Home Rubrica Eventi e Presentazioni Libri Torino, Teatro Regio – L’elisir d’amore.

Torino, Teatro Regio – L’elisir d’amore.

0
Photo: Mattia Gaido.

Il Teatro Regio di Torino apre il nuovo anno riproponendo l’allestimento de L’elisir d’amore di Donizetti che debuttò al Regio di Parma l’anno passato, col quale nasce in coproduzione. A firmarlo è Daniele Menghini, che si avvale del ben congegnato impianto scenico di Davide Signorini e degli accuratissimi costumi di Nika Campisi. Anche la direzione coreografica affidata ad Andrea Dionisi e la presenza in scena di trenta burattini e marionette “manovrati” da Augusto Grilli (della gloriosa istituzione torinese Fondazione Marionette Grilli) divengono componente integrante di uno spettacolo che è una vera e propria rilettura drammaturgica dell’opera, inutile negarlo, arbitraria e talvolta confusa. Già Alberto Dilenge, riferendo di questo spettacolo dopo averlo visto a Parma, avanzò su queste colonne alcune perplessità, che non stiamo a ripetere perché già da lui ben descritte (vedi link).

Si parte dall’assunto che Nemorino è l’unico in grado di provare sentimenti autentici in un mondo dove tutti sono la parodia di se stessi e recitano stereotipi farseschi senza anima. Da qui l’idea di trasformare Nemorino in una sorta di Geppetto contemporaneo che intaglia su misura la sua amata Adina e crea il mondo che la circonda, dove tutti sono marionette, dal vanaglorioso Belcore al ciarlatano Dulcamara, quest’ultimo una sorta di Mangiafuoco che gira con il suo colorato teatrino di città in città. Marionette, burattini, pupi e pupazzi fanno da contorno e spesso sono doppi stessi per i personaggi. Dalla fantasia di Nemorino/Geppetto nasce insomma un universo parallelo, quasi onirico, che lui crede di dominare una volta che l’ha costruito, ma finisce per divenirne vittima, perché viene trasformato in burattino, anzi in Pinocchio, poi offeso e fatto in mille brani, divorato anche da una creatura che pare un grillo parlante che aleggia inquietantemente sulla scena fino a che una grande mano comincia a incombere sul destino di Nemorino, anzi se ne impossessa dopo che il mondo stesso che ha creato gli è sfuggito di mano, per girarlo a suo favore. Il riferimento alla fiaba di Pinocchio è ovviamente evidente, ma l’accostamento con il libretto di Felice Romani sembra forzato, tanto da divenire un canovaccio in mano al regista perché venga a suo piacimento manipolato. Vecchia storia, che si ripete e continua a vedere ancora una volta il regista di turno che si fa un baffo della verità drammaturgica dell’opera che è chiamato a mettere in scena e ne crea pretestuosamente una parallela, fra l’onirico e il simbolico. Spettacolo, dunque, innegabilmente ricercato, anche ben realizzato e bello da vedere, ma sbagliato.

Per fortuna, sul piano musicale, lo spettacolo può contare sulla sicura bacchetta di Fabrizio Maria Carminati, che torna al Regio, un teatro che gli fu caro negli anni di gioventù, dove iniziò la sua carriera, e ora lo vede confermare l’esperienza maturata in anni in cui ha affinato sempre di più la sua visione di un grande capolavoro del repertorio comico ottocentesco come l’Elisir, del quale conosce la tinta espressiva giusta e gli dona energia misurata, adagiata su tempi talvolta lenti e su dinamiche sorvegliate oltre che sulla eleganza di particolari sempre attenti alle esigenze del palcoscenico come a quelle del canto; un mix di brio e vena sentimentale che fanno parte di una grande scuola, quella della tradizione italiana che in lui vive con un controllo e un senso dello stile encomiabili. A tutto questo si aggiunga il merito di aver scelto la via della edizione pressoché integrale dell’opera, con i da capo di molte strette dei principali duetti. Lo asseconda fantasiosamente al fortepiano, per i recitativi, il bravissimo Paolo Grosa, con citazioni fuori ordinanza che richiamano, oltre alla musica colta, anche un motivo della celebre colonna sonora dello storico sceneggiato televisivo Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini. L’Orchestra del Regio suona assai bene e il Coro non solo conferma l’alto livello di sempre (istruito da Ulisse Trabacchin), ma è funzionale a uno spettacolo che lo impegna moltissimo.

Il cast ha un unico anello debole nella Adina vocalmente monocroma e dura negli acuti di Federica Guida, che non ammorbidisce mai l’emissione e canta tutto sul mezzoforte. Anche il timbro non appare dei più gradevoli. A conti fatti, una prova davvero deludente.
Spicca invece il Nemorino del tenore René Barbera, dalla figura simpaticamente paffutella e tenera, dalla tinta vocale ed espressiva che ne mette in evidenza, oltre al bel timbro e alla linea ben educata, la vocazione al canto sentimentale che ha modo di mettersi in luce già in un ottimo “Adina, credimi” alla fine del primo atto, poi in una esecuzione della celebre “Una furtiva lagrima” dove si ammira l’eleganza con cui la intona e la risolve nella cadenza finale, con momenti di autentica poesia nel canto a fior di labbro di “si può morir, ah sì morir, d’amore”, che non sempre si sentono cantare così bene, in autentico stile di grazia.
Dei due buffi si ammira la voce baritonale solida e insolente di Davide Luciano, che è un Belcore di prestanza vocale e stile impeccabili, oggi punto di riferimento per questa parte, che sembra cucita sulla sua voce e personalità scenica. Paolo Bordogna, che un tempo fu pure lui un ottimo Belcore, oggi veste i panni di Dulcamara, per il quale si richiederebbe una timbratura vocale più scura e meno baritonale, da vero “basso buffo”. Eppure lo stile, la divertita partecipazione alla ragioni del personaggio e il fraseggio sempre in punta di penna sono quelli del cantante di classe quale è e continua a essere. Funzionale la Giannetta di Albina Tonkikh, artista del Regio Ensemble.
Pubblico numeroso in sala e successo sincero per tutti, con un lungo applauso a scena aperta dopo “Una furtiva lagrima”.
Si replica fino al 5 febbraio, con un secondo cast, che si alterna al primo, non meno interessante.

Teatro Regio di Torino – Stagione 2024/25
L’ELISIR D’AMORE
Melodramma giocoso in due atti
Libretto Felice Romani
da Le Philtre di Eugène Scribe
Musica di Gaetano Donizetti
Adina Federica Guida
Nemorino René Barbera
Dulcamara Paolo Bordogna
Belcore Davide Luciano
Giannetta Albina Tonkikh*
*Artista del Regio Ensemble
Orchestra del Teatro Regio di Torino
Coro del Teatro Regio di Torino
Direttore Fabrizio Maria Carminati
Maestro del coro Ulisse Trabacchin
Regia Daniele Menghini
Scene Davide Signorini
Costumi Nika Campisi
Direzione coreografica Andrea Dionisi
Luci Gianni Bertoli
Assistente alla regia Alessandro Pasini
Assistente ai costumi Anastasia Crippa
Direttore dell’allestimento Antonio Stallone
Burattini e marionette della
Fondazione Marionette Grilli
Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma
in coproduzione con il Teatro Regio di Torino
Torino, 28 gennaio 2025

Alessandro Mormile

Fonte: connessiallopera.it

NO COMMENTS

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version