei quarti a cadere è stato il russo Daniil Medvedev, proprio un anno fa in Cina iniziava la serie si cinque vittorie consecutive contro il russo, interrotta solo a Wimbledon. Tra lo USOpen e Shangai il confronto H2H tra l’azzurro e l’orso scacchista si è assestato sul 7 pari, una nuova rivalità del tennis contemporaneo. In semifinale avrebbe dovuto trovare il suo rivale del presente e del futuro, Carlos Alcaraz che tuttavia, come spesso è successo di recente -pensiamo alle partite con Monfils a Cincinnati e con Van de Zandschulp a New York- è stato sorpreso dalla rivelazione Tomas Machac. L’ultimo (in ordine cronologico) esponente del tennis della Repubblica Ceca, un paese che ha 10 milioni di abitanti , ma una storia tennistica incredibile sia per i successi in Fed Cup, sia per l’assurda densità di circoli tennistici sul suolo nazionale, uno ogni 4220 abitanti. Rappresentante la stessa bandiera che ha reso grandi i vari Lendl, Navratilova, Berdych, Stepanek, Novotna e Kvitova, Machac ha ottenuto le vittorie più importanti della carriera in questo 2024, con Alcaraz qui a Shangai e con Djokovic sulla terra rossa di Ginevra, ma il numero uno del mondo è ancora superiore al suo livello.

Jannik Sinner

Novak Djokovic, al termine di una stagione in cui si trovato accerchiato dalle difficoltà, anche per alcuni cambi di assetto all’interno del suo staffe, approcciava la finale ed il torno con una nuova fiducia dovuta all’oro olimpico conquistato a Parigi che ha in parte cancellato fra sconfitta a Wimbledon con Alcaraz. L’Olimpiade era l’unico torneo mancante nel suo fantastico palmares, ma ad ora, in questo 2024 non ha è ancora risucito a vincere nessun torneo ATP, restando fermo a 99 trofei. Quella di Shangai è stata anche la finale di Marco Panichi, suo ex preparatore atletico che Sinner ha scelto per sostituire alcuni membri del suo staff licenziati per la leggerezza che ha portato alla questione legata al clostebol. Anche oggi Jannik si conferma essere il giocatore più forte del mondo sul veloce, non a caso i suoi due slam e i tre Masters 1000 sono tutti arrivati sul cemento. Nel primo set ha regnato l’equilibrio ed è chiaro che il parziale per trovare un padrone abbia bisogno del tie break; l’unico brivido lo corre Jan trovandosi sotto 0-30 nel decimo game. Ormai Sinner in questa fase della partita è infallibile come Pogacar sulle salite cruciali di una Classica. Nel 2024 ne ha vinti 20 su 23, compreso questo con Nole che si è trovato subito a dover rincorrere fallendo due volte su tre sotto rete, 7-4. Nel secondo parziale Djokovic non ha trovato altrettanta sicurezza, soprattuto al servizio: fin dal secondo gioco Sinner lo ha portato ai vantaggi, (il primo in cui il punteggio ha segnato 40-40 in tutta la partita) e poi nel quarto, con un altro serve & volley inefficace ha ceduto il servizio consegnando a Jannik il titolo. Nonostante una percentuale di prime di poco inferiore rispetto a quella del suo avversario (61% Jannik, 66% Nole) l’azzurro non ha subito mai più di due punti nei giochi in cui si trova al servizio, una statistica nascosta che racconta un dominio e la piena sicurezza che porta in campo il numero uno al mondo. Dopo Roger, Rafa e Nole abbiamo un nuovo dominatore, benvenuti nell’era Sinner.

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