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Tennis,Sinner-Medvedev: una questione di ” apparente equilibrio”.

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Aveva ricevuto il tifo anche del dichiarato rivale Carlos Alcaraz, che dopo essere stato sconfitto in semifinale da Sinner ha affermato che avrebbe tifato per lui, che lo avrebbe sostenuto. Il futuro del tennis è nelle loro mani, e su questo il mondo sportivo è d’accordo, sempre che Holger Rune o altri next gen non vogliano intromettersi nell’atteso dualismo. La finale dell’Hard Rock Stadium ha tuttavia ricordato che per prendersi interamente il centro della scena i Millennials dovranno ancora attendere qualche anno, o forse qualche mese: Daniil Medvedev era quasi stato trascurato nel corso del torneo; si parlava dell’azzurro, si parlava dello spagnolo e dell’assenza di Djokovic. Nel frattempo l’ex numero uno al mondo russo continuava a vincere partite, senza destare troppa attenzione e quindi “godendosi il silenzio” comecantavano i Depeche Mode, perché sapeva di avere nella sua racchetta le capacità di arrivare fino in fondo
al torneo della Florida.
Sinner-Medvedev il primo set
L’avversario mette subito il nostro azzurro a dura prova fin dal secondo game durato dieci minuti e chiuso con un serve and volley. Dall’altra parte della rete l’avvio al servizio del russo è impeccabile con due turni di battuta a 0, anche se poi sembra quasi spengersi in un piccolo black out, tre doppi falli e alcuni punti costruiti egregiamente da Jannik concedono il break al quinto tentativo. Una situazione alla quale il russo rimedia rapidamente giungendo sul punteggio di 3-3 e lasciando spazio ad un “apparente equilibrio”. La partita si articola sul servizio solido di Medvedev- la prima è quasi ingiocabile risultando vincente nell’86% dei casi- che si contrappone al gioco divertente, vario e preciso di Sinner che riesce a coniugare il servizio e volèe con la spinta aggressiva dei fondamentali da fondo campo. Se il blackout aveva colpito l’ex numero uno del mondo ad inizio del set, la stessa situazione si manifesta per la Volpe Rossa alla fine del primo parziale; tre gratuiti, quasi quattro, nello stesso gioco sono troppi contro un giocatore come Medvedev che si porta avanti 7-5. Gli errori non forzati di Sinner sono 26 decisamente troppi in un unico set, ma probabilmente il dato più preoccupante è l’assenza di punti vincenti ottenuti con il rovescio.

Sinner-Medvedev il secondo set
I problemi continuano anche nel secondo set; Sinner non riesce a far scendere il numero degli errori non forzati ed è subito costretto ad inseguire. Tuttavia, conosciamo bene la solidità mentale dell’altoatesino; il controbreak è immediato, Jannik rimette il set in parità e considerando che l’azzurro non è il solo a sbagliare ci si ritrova inchiodati in un labirinto senza via di uscita che obbliga a riprendere in mano la locuzione dell’“apparente equilibrio” per inquadrare la sfida.
Eppure il gioco del russo, che Paolo Bertolucci ha definito “sghembo e senza peso”, crea tante, troppe difficoltà e distrugge le certezze, lo si nota poiché la Volpe Rossa continua a commettere errori, con ogni soluzione tennistica, che sia una palla corta, un rovescio o un dritto, neanche il servizio lo aiuta dato che la seconda è totalmente inefficace e si converte in punto solamente nel 32% delle occasioni. È proprio per questo che il tanto decantato equilibrio della finale deve inesorabilmente essere definito “apparente”. Il vantaggio di Medvedev si riconcretizza immediatamente, Sinner prova a rientrare in partita, ma senza un calo delle percentuali al servizio del suo avversario l’impresa è al di là del possibile. Al momento di servire per il titolo la battuta russa, con tutte le luci del palcoscenico puntate su di essa, non fallisce, basta il primo match point per fermare il risultato sul 7-5 6-3 e consegnare a Daniil il titolo a Miami, un successo che non aveva mai raggiunto in precedenza.

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